Libere Risonanze: Dialogomanìe

01 novembre, 2008

Dialogomanìe

Dialogo, sostantivo derivante dal greco dia=fra e logos=parola, ovvero "parola tra due soggetti".
E' da un pezzo che sento stupidaggini inerenti al presunto dialogo politico che centrodestra e centrosinistra dovrebbero tessere "per il bene del paese": è altresì cretino pensare che un tale innaturale rapporto possa avere seguito, anche perché in questo caso il bene del paese sarebbe in realtà la sua rovina.
Pensare al dialogo tra una maggioranza vincente ed un'opposizione perdente è come pensare di premiare con la medaglia d'oro entrambi i contendenti di una qualunque manifestazione sportiva arrivati l'uno primo e l'altro secondo. O magari di premiarli entrambi con un argento. Assurdo.
Condizione necessaria per cui si possa verificare un dialogo è innanzitutto la parità tra due soggetti. Se un soggetto non viene investito di un incarico ed il secondo se l'è invece guadagnato con merito, ovviamente il dialogo si risolve da sé con la cessione del comando a quest'ultimo. Nella fattispecie, qualunque incarico per cui si preveda una struttura anche minimamente piramidale sfocia nell'assenza di dialogo inteso come ricatto. Se mi si dà carta bianca per gestire un'azienda sono io che comando ed io rispondo delle mie azioni. Pensare che un operaio possa gestire l'azienda intralciandomi è pura prevaricazione dei ruoli. Magari può darmi un consiglio, tutto qui. Se al contrario io vado ad imparare il mestiere da un muratore e pretendo di "dialogare" istanziando i miei pareri, riceverò probabilmente ed a ragione un rude vaffanculo perché sono io a dover imparare da chi di mattoni ne sa molto più di me.
E' così per ogni ruolo, se ci pensate. La politica, ovviamente, non ne è esente.
Il fatto che l'attuale maggioranza abbia vinto le elezioni la pone a capo del paese. Affermare come fa la sinistra che essa debba mediare le proprie posizioni per non si sa quale fair-play, è un'idea idiota oltreché rovinosa, tantopiù se le idee tra i due schiearmenti sono diametralmente opposte.
Il dialogo in questo caso non porterebbe assolutamente a nulla a meno che la maggioranza non volesse mettersi a fare la serva della minoranza e la minoranza non pretendesse di comandare come se avesse vinto le elezioni. Perché mai una maggioranza dovrebbe ascoltare e stemperare la propria interpretazione dello stato, annacquare se non stravolgere la promulgazione delle leggi e ritirare i suoi decreti? Perché mai chi ha vinto una finale dei campionati mondiali deve salire sul secondo scalino del podio mentre chi ha perso sul primo? Chiedere ciò è pretendere l'assurdo. E se poi coloro che hanno perso alle elezioni dicono di no a tutto (come effettivamente stanno facendo) che si fa? Si dà loro ascolto e si blocca il paese? Si promulgano le leggi per compiacerli? E come credete che la prenderebbero coloro che hanno votato la maggioranza? Non si sentirebbero costoro forse traditi?
La minoranza in democrazia deve fare la minoranza e quindi dopo democratiche elezioni deve fare il suo mestiere: quello di ritirarsi in religioso silenzio. Tra quattro anni e mezzo se ne parlerà ma non si può minacciare la guerra nucleare se si possiede solo una fionda. A meno che non si giochi sporco, come il bambino capriccioso che, vedendosi sconfitto, altera le regole del gioco. L'uso impudente della magistraura per fini politici ne è un esempio. Bene ha fatto Berlusconi ha promulgare il lodo Alfano. Vogliono fare un referendum? Facciano. Se lo vinceranno (e ne dubito fortemente) il governo ha il diritto di proporre un altro lodo, ancora più garantista.
Inutile strepitare ed inutile dilalogare, insomma: l'unico dialogo possibile è la dimostrazione di efficienza di un governo che deve ribaltare l'Italia come un calzino.
L'Italia delle mezze calzette di due anni fa.

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5 Comments:

Blogger Angelo D'Amore ha detto...

il problema non e' la dialettica tra centro destra e centro sinistra ma lo scivolare sterile tra berlusconiani e anti berlusconiani.
da un lato cio' ha fatto finire il ruolo della sinistra in italia, dall'altro ha creato un ammasso acritico filo e finto liberista appiattendo la dialettica politica di una certa area di pensiero nel paese.
si sono creati ammassi di pensiero veicolato tesi maggiormente a creare consenso e visibilita', non critica e costruttiva dialettica.

domenica, 02 novembre, 2008  
Blogger Jetset - Libere Risonanze ha detto...

Dissento. Dimmi qual'é "l'ammasso acritico filo e fintoliberista". A me Berlusconi sta benissimo e sta facendo quello che anch'io avrei fatto al suo posto.
Non è una posizione acritica perché quella è la sua linea di azione, per cui non c'é alcuna necessità di revisione. Non è fintoliberismo perché la politica del governo è liberista al punto giusto. Troppo liberismo conduce ad una società senza regole (e ne vediamo gli effetti).

Quanto al consenso e visibilità, beh, mi pare assolutamente un merito anziché un demerito. Il consenso significa interpretazione di ciò che la gente desidera. Interpretare buona parte dei pensieri della gente traducendoli in pratica significa interpretare la democrazia al suo massimo livello. Nemmeno la visibilità mi sembra un fattore negativo. Visibilità significa comunicazione e comunicazione significa informazione. "Critica costruttiva e dialettica" non significa nulla, sembra un pò quella formula oscura dei sinistri per definire tutto ed il suo contrario.
Ecco perché la gente ha votato per il PDL: è stanca di formule incomprensibili ma vuole fatti. I fatti, piacciano o no, sono arrivati.

Ciao!

lunedì, 03 novembre, 2008  
Blogger Jetset - Libere Risonanze ha detto...

Dissento. Dimmi qual'é "l'ammasso acritico filo e fintoliberista". A me Berlusconi sta benissimo e sta facendo quello che anch'io avrei fatto al suo posto.
Non è una posizione acritica perché quella è la sua linea di azione, per cui non c'é alcuna necessità di revisione. Non è fintoliberismo perché la politica del governo è liberista al punto giusto. Troppo liberismo conduce ad una società senza regole (e ne vediamo gli effetti).

Quanto al consenso e visibilità, beh, mi pare assolutamente un merito anziché un demerito. Il consenso significa interpretazione di ciò che la gente desidera. Interpretare buona parte dei pensieri della gente traducendoli in pratica significa interpretare la democrazia al suo massimo livello. Nemmeno la visibilità mi sembra un fattore negativo. Visibilità significa comunicazione e comunicazione significa informazione. "Critica costruttiva e dialettica" non significa nulla, sembra un pò quella formula oscura dei sinistri per definire tutto ed il suo contrario.
Ecco perché la gente ha votato per il PDL: è stanca di formule incomprensibili ma vuole fatti. I fatti, piacciano o no, sono arrivati.

Ciao!

lunedì, 03 novembre, 2008  
Blogger Angelo D'Amore ha detto...

IL NUOVO SOGNO AMERICANO

ne parlo nel mio blog, nonsolonapoli, un altro modo di vedere napoli nel mondo.

angelo d'amore

lunedì, 03 novembre, 2008  
Blogger Angelo D'Amore ha detto...

Sono convinto che le borse accetteranno di buon grado la quasi sicura vittoria di Obama.

Credo con una certa probabilita' che anche a livello di frizioni internazionali, almeno inizialmente non ci saranno accadimenti destabilizzanti.

Non mi piace questo atteggiamento tardivamente servile, delle diplomazie europee storicamente a destra e degli stessi politici di centro-destra italiani che improvvisamente vedono Obama con simpatia o quelli di centro-sinistra o meglio, sinistra-centro che affermano diessere a lui eguali.

In Italia ci sono molti che vedono similitudini tra l'elegante e carismatica comunicativa del senatore democratico, l'aggressivo populismo mediatico di Berlusconi, e il raffazzonato tentativo di aggregazione trasversale di Veltroni. Cio' non corrisponde a verita'.

Le piazze si possono riempire in tanti modi, anche con la partecipazione di bambini a cortei politicizzati. Il messaggio pero' che riceve la gente, e' molto variegato a seconda di chi lo diffonde e con quali strumenti.

Frattini sul Giornale ha asserito la solita cosa all'italiana: Berlusconi somiglia sia ad Obama che a McCain. Si e' tenuti buoni sfacciatemente tutti e due.

Anch'io ho valori di destra(non di centro-destra ne' di destra- centro) ma in tempi non sospetti ho dichiarato la mia simpatia, il mio appoggio seppur inutile in termini diretti per Obama proprio su questo blog.

Non si tratta piu' di logiche politiche. E' il ruolo dell'America che va a cambiare nel mondo. Obama ne e' il miglior rappresentante.

Quando sventola la bandiera americana si evocano valori fondamentali. Quando sventola quella italiana purtroppo vanno alla mente retaggi storico politici appartenenti a stereotipi obsoleti.

Per tale motivo mi definisco un conservatore progressista. Una persona attenta alla storia, al patrimonio, ai simboli del mio pasese ma anche fortemente proiettato al futuro, al cambiamento, all'innovazione sociale ed anche culturale della terra in cui vivo.

martedì, 04 novembre, 2008  

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