Libere Risonanze: Un mese per dimostrarci eroi

30 marzo, 2006

Un mese per dimostrarci eroi

--- Vecchio Articolo ---
Un mese. Tanto è il lasso temporale concesso dai terroristi al nostro paese per il vaneggiato ottemperamento alle inaccettabili richieste di ritiro del nostro esercito dall'Iraq. Con una strategia tatticamente arguta i terroristi fanno sapere alle popolazioni dello stivale che il countdown è iniziato e che tutti noi siamo in pericolo. Che l'Italia fosse esposta a tali infezioni più di tutti gli altri paesi europei, lo sapevamo già: siamo una nazione permeabile in quanto importatrice di manovalanza a basso prezzo in arrivo dagli storici nidi di serpi terroristici sparsi per il mondo. Le nostre coste sono in molti punti facilmente raggiungibili e difficilmente controllabili; a causa di questa particolarissima morfologia esse costituiscono un facile approdo per scafi di piccole dimensioni. Siamo un popolo notoriamente caritatevole nei confronti dei più deboli, permeato della filosofia altruistica che ormai da lunga data fa parte del nostro bagaglio storico. Siamo un paese diviso a metà, in cui la parte meridionale (ovvero quella più vicina ai luoghi di partenza delle carrette del mare) è controllata dalla mafia anziché dallo stato. Questo significa sfruttamento del lavoro ed indirizzamento forzato dei clandestini verso le rotte di profitto più immediato e redditizio, ovvero quelle che prevedono la sistematica adozione dell'illegalità come mezzo di sostentamento. Inoltre, per gentile concessione della nostra sinistra che di democratico non possiede nulla tranne l'esaltazione di strampalati diritti civili nei confronti dei terroristi, ci ritroviamo a fare i conti con gli autoctoni azzeccagarbugli da galera, prontissimi a scarcerare con mille scuse i terroristi-guerriglieri; in tal modo anche il "firewall" statale previsto per contenere il fenomeno viene abbassato e le ultime difese, quelle dei cittadini che giustamente invocano la legittima difesa a casa loro, vengono aspramente contestate dai sinistri. Il tutto in nome della strategìa irresponsabile e veterocomunista del "tanto peggio tanto meglio" che da sempre si riflette sul nostro paese non appena il governo viene guidato da partiti che non facciano parte dell'accozzaglia kamikaze prodiana. Siccome medicina insegna che un corpo immunodepresso è facilmente attaccabile dagli agenti patogeni, così l'Italia in questo momento è nelle stesse condizioni di un malato d'AIDS che, con le sue difese abbassate, è in totale balìa anche di un semplice raffreddore che diviene esiziale per la sua esistenza.
E' proprio nel terreno di coltura degli ambienti di centrosinistra che si sedimenta e si agglomera la minaccia terroristica, a fronte di un modus operandi molto diverso da quello che ha portato gli attentatori ad agire a New York, a Madrid e Londra. I terroristi, a differenza di quanto improbabile sarebbe stato negli altri paesi, sanno di poter contare su una sinistra ufficiosamente solidale con le vittime degli attentati ma intimamente plaudente alla strage, da utilizzare come carburante per fini propagandistici allo scopo di poterne trarre vantaggi elettorali. Se così non fosse non si spiegherebbero i continui e ripetuti NO della compagine prodiana nei confronti di qualunque iniziativa volta a fronteggiare il pericolo terroristico globale nonché la continua propensione a concedere diritti civili a noti terroristi, dai predicatori di morte ai loro seguaci, che in questa vasca di riproduzione sguazzano indisturbati.
Alla luce di queste considerazioni, ecco rivelarsi il differente atteggiamento avuto dai terroristi nei confronti dell'Italia, ovvero la minaccia per mezzo di un ultimatum preciso e credibile. Per un gruppo eversivo extraeuropeo, infatti, un attentato costituisce una vittoria molto parziale in quanto comprende in re ipsa un rischio: quello che, come è accaduto negli USA ed in Inghilterra, la situazione invece di fluidificarsi in ragione della paura dell'attentato induca governi ed opinioni pubbliche ad irrigidirsi ed a reagire con la richiesta di regole di controllo e repressione molto più vincolanti; ovviamente esse costituirebbero una notevole restrizione per eventuali cellule islamiche, che non avrebbero più il facile appoggio di basisti italiani e sarebbero controllate per mezzo di leggi speciali promulgate in via eccezionale. Ma c'é di più: finora la mafia ha reclutato personale straniero per poter disporre di manovalanza illecita a basso costo. Questo è stato un indubbio vantaggio per le cosche, che si sono trovate a controllare attività in nero sotto la copertura del ricatto nei confronti dei clandestini. Eventuali irrigidimenti delle norme antiriciclaggio ed antiterrorismo, però, nuocerebbero assai alla mafia in quanto impedirebbero le normali attività che consentono alla cupola di sopravvivere. La promulgazione di leggi restrittive e di attività indaginose da parte dallo stato costituirebbe un giro di vite intollerabile anche per la piovra, che potrebbe decidere di dare una mano allo stato per eliminare il problema in una specie di tacito accordo con le istituzioni. D'altronde, di questa innaturale alleanza con i governi ne abbiamo già avuto prova in passato, quando proprio la mafia preparò in Italia il terreno per lo sbarco degli alleati. Il risultato di eventuali attacchi terroristici, quindi, sarebbe molto pericoloso per l'esistenza di schegge islamiche attive ed operanti all'interno dei nostri confini, in quanto le attività di detti gruppi andrebbero a cozzare con gli interessi di organizzazioni radicate nel territorio che non applicano diritti civili ma che si muovono nell'ombra come loro, che hanno molti più informatori di loro e che colpiscono senza pietà tutti coloro i quali mettono a repentaglio i loro interessi finanziari.
Per i terroristi trovarsi tra lo stato e la mafia nella stessa posizione in cui ci si trova tra l'incudine ed il martello sarebbe quindi mortale.
Ecco spiegarsi da dove derivi la strategia più consona al nostro paese: quella dell'ultimatum, della minaccia che preannuncia l'attentato allo scopo di far leva sulla parte politica più vicina, tollerante ed ammiccante nei confronti del terrorismo, ovvero la sinistra. Però la tattica dall'ultimatum è stata da sempre un grave errore strategico per gli eserciti di tutto il mondo in ogni dove e questa considerazione vale anche per il proclama terroristico: esso infatti rivela al nemico tutta l'insicurezza della parte che aggredisce nel dover dar obbligatoriamente seguito alle minacce (poiché altrimenti si perde in credibilità) mentre si vorrebbe la resa incruenta della parte avversa in quanto ci si rende conto dei rischi connessi alla loro attuazione. Un eventuale atto di questo tipo presupporrebbe infatti la definitiva dichiarazione di guerra al terrorismo nel nostro paese non solo delle istituzioni ma anche della criminalità organizzata. E questa sarebbe davvero la fine dei giochi per i kamikaze mediorientali.
Per quanto concerne noi cittadini, se così fosse saremmo chiamati al coraggio, alla forza morale, alla determinazione ed alla dignità mostrata dagli inglesi, allontanando tutte le tentazioni zapateriane di darla vinta alla sinistra filoterroristica. Perché, se così facessimo, la situazione volgerebbe a favore di Al Queida ed il vicolo cieco in cui si andrebbero a cacciare gli attentatori ed il relativi fiancheggiatori attuando le loro folli minacce si trasformerebbe immediatamente in un trionfo dei nostri nemici; cosa che è esattamente quello che la sinistra cerca per poter incolpare il governo.
Ora e sempre: we're not afraid !