Libere Risonanze: Penultimatum Prodiani

26 ottobre, 2007

Penultimatum Prodiani

Ultimatum, forma sostantivata neutra del participio passato latino "ultimare", ovvero fornire un avvertimento intransigibile prima di procedere nel compiere un'azione.

Ebbene, un ultimatum secondo la definizione sopra esposta è tale e credibile in due casi, entrambi necessari in maniera equivalente: primo, la persona che lo lancia dev'essere credibile, altrimenti si copre di ridicolo. Per esempio, George Bush Sr. lanciò un ultimatum a Saddam al fine di evitare la prima guerra del golfo. Saddam gli rise letteralmente in faccia e l'esercito del dittatore fu annientato due giorni dopo la scadenza della data prefissata. Stessa cosa fece George Bush Jr., lanciò il suo ultimatum, la risposta fu negativa e l'esercito di Saddam venne fatto a nuovamente a pezzi, con la novità che questa volta la sorte di Saddam fu di penzolare dalla forca (vedi sezione VIDEO di questo blog).

Porto questo esempio per dimostrare che un ultimatum è serio solo se la capacità di far seguire i fatti alle minacce è credibile: se a minacciare Saddam fosse stato S.Marino, con tutto il rispetto per lo Stato del Titano, l'ultimatum sarebbe divenuto una comica.

Appurato questo primo punto occupiamoci della seconda questione: l'ultimatum deve essere, per l'appunto, inderogabile. Un ultimatum che venisse reiterato non sarebbe appunto un ultimatum ma un bluff, una rappresentazione teatrale, una smargiassata come quella dei bulli che minacciano di fracassare ossa e crani ma che poi, quando si alza la voce, se ne vanno brontolando offese.

Bene, fatte queste considerazioni Vi invito ad analizzare sotto questa luce gli ultimatum di Prodi il quale anche ieri, essendo la sua "maggioranza" andata in minoranza su ben sette emendamenti alla finanziaria, ha strigliato i partiti della coalizione chiedendo ai rispettivi capigruppo di dichiarare espressamente le loro intenzioni a proposito dell'appoggio all'attuale esecutivo.

Prima domanda: è Prodi credibile, ovvero, possiede egli la capacità di porre ultimatum alla sua coalizione?
La risposta è NO. Prodi dipende interamente dalle briglie dell'uno o dell'altro partito della maggioranza, non è a capo di un partito con un qualsivoglia peso politico sul piatto della bilancia ed anche se lo fosse, dato il risicatissimo numero dei senatori a sua disposizione, sarebbe continuamente ostaggio della sinistra radicale, di Mastella, di Di Pietro, dei socialisti, dei Verdi e di quant'altro. Ma anche se Prodi fosse capo di un partito che avesse una maggioranza consistente egli non potrebbe far altro che abbassare la cresta di fronte alle bizze dei suoi alleati, perché da solo il suo partito non arriverebbe nemmeno lontanamente alla soglia della maggioranza assoluta.
Alla luce di tali osservazioni si può dunque concludere che Prodi possieda un'arma spuntata e che fare la voce grossa minacciando di mandare a casa il governo sia una presa di posizione risibile e velleitaria.

Seconda domanda: possono gli ultimatum di Prodi spaventare i senatori dei partiti di governo?
La risposta è ancora NO. Ricordiamo che questo è il governo dei penultimatum, ovvero degli ultimatum ripetuti che a causa di questa loro natura, come ricordato sopra, si chiamano bluff (ed i senatori sanno bene che Prodi tiene alla poltrona anche più di loro).
Bluffò Napolitano quando durante la crisi di governo sul voto per l'Afghanistan affermò che da quel momento in avanti la maggioranza in Senato sarebbe dovuta essere autosufficiente, sostenendosi SENZA l'apporto dei senatori a vita. Oggi ho assistito alla seduta del parlamento via internet, ebbene, tutti gli emendamenti a favore delle posizioni del governo passavano con l'approvazione di due senatori in più. Quanti sono i senatori a vita? Sette? Ebbene, allora Napolitano dovrebbe richiamare Prodi e chiedergli di dare le dimissioni. Invece l'ultimatum è caduto nel nulla. Quello addirittura non fu un ultimatum ma un "nultimatum".

Bluffò D'Alema quando, sempre durante la vicenda della votazione sull'Afghanistan, affermò solennemente in Parlamento che si sarebbe subito dimesso dalla carica di Ministro degli Esteri. Ma D'Alema è ancora lì e l'ultimatum andò a farsi benedire. Altro nultimatum.

Bluffa Mastella quando afferma un giorno si e l'altro pure che "non si può più continuare così, se non mi danno precise garanzie faccio cadere il governo". Poi intervento di Prodi, "stai buono Mastelluccio, hai la mia solidarietà" e l'ira furente di Clemente, si placa. Cantami, o Musa, l'ira funesta del pelide Clemente! Poi Mastella va da Santoro, gli sputano in faccia e lui ricomincia a minacciare la caduta del governo. Altra solidarietà di Prodi ed altra solidarietà per Mastella, il quale pensa bene di volare a sbafo con la famiglia, venendo giustamente impallinato dall'opinione pubblica e da alcuni esponenti della maggioranza: ebbene, la storia si ripete: "se Prodi non mi difende faccio cadere il governo". Alé. "Tranquillo Clemente, hai la mia solidarietà" manda subito a dire Prodi: e si ricomincia con l'inchiesta "Why Not".
E' proprio vero che imparare la storia serve per capire il futuro.

E che dire di Di Pietro, che vuole anch'egli la solidarietà di Prodi quando si scanna con Mastella minacciando, ma guarda un pò, la caduta dell'esecutivo? Prontissimo Prodi interviene, è solidale anche con lui: Prodi è solidale con tutti, col cane e col gatto, tra un pò mi aspetto che solidarizzi con Israele e con Bin Laden (ma ci siamo vicini visto che D'Alema voleva invitare al tavolo delle trattative anche Hamas). Siamo alla schizofrenìa più nera.

E così, esattamente come per il resto della maggioranza, anche Prodi non è da meno: quando fu sul punto di cadere sull'Afghanistan ed andò da Napolitano (che prontamente respinse le sue dimissioni-farsa) tuonò che da quel momento in avanti tutti i partiti di governo avrebbero dovuto approvare i famosi "dodici punti", lanciando il suo bravo ultimatum. "Alla prima difficoltà" disse "si va tutti a casa". Ebbene, oggi il governo è stato impallinato ben sette (1-2-3-4-5-6-7) volte e per la prima volta nella storia della Repubblica il numero degli emendamenti presentati dalla maggioranza nei confronti della SUA STESSA legge finanziaria ha superato quota novecento, staccando nettamente il numero di quelli presentati dall'opposizione che, mancando di fantasia, si è fermata più o meno ad ottocento. Ebbene, Prodi ha rilanciato il suo ultimatum, "ditemi se mi sostenete, sennò andiamo a casa tutti" ha affermato declassando il precedente ultimatum a penultimatum. Aspettando che anche quest'ultimo bluff venga declassato a penultimatum (ri-declassando il primo a ter-ultimatum) andiamo a vedere la mano pokeristica del Presidente del Consiglio, che rilancia continuamente sul piatto i soldi degli italiani giocando una mano in cui egli possiede al massimo una coppia di sette.

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1 Comments:

Blogger Giorgio Luken ha detto...

E quando le lasciano quelle belle poltroncine?
Saluti
http://politicrack.splinder.com

venerdì, 26 ottobre, 2007  

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