Libere Risonanze: Family day e morality gay

10 maggio, 2007

Family day e morality gay

Storicamente sono sempre stato piuttosto critico con la Chiesa a causa dei suoi atteggiamenti e delle sue scelte personalmente ritenute in gran parte non condivisibili.

Per questo motivo sono laico. Non è un vanto, come non lo è essere musulmano, cattolico od ebreo. E' semplicemente una constatazione che deriva dalle proprie convinzioni e dalla propria esperienza. Parimenti, nelle tendenze sessuali non è un vanto essere "normali" od "omosessuali". Anche questa è una scelta, questa volta fatta su una base istintiva ed è un dato di fatto che nulla ha a che vedere con qualsiasi orgoglio.

Che però il fatto di riunire famiglie e bambini in un Family Day debba essere oggetto di polemiche contro la Chiesa mi sembra del tutto fuori luogo e soprattutto strumentale: l'antipatia contro il clero non può esplodere contro ogni iniziativa che la Chiesa prende. Una corretta impostazione critica vorrebbe invece che gli oppositori del Vaticano analizzassero ciò che nella Chiesa non va e si limitassero ad assumere una posizione critica SOLO su queste questioni, perché se così non fosse sarebbe come mettere in galera tutta una famiglia per il fatto che uno dei fratelli è un ladro.

Personalmente il Family Day mi piace moltissimo.

Viviamo in uno strano mondo: ciò che è anormale diviene normale e ciò che è normale viene tacciato per scandaloso. In fondo è una questione di numeri e di natura: per quanto riguarda i numeri, su cento coppie quante sono omosessuali? Il 5-10% ? Ebbene, vi è una innegabile percentuale in natura di individui che provano attrazione per il proprio sesso. Nulla di scandaloso, queste persone sono rispettabili come le altre. Ultimamente però sembra che si inizi a teorizzare una sorta di "supremazia della razza", ovvero che gay sia "in" e che noi etero siamo un rottame da museo destinato all'estinzione. Questo non mi sta bene. All'epoca dei greci e dei romani l'omosessualità era istituzionalizzata, nel senso che la società si basava proprio su questa realtà: molti giovani, anche in tenera età venivano "mantenuti" agli studi e nella vita in cambio dei loro favori sessuali. Per quel tempo una società strutturata in quel modo era sinonimo di modernità, agli occhi di un contemporaneo però questo appare crudele e primitivo visto che le conquiste sociali sono innegabilmente entrate a far parte della nostra quotidianità: quindi ciò che era abituale allora ora non lo è più.

Puntualizzato ciò, è bene ricordare che la società di oggi è basata sulla famiglia come nucleo di aggregazione sentimentale ed economico, ragion per cui viene a cambiare anche la percezione dello standard sociale conseguente: la "normalità", ovvero il rapporto tra uomo e donna diviene la matrice che sta alla base della società moderna in ogni sua forma. Per chi è credente essa confluisce nella famiglia tradizionale, per chi invece non desidera intromissioni da parte delle istituzioni si parla di convivenza, ma lo standard rimane lo stesso, ovvero il rapporto uomo-donna. E' quindi più che ovvio il fatto che una percentuale così ridotta di persone quali i gay vengano percepite dal resto della popolazione come una minoranza talvolta strana e bizzarra nelle sue forme d'espressione. Nei miei viaggi in Africa sono stato spessissimo in zone nelle quali ero l'unico bianco circolante: lì la normalità era essere nero ed io venivo visto con un pò di sorpresa e talvolta con diffidenza. Mai però mi sono azzardato a vantarmi del fatto che fossi bianco perché un ragionamento simile sarebbe stato non solo stupido ma anche giustamente percepito dalla popolazione come razzista.

Vi è poi un discorso evolutivo da cui gli omosessuali non possono prescindere: in natura l'unico modo per aver figli è quello di unire sessi differenti, per cui se l'evoluzione umana ha portato avanti un discorso di genesi lo si deve NON ai rapporti gay ma a quelli etero che, come tali, essendo compreso tra le attività di una coppia anche il sesso a fine procreativo, possiedono una legittimazione naturale alla crescita dei figli assolutamente esclusiva rispetto alla coppia omosessuale. Non c'é nulla da fare, non sono le leggi umane ma la natura a fare la differenza.

Personalmente credo nei buoni sentimenti dei gay (che devono essere molto solidi in quanto di più difficile accettazione nell'attuale società) e mi dispiace davvero che soffrano per discriminazioni talvolta artificiose: comunque sia, quindi, rispetto la loro scelta.

Altro discorso invece è l'affidamento e la crescita dei figli che natura stessa ha decretato essere esclusiva competenza delle coppie etero. In questo caso è un pò come presentare gli atleti alle olimpiadi: nessuno pensa di mettere una persona claudicante a fare i 100 metri, pur rispettando tutti noi coloro che nascono claudicanti.

Allo stesso modo i gay non dovrebbero prendersela con le famiglie per via dell'impossibilità di poter allevare figli, né con la Chiesa e nemmeno con le istituzioni ma con la natura stessa che li ha istintivamente dotati di una sensibilità incompatibile con la normalità del decorso evolutivo famigliare.

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1 Comments:

Blogger Antonio Candeliere ha detto...

Giusta osservazione!

venerdì, 11 maggio, 2007  

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