Libere Risonanze: Kenneth Foster, una giusta sentenza.

31 agosto, 2007

Kenneth Foster, una giusta sentenza.

Sembra un giallo, uno di quei film che tengono lo spettatore inchiodato alla poltrona e si risolvono all'ultima scena della pellicola con un colpo di scena magistrale.

Kenneth Foster è un delinquente che vive di espedienti, la sua vita non è certo encomiabile. Insieme ad un complice egli decide di dar luogo ad una rapina ma il suo compito è solo quello del palo, del "driver" insomma; egli aspetta lontano dal luogo del reato e passa a prendere il complice in fuga. La rapina va male ed il suo complice uccide il rapinato, poi sale in macchina con Foster ed insieme cercano la fuga. Foster, insomma, non avrebbe avuto possibilità di sapere quello che era successo finché il complice non fosse salito in auto. Vengono presi dalla polizia, Kenneth subisce il processo ed in virtù di una legge texana sulla responsabilità penale dei complici viene condannato a morte. Passano gli anni ed a sole 5 ore dall'esecuzione il governatore del Texas, Rick Perry decide di commutare la condanna a morte in ergastolo su raccomandazione della commissione per la libertà e la grazia del Texas (Parole Board).

Ebbene, la vicenda mi ha fatto riflettere: tutti sanno che io sono un giustizialista convinto e feroce contro i delinquenti che commettono crimini efferati: mafiosi, terroristi, chi commette violenze ed abusi su minori o su donne sarebbero le mie prime vittime, se dipendesse da me la reintroduzione della pena capitale. In tal caso potrei fare benissimo io il boia e la notte dormirei profondamente, senza alcun peso sulla coscienza.

In questo caso invece devo con tutta onestà ammettere che comminare la pena di morte a Kenneth Foster sarebbe stato un'ingiustizia. Un complice, a meno che non faccia attivamente parte del reato (per esempio, sia fisicamente presente durante l'uccisione di un innocente ed agisca per far sì che il delitto si compia o non faccia nulla per impedirlo) non può essere ritenuto responsabile alla stregua del vero killer, pur restando chiare le responsabilità oggettive che comportino comunque una esemplare punizione.

In questo caso per Foster non si è trattato di un assassinio da "Arancia Meccanica" e nessuno ci può assicurare che egli, non essendo fisicamente presente durante i misfatti del suo complice ma al contrario, su un'auto, non sarebbe potuto intervenire per rendere la rapina incruenta.

Bene ha fatto la commissione a chiedere la variazione della pena e bene ha fatto il governatore a commutare la sentenza, alla faccia di quelle anime candide delle associazioni in difesa dei criminali che sostengono che negli USA non si usi il cervello per comminare le pene.

Però, francamente, la legge del Texas sulla responsabilità dei complici andrebbe cambiata, pur se convertita in un durissima legge sulla responsabilità oggettiva.

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3 Comments:

Blogger Lorenza ha detto...

Anche secondo me ha fatto bene in questo caso Perry a concedere la grazia, considerato che il colpevole dichiarato è già stato, a suo tempo, giustiziato e che quella gang nelle rapine precedenti non aveva mai provocato la morte di nessuno. Ho qualche dubbio invece che sia giusto addebitare sempre pene più leggere a chi partecipa a più episodi criminali dove ci scappi il morto, anche nel caso il soggetto non abbia mai premuto il grilletto.
Cmq questo episodio dimostra che in USA le garanzie per l'imputato sono piuttosto forti.

venerdì, 31 agosto, 2007  
Blogger Jetset - Libere Risonanze ha detto...

Sai, Lorenza, anch'io come te non sono d'accordo nel comminare pene più lievi a chi si macchia di rapina, anche se non responsabile direttamente.

In questo caso però dovrebbe agire un giudice (ma non come i nostri, che scarcerano tutti).

Faccio un esempio: mettiamo che io partecipi ad una rapina e che il mio compito sia quello del palo, ovvero di segnalare se arriva qualcuno. Certo la mia posizione dovrebbe essere ritenuta più marginale di quanto non fosse se avessi partecipato al crimine introducendomi nell'abitazione, magari percuotendo le vittime o minacciandole con la pistola, pur non essendo io l'autore materiale dell'assassinio.

Ma se fungessi da palo e lo scopo non fosse un semplice furto bensì un omicidio intenzionale allora la mia posizione sarebbe molto più compromessa perché non avrei partecipato semplicemente ad un furto improvvisamente trasformatosi in omicidio non per colpa mia, ma avrei partecipato ad un assassinio conoscendone le peculiarità.

Ecco perché secondo me in questo caso la discrezionalità di un giudice serio sarebbe importante. Lo stesso ruolo assume diverse connotazioni a seconda delle finalità del crimine e/o delle se modalità.

sabato, 01 settembre, 2007  
Blogger Massimo ha detto...

Solo ora, dopo aver postato sullo stesso argomento nel nostro ;-) blog ad hoc sulla pena di morte, ho visto il tuo post.
Ho scritto che non entro nel merito perchè ciò implicherebbe unaapprofondita analisi delle carte processuali, ad esempio per verificare il comportamento tenuto dal reo (se ha confessato, se ha fatto resistenza, se si è dissociato subito dal complice etc.).
Direi però che chi si presta a fare il palo, sapendo che il complice per fare la rapina ha la possibilità di usare un'arma per uccidere, sia ugualmente colpevole e, in questo senso, sono perfetamente d'accordo con la legge del Texas.
Nella fattispecie, Rick Perry avrà valutato e scelto l'opzione migliore per i suoi cittadini :-)

sabato, 01 settembre, 2007  

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