Libere Risonanze: La mia conquista della Luna

20 luglio, 2009

La mia conquista della Luna

Italia, ore 4.57 del 21 Luglio di quarant'anni fa.

Avevo quattro anni, ero un bimbo gioioso e molto espansivo, amavo ciò che amavano tutti i bambini normali, i gelati, i giocattoli, le coccole della mamma. La mia è sempre stata una famiglia invidiabile, io figlio unico ed i miei genitori che da sempre si amano e si rispettano. Sono uno di quei fortunati cresciuti e vissuti in una famiglia armoniosa, solida, sana e compatta.

Mio padre, quando ero bambino, comprò la mia prima enciclopedia della Fratelli Fabbri che ancora ricordo e che ancora conservo, si chiamava "Conoscere". L'intelligenza di mio padre, medico, fu quella di coinvolgermi nell'apprendimento fin da quando iniziai ad assimilare: a quattro anni sapevo già scrivere, già molto prima di andare a scuola. Il mio appuntamento serale era di sedermi accanto a lui, che apriva Conoscere e mi leggeva un argomento a caso, spiegandomi con sobrietà scientifica ogni tipo di materia. Mi leggeva di fisica, di matematica, di astronomia, di preistoria, di storia, di letteratura, di antiche e misteriose civiltà che scoprirono il fuoco, il bronzo, la scrittura, che costruirono piramidi, templi, enormi navi con cui spingersi oltre l'immaginabile.

La mia mente fluttuava mentre mio padre, nonostante fosse sfinito da pesanti giornate di lavoro, ogni sera leggeva per ore sottoponendosi volentieri alla raffica di domande con le quali io immediatamente lo tempestavo.

I miei disegni a scuola erano del tutto diversi da quelli degli altri bambini: loro disegnavano mamma, papà, il gatto, la casa. Io disegnavo astronavi, aerei, automobili, animali preistorici, sistemi stellari, sconosciuti alieni e città perdute. Mi affascinava anche la biologìa ed in particolare le formiche, esseri così piccoli che sembravano avere nel DNA un senso dell'organizzazione innato. Disegnavo formicai sezionati come quelli che vedevo sull'enciclopedia e li strutturavo come mi era stato spiegato.

A quattro anni sapevo a memoria tutte le capitali del mondo e poiché mio padre è anche un pianista che mi crebbe a suon di sinfonie, ascoltavo Mozart, Strawinsky, Beethoven, Strauss, Mussorgsky con la naturalezza, l'adorazione e l'entusiasmo con la quale un bimbo può ascoltare lo Zecchino d'Oro.

Ricordo che, quando uscì al cinema, i miei genitori mi portarono a vedere "2001 Odissea nello Spazio" un film di S.Kubrick. Quello fu la mia Bibbia, ne rimasi affascinato e terrorizzato al tempo stesso ma lo rivedetti almeno una quarantina di volte e tutt'ora ogni tanto me lo gusto con lo stesso stato d'animo di allora.

Ma fu quella notte del 21 Luglio che cambiò la mia vita. Vidi la telecronaca di un evento che sconvolse la mia esistenza. Già a quell'età conoscevo perfettamente il sistema solare, le sue dinamiche, la sua evoluzione, le teorie e le ipotesi più o meno plausibili, conoscevo perfino la composizione dei gas all'interno dei pianeti perché già mi avevano spiegato tutto su molecole ed atomi e capivo il significato di vuoto interstellare nonché i suoi effetti annullatori sulle onde sonore. Insomma, guardavo la Luna già con occhi da piccolo scienziato, avevo un telescopio e passavo ore a scoprire stelle e pianeti. Alle 4.57 Tito Stagno annunciò che l'uomo aveva calcato la superficie lunare ed io, bimbo vivace, curioso e sognatore, non ero qui: ero sulla Luna con Armstrong.

Ebbene, da quel giorno sono passati quarant'anni. Ho amato le poesie che grandi scrittori mi regalarono quando studiai al Liceo Classico. Ho amato la precisa, logica e razionale intelligenza con cui l'essere umano costruì la sua evoluzione tecnologica quando diventai ingegnere. Ho amato scoprire i rapporti che regolano commerci e scambi, gli usi ed i costumi di paesi lontanissimi e diversissimi quando costituii le mie società ed iniziai a viaggiare.

Una cosa però è rimasta costante nella mia vita: l'emozione e la voglia di conoscere di un bambino che, con l'unica astronave possibile per i suoi mezzi, calcò quella notte il suolo lunare insieme agli uomini.

Da quel momento quel bambino cominciò ad accostare suoi i sogni alla realtà ed iniziò a diventare anch'egli uomo.

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