Libere Risonanze: Poltrone snobbate, poltrone desiderate

29 marzo, 2008

Poltrone snobbate, poltrone desiderate

Uno dei vizi che da sempre mi fa più irritare è l'ipocrisìa. Ipocrita è colui che tende a mostrare un atteggiamento che non corrisponde a ciò che invece pensa, spesso e magari per ottenerne un vantaggio.

Ebbene, in questi giorni di campagna elettorale ho potuto notare tra le file della sinistra ma anche dei partiti minori una sinfonia di snobismo collettivo. O meglio, sarebbe più corretto scrivere "falso snobismo" traducibile nella pratica con il concetto di ipocrisia dilagante.

Molti partiti vorrebbero presentarsi agli elettori facendo credere di essere "puliti", di non cercare a tutti i costi la poltrona ma di essere guidati da altri valori, gli ideali, l'onestà, la correttezza e balle simili.

Analizzando il quadro politico italiano, direi che la desolante verità è che nessun partito è immune dal nascondere le sue amanti nell'armadio: poi, che nell'armadio della stanza da letto di quel partito le amanti siano accalcate o stiano comode in un largo spazio, dipende da partito a partito e dalla capienza dell'armadio. Pure Grillo, il fustigatore pret-a-porter dei costumi, colui che parla nelle piazze come se fosse Savonarola ha da farsi perdonare un omicidio colposo che nel 1980 costò la vita a tre persone. Eppure questi demosteni della politica vanno nelle piazze arringando il loro schifo nei confronti dai voti di scambio; loro non vogliono i voti "sporchi", a loro non interessa vincere ma solamente tenersi aggrappati ai loro ideali. Ideali che, nell'esempio di Grillo, s'infrangono miseramente dal momento che il comico genovese (che comico rimane anche quando cerca di parlare seriamente) afferma che gli indagati ed a maggior ragione i condannati non debbono far politica mentre proprio lui chatechizza il mondo dall'altro della sua condanna a tre anni e tre mesi. Lo stesso dicasi per i soldi: gli fanno schifo, il capitalismo è peste bubbonica, lui è un puro. Però il cachet di un suo spettacolo finisce dritto nel suo conto in banca.

Oggigiorno, quindi, si moltiplicano i politici-santi, gli integerrimi che rifiutano "le poltrone" ottenute grazie a furbate, alchimie, frottole o peggio, voti dati o presi a o da personaggi discutibili.

Il casting delle stupidaggini è ampio: si va da quelle dei rappresentanti dei partiti minori ai quali non interessano "le poltrone" ma "gli ideali" (ognuno ha un proprio sistema di valutazione di questi ultimi e gli unici ideali buoni sono i propri mentre quelli degli altri sono amenità su cui sputare) a quelle di schifiltosi politici della sinistra, che cercano di dare a bere agli italiani il fatto che essi compiano manovre evasive davanti alla possibilità di conquistare più voti possibili.

L'ultima buffonata è stata quella del discorso di Veltroni, che annuncia stentoreamente di non volere i voti dei mafiosi e dei camorristi in modo da sperare di presentare il suo partito come quello più pulito del circus, tralasciando ovviamente lo sfacelo a cui esso ha condotto l'Italia, il caos dei rifiuti a Napoli, il mercato dei voti che i suoi compagni di merende hanno gestito per due lunghi lunghi anni con l'unico scopo di poter arrivare alla pensione, i litigi con tanto di sputi in faccia tra i leaders della maggioranza uscente, l'allontanamento di giudici e generali della GDF che indagavano sulle porcherìe delle sinistre, il menefreghismo più assoluto nei confronti di un paese che spesso non ce la fa nemmeno a pagare una bolletta.

Tutto scordato.

Loro non vogliono i voti provenienti da riciclaggi di droghe politiche, no! Loro vogliono vincere con i voti degli onesti, della coerenza e degli operai. Poi candidano il fior fiore degli industriali, cercano di far votare anche i clandestini (a cui promettono pure la casa), non costringono Bassolino alla resa dei conti, gettano nell'immondizia Alitalia - ammesso che vi siano ancora discariche ricettive -, s'inventano il voto disgiunto per fregare artificiosamente un pò di voti a Berlusconi e per far trionfare la coerenza leccano pure i piedi sia ai radicali che ai cattolici. Fantastico esempio di pulizia politica, complimenti per la perfetta asepsi.

Infine, la considerazione generale di merito: chi ipocritamente dice che "non vuole il voto" ma si presenta "per gli ideali" è il più sporco ed ipocrita di tutti, come colui che dice di partecipare ad una gara per il gusto di esserci e non per cercare di vincerla.
Le poltrone in politica non sono uno schifoso mobilio da snobbare: le poltrone permettono di avere la maggioranza e quindi far passare una linea politica rispetto ad un'altra.
Senza le poltrone vincerebbero gli avversari, così come in una guerra anche lo stato più civile e generoso senza un esercito potente sarebbe sopraffatto dagli stati totalitari ed illiberali. Non è una questione di ideali, è una questione pratica. Tutti sappiamo che per conquistare le poltrone bisogna sgomitare, e colui che afferma di non volere vincere perché vuole combattere secondo le regole ed a petto nudo in politica è un emerito falso.

Certo, vi sono gradi di moralità, è ovvio che una poltrona non può essere zozza al punto di costituire un nido di peccati capitali, questo è ovvio. Al politico è chiesta una certa serietà e su questo non ci piove, ci mancherebbe.

Però sentir dire alle anime candide che appoggeranno il loro deretano sugli scranni parlamentari che ad essi non importa il risultato ma "l'ideale" che diffondono è cosa non credibile in partenza e sa tanto di presa in giro, perché quell'ideale che tutti dicono di possedere può essere diffuso solamente grazie a quella poltrona che si fa finta di snobbare mentre, per chi resta fuori dal parlamento, "l'ideale" rimane lettera morta destinata all'oblìo.

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