Libere Risonanze: Conflitto d'interessi nel PD

05 settembre, 2008

Conflitto d'interessi nel PD

In questi giorni di fine vacanze si è parlato moltissimo di Alitalia e del piano industriale che il governo ha messo a punto per cercare di salvarla.

Con questo post non entro nel merito dell'argomento in quanto esso sarà già oggetto di un prossimo e più esaustivo articolo, però tengo a focalizzare l'attenzione su un punto che ai più sembra sfuggire.

Per anni abbiamo sentito le sinistre ripeterci fino alla nausea la solfa del conflitto di interessi riguardante il Presidente del Consiglio Berlusconi, come ciclicamente avviene per le macchie solari, le eclissi o gli avvisi di garanzia in periodi elettorali. La sinistra, non essendo in grado di gestire nemmeno il lavaggio delle proprie mutande (vedi panni sporchi in casa) e quindi a maggior ragione una strategia d'opposizione, ha inflazionato questo grimaldello allo scopo di screditare l'avversario, usandolo come chiave unica per tentare di inficiare qualunque proposta, idea od intenzione proveniente da Berlusconi. Siamo stati bombardati per più di un decennio dallo slogan contro "il Presidente proprietario di Mediaset," il riccone che rientra nella schiera di coloro che non dovrebbero far politica perché essa interferisce con una fantasiosa ed utopica visione del mondo in cui i potenti dovrebbero andare con le pezze al culo.

La sinistra dimentica però che tra le sue file si poteva annoverare un certo Agnelli (che venne aiutato in un momento di crisi dell'auto tramite gli incentivi alla rottamazione voluti, guardacaso, dalla sinistra stessa) e tal De Benedetti, che scese in campo a fianco della sinistra-bene borghese e macinasoldi.

D'altra parte il denaro ai Savonarola della sinistra non manca: D'Alema ci guarda distratto dalla sua barca - cadendo anche dal canotto (nemmeno su quello riesce a stare in equilibrio), Bertinotti si è fatto la villona in Umbria, Veltroni non fa la questua e di Prodi non ne parliamo nemmeno, svende le attività pubbliche mentre i suoi carlini se li tiene belli stretti.

Ma ciò che è accaduto negli ultimi giorni ha del sorprendente: nella sinistra, paladina di un argomento come il conflitto d'interessi che agli italiani interessa come una corsa di levrieri in Afghanistan meridionale, si è fatta cogliere con le mani nella marmellata: Colaninno Jr. è sceso in politica con il PD, mentre Colaninno Sr. sta effettuando la scalata ad Alitalia.
Il tutto con buona pace della tanto decantata incompatibilità tra politica ed imprenditoria.

L'ipocrisia appare ancora più grande dal momento che il PD guarda la cosa come se fosse la più naturale possibile: ma come, verrebbe da dire, tanto can-can per il conflitto d'interessi di Berlusconi e poi chi s'infila nella cordata e nel principale partito d'opposizione? La famiglia Colaninno.

Pecunia non olet: che figura per i "puristi" sinistri, per coloro che d'ora in poi non potranno più usare lo slogan del conflitto d'interessi e per coloro che difendono "l'operaio che, poveretto, non arriva a fine mese".

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