Libere Risonanze: Voyeurismo disumano

04 dicembre, 2007

Voyeurismo disumano

Non so se l'avete notato: ormai da qualche anno il crimine fa share e le televisioni si sono buttate tutte a capofitto per accaparrarsi la loro buona fetta di telespettatori. Non che io contesti la notizia in sé, però la continua e massacrante ribalta mediatica sulla quale volontariamente o no certi protagonisti vengono piazzati ha davvero dell'irrispettoso. I media fanno così: scelgono la vicenda più nebbiosa ed oscura possibile (meglio se la polizia non riesce a chiarirne i contorni) poi sbattono i protagonisti in prima pagina per anni, montando il cosiddetto "caso": il condizionamento subliminale farà la sua parte e gli spettatori si trasformeranno in una tribuna che s'ingrosserà autonomamente, acquistando sempre più giornali e regalando alle trasmissioni uno share crescente. Un pò come avviene per la pubblicità, insomma. A volte però capita che una siffatta notizia manchi: si prende allora una vicenda passata e giornalisticamente clamorosa (come ad esempio l'attentato dell'11 settembre) e si dà credito ad illazioni o dietrologie pronunciate dal solito scemo di turno che dice di avere capito tutto. In questo modo ci si arricchisce anche speculando sulle tragedie: il signor Michael Moore, ad esempio, sugli attentati alle torri gemelle è riuscito a fare un film talmente fuorviante che rasenta la fantascienza.

In Italia invece è cominciato tutto con la Franzoni: in questi anni ne abbiamo sentite di cotte e di crude, la sua vicenda ha avuto più spazi in televisione di quanti non ne siano stati dedicati a qualunque altro programma od avvenimento e tutt'ora la storia della Franzoni sembra non finire. Retroscena, ipotesi, contraddizioni, conferme, alibi e sospetti s'intrecciano in un bombardamento mediatico che sconfina nel caos. E la gente se ne sta lì, beota, a sorbirsi ogni parola, ogni gesto, ogni opinione come si trattasse di Beautiful.

Personalmente quando si parla della Franzoni o similari spengo la tivù. Non m'interessano le beghe cialtronesche degli innocentisti e dei colpevolisti, né i profili psicologici o quelli emotivi. Ognuno reagisce in modo differente di fronte a qualunque fatto e quindi l'interpretazione vale zero: valgono i fatti. Ma sentire un dibattito sulla Franzoni è come infilarsi in una discussione politica: innocentisti e colpevolisti si sfidano a duello accusandosi a vicenda di portare prove false. Fioccano i "non è vero" da una parte e dall'altra ed allora è inutile ascoltare perché l'ascoltatore non ha alcun elemento certo sulla base di cui decidere.

La cosa che però mi irrita di più non è questa, ma il fatto che i giornali e le televisioni speculino su un dramma così terribile: l'omicidio di un povero bambino non resta una semplice storia orribile su cui stendere un velo di pietà ma diviene "un giallo", come se si trattasse di un romanzo di Agatha Christie. La vicenda, cioé, viene avulsa dalla sua drammacità ed entra nell'astratta dimensione della fredda morbosità: tale operazione in definitiva sposta il punto focale dalla pietà per un bimbo ucciso selvaggiamente al tecnicismo investigativo, dando l'impressione ad ogni singolo spettatore di potersi calare nei panni dell'ispettore Derrick. Sono sicuro che se gli amanti di questa pratica potessero invece leggere l'orrore e la paura negli occhi di Samuele grazie ad un'istantanea scattata nel momento del delitto, perderebbero subito la voglia di chiaccherarne come se fossero al Bar Sport.

Ma la percezione del nostro orrore è direttamente proporzionale a ciò che interiorizziamo con i nostri sensi. Pestiamo un serpente perché ci fa ribrezzo ma non tireremmo mai il collo ad un canarino. Ci prodighiamo per cercare una sciarpa in tinta con il cappottino di un bambino ma non ci curiamo di milioni di bimbi che muoiono di fame tra le sofferenze. E questo i media lo sanno quando sfruttano le nostre debolezze.

Tornando alla perversa logica dei palinsesti, quindi, io contesto questo modo di far televisione per due motivi: il primo, quello espresso sopra, perché si sostituisce la pietà con il voyeurismo. Il secondo (ed è di carattere sociale) perché così facendo annulliamo il sentimento di orrore nei confronti dell'atto in questione, tramutandolo in un'avventura appassionante alla Hitchcock e rischiando quindi di sdoganare il crimine. Il passo successivo è che la gente si auguri un omicidio per poter partecipare alla propria personalissima fiction mediatica.

La vicenda Franzoni ha fatto scuola, dicevo, ed è tutto un "giallo". Ci siamo sciroppati quello di Omar ed Erika, la strage di Erba, la vicenda della scuola in cui gli insegnati erano accusati di pedofilia. Ora c'é la vicenda di Meredith che ieri sera occupava ben tre canali televisivi in contemporanea. Perfino Diana, dopo più di dieci anni, non può ancora riposare in pace: ogni volta che un cretino afferma di sapere qualcosa di nuovo tutto il mondo si precipita a sentire quali bestialità abbia da dire.

Il brutto è che poi il cretino scrive un libro e diventa milionario.

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1 Comments:

Blogger gabbianourlante ha detto...

a questo punto basta mettersi una mascherina di veltroni e scrivere un libro.....

mercoledì, 05 dicembre, 2007  

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