Libere Risonanze: Euro o Lira ?

28 marzo, 2006

Euro o Lira ?

--- Vecchio Articolo ---
Al di là di valutazioni più o meno filoeuropeiste, per quanto riguarda il discorso euro cercherei di analizzare i suoi effetti in maniera più tecnica e meno "sentimentale" o populistica di quanto frequentemente leggo, escludendo a priori il pur importante fatto di guardarci individualmente nel borsellino. E' noto infatti che la campionatura per l'analisi di un fenomeno deve essere eseguita su una popolazione molto vasta e non ad personam, altrimenti rischiamo di seguire l'esempio di coloro i quali affermano che il tabacco non è pericoloso per la salute perché il loro nonno è campato cent'anni pur fumando come un turco.

In questo contesto è indubbio che l'€ abbia causato seri danni al paese ma in alcuni casi ha anche rappresentato un salvagente.

I fattori d'analisi sono tre:

PRIMO: la rivalutazione della moneta nei confronti del dollaro è stato un bene ed un male allo stesso tempo. Un bene, perché come sappiamo, l'Italia è uno dei pochi paesi europei che, grazie al regalo dello scellerato referendum indetto dalle sinistre a proposito delle centrali nucleari, dipende quasi integralmente dal greggio. Questo significa che tutta l'industria, i trasporti, gran parte della produzione di energia elettrica nonché tutti i prodotti derivati dall'oro nero hanno mantenuto prezzi sostanzialmente stabili, con una buona tenuta di competitività delle nostre aziende per quanto concerne l'utilizzo dei carburanti nei confronti di quelle facenti capo a paesi legati al dollaro. Il rovescio della medaglia però è ovviamente la perdita di competitività dei prodotti commercializzati in €, che è impattata duramente sulla nostra industria fino a portarla all'orlo del collasso. A dimostrazione di quanto detto, occorre analizzare l'andamento dell'€ negli ultimi tempi, ovvero dalla mancata ratifica della costitiuzione europea da parte di Olanda e Francia. Questo avvenimenti in aggiunta al rialzo dei tassi d'interesse negli USA, hanno invertito la tendenza portando la nostra moneta al valore contro dollaro di 1,19. In questo frangente ci troviamo ora con un'industria che timidamente si sta riprendendo ma anche con maggiori costi sui trasporti e sulle plastiche (infatti se ne possono attualmente possono notare gli effetti sul costo della benzina). Se proprio volessimo essere precisi, l'obbiettivo da perseguire dovrebbe essere per l'appunto un equilibrio tra competitività e prezzo dei carburanti: uno sbilanciamento verso un euro forte penalizzerebbe troppo la competitività allontanando la clientela estera, aumentando la disoccupazione e riducendo la produttività (quindi il P.I.L.); parimenti, un indebolimento troppo consistente della nostra moneta aggraverebbe i costi di produzione e trasporto, rendendo i nostri prodotti nuovamente poco competitivi sul mercato. Per quanto concerne questo problema, , quindi, diciamo che l'€ ha regalato vantaggi e svantaggi. In questo momento però il suo valore si sta riducendo e mi sembra che lentamente si stia passando ad un lieve vantaggio nella bilancia dare - avere.

SECONDO: le speculazioni. E' innegabile che ai danni prodotti dall'euro si siano aggiunti quelli di commercianti ed industriali approfittatori. Hanno un bel da dire Billé e Montezemolo, qui la congiuntura c'entra sì ma fino ad un certo punto. Le materie prime si sono apprezzate ma ovviamente non del doppio come si vuole far credere. Purtroppo i mascalzoni esistono dappertutto e l'unica cosa saggia da fare in questa situazione è far chiuder loro la baracca, rivolgendosi a chi si accontenta di un equo guadagno. Oppure si possono comprare i prodotti cinesi (vi siete mai chiesti il perché di questo boom delle loro merci ?) ma in tal modo scaveremmo la fossa alle aziende italiane e Dio non voglia che questo avvenga. Ho visto i raffronti inflattivi rispetto all'anno scorso, sbandierati dalla confcommercio come dati trionfalistici. Il problema però non sta nella crescita subita in questi due anni, ma nell'anno del passaggio all'€ e quello successivo, in cui tutti i responsabili della filiera hanno incrementato le loro spettanze, lievitando così il prezzo al consumo del doppio. In questo panorama l'€ ci ha portato indubbiamente un danno terribile e quindi oserei dire che l'introduzione dell'€, per quanto concerne i prezzi al consumo, è stato un indubbio svantaggio.

TERZO: il nostro debito pubblico. Sotto questo profilo l'€ è stato un notevolissimo vantaggio. Innanzitutto ha evitato speculazioni monetarie derivanti da alcuni crack pesantissimi (e per questo c'é da puntare l'indice contro i rappresentanti dell'industria italiana che ora fanno i moralisti). In secondo luogo, per effetto della rivalutazione, tutti i debiti nei confronti dei creditori esteri sono stati notevolmente ridotti e contemporaneamente vi è stata una flessione dei tassi d'interesse di BOT e CCT. Ovviamente questo non piacerà ai cittadini, che vedono progressivamente decurtarsi le rendite del loro portafoglio; consideriamo però che l'aumento di tali rendite sarebbe a sua volta stato effetto di debiti che lo Stato, emettendo altri titoli, avrebbe dovuto contrarre per pagare gli interessi di quelli già emessi; tutto ciò avrebbe permesso l'avvitamento di emissioni in una spirale perversa, come quella che causò un notevolissimo accumulo di deficit ai tempi della Prima Repubblica a causa delle scellerate gestioni democristiane. Sotto questo aspetto, quindi, l'€ rappresenta indubbiamente un vantaggio enorme.

Tirando le somme e discordando con le tesi leghiste, non mi sembra che tornando alla lira potrebbe verificarsi l'effetto di un sostanziale miglioramento dell'azienda Italia, anzi, sa mio parere questa svolta segnerebbe il suo definitivo tracollo in quanto i prezzi ante euro non ritornerebbero ad esser tali e ci caricheremmo del fardello di problemi che l'€ ha risolto. Non dimentichiamoci che l'euro all'interno della cerchia dei paesi che lo adottano, inoltre, evita anche il cambio e quindi una spesa aggiuntiva per l'esportazione delle nostre merci. L'invocare la lira, però, può essere una buona pressione psicologica su quei burocrati che dormono sereni e dorati sonni, incuranti dei nostri problemi. Quindi bluffare humanum est e secondo me rappresenta una soluzione valida al malcontento della gente.

La soluzione più resposabile ed efficace, invece, è quella di perseguire una politica di riequilibri, aggiustando quei fattori che rendono la moneta invisa alla gente. Siccome il "bisogna" è però una parola vuota, amata dai politici perché esprime un desiderio senza darne una soluzione concreta, ecco alcune proposte: per quanto concerne i prezzi, occorre accorciare le filiere: questo può rappresentare un'inversione di tendenza ed una riduzione dei prezzi; la cosa, ovviamente, andrebbe fatta molto gradualmente per non creare disoccupazione. Un altro intervento utile sarebbe quello di poter "sgessare" la BCE, trasformandola o creando un organismo più flessibile in grado di gestire la moneta in maniera meno omnicomprensiva ma più settoriale, così da IMPORRE dall'esterno ai singoli paesi un controllo di massima sui prezzi ed un piano di risanamento equilibrato ed efficace. Questo non è, si badi bene, una cattiva copia dell'attuale barriera al 3% perché non rappresenta di fatto un limite DI CONTENIMENTO ma un piano DI RILANCIO. Mi spiego meglio: la BCE dovrebbe muoversi su due fronti: imporre un piano di gestione economica, non standardizzato ma personalizzato secondo le esigenze di ogni singolo paese che, una volta concordato a livello europeo, sia flessibile e graduale. Questo sgraverebbe i governi locali dal problema di prendere decisioni impopolari dovendo anche convincere l'elettorato che disapprova misure impopolari. Il secondo fronte, invece, potrebbe essere lo sviluppo dell'economia globale, che prevederebbe la delega alla BCE dello sfruttamento relativo alle contingenze come l'inflazione o la deflazione a seconda della convenienza e l'apertura di mercati od il protezionismo. Aggiungerei inoltre il lancio di eventuali accordi con i paesi OPEC su sconti al prezzo di vendita del greggio in cambio di insediamenti di filiali delle nostre aziende in loco, magari con maestranze assunte in Italia che verrebbero così occpate ed insegnerebbero il know-how ai lavoratori locali. Questa rappresenterebbe un grandissima opportunità per le nostre industrie, permettendo tra l'altro uno stategico avvicinamento dei paesi arabi verso il capitalismo; tutto questo, riassumendo le necessità comuni dei paesi di eurolandia in una sola parola: dinamismo. E' il dinamismo il segreto che fa degli Stati Uniti la maggior potenza mondiale ed è stata l'assoluta mancanza di dinamismo ad affossare l'Unione Sovietica. Per fortuna, per scelta e per intelligenza storica, il nostro paese questo dinamismo lo possiede ancora. L'importante è che questa "europa" cambi radicalmente e ci permetta di scarcerarlo.