Libere Risonanze: Magnaccia style

29 giugno, 2008

Magnaccia style

Il nodo giustizia è ormai diventato il primo punto su cui intervenire, subito dopo le emergenze rifiuti, criminalità ed economia. La tracotanza di alcuni giudici politicizzati è diventata talmente invasiva e lesiva da essere percepita dalla popolazione italiana come un ostacolo non solo per l'attività legislativa tanto necessaria dopo la devastante esperienza Prodi, ma perfino eversiva nei confronti di un voto popolare liberamente espresso in aprile.

La gente, confrontando l'accanimento con cui certi magistrati si occupano di stupidaggini attribuite ai soliti noti della politica e l'inedia, per non dire garantismo, dimostrata nei confronti di veri assassini, terroristi e stupratori, ormai si è fatta un'opinione ben precisa: la magistratura funziona solo per proteggere una parte politica e/o per conservare il suo debordante potere, anziché per operare un servizio a favore della collettività.

Pochi giorni fa sono usciti dalla galera per decorrenza dei termini alcuni pericolosi mafiosi facenti parte di una potente famiglia. Ebbene, l'avvocato difensore ha dichiarato con atteggiamento quasi divertito che non ha dovuto nemmeno chiedere il rinvio del processo in quanto la cosiddetta "giustizia" si è tirata la zappa sui piedi prodigandosi in lungaggini e disinteressamenti. Tra rinvii da parte dei magistrati a future date da destinarsi e totale menefreghismo il risultato è che ora essi sono fuori, liberi di girare tra la gente senza che nessun magistrato si sia mai dato da fare per poter accelerare il processo che li vede imputati per molti omicidi.

Oltre all'uso continuato dell'arma vergognosa delle intercettazioni con le quali i magistrati artificiosamente montano casi che poi si sgonfiano come palloni, i giudici dispongono di un potere pressoché illimitato, indipendente ed autoreferenziato: nessuno paga per gli errori grossolani commessi, nessuno può venire criticato. La formuletta "in nome del popolo italiano" serve in realtà da paravento per una discrezionalità avente da sempre troppi gradi di libertà in cui i giudici sguazzano felici, perché anche quando sbagliano essi devono essere giudicati da altri magistrati loro colleghi, in una sorta di presa in giro collettiva che vede la magistratura come punto iniziale e terminale del giudizio.

Chiedere ai magistrati di giudicare loro stessi sarebbe come chiedere ad un imputato di condannarsi all'ergastolo. E' veramente un'anomalia a cui la politica deve porre immediatamente rimedio.

In tutto questo calderone di intercettazioni, sospetti, coltellate e teoremi irrompe sulla scena Di Pietro con le sue consuete manifestazioni di grande professionalità, anche grammaticale. Di Pietro, magistrato che attualmente ricopre una carica politica (ma guarda...) sta cercando di fare a Berlusconi ciò che i processi regolarmente svolti non gli hanno permesso, ovvero di rovinarlo e di cacciarlo in galera.

Anche in questo caso c'é da fare una considerazione di merito: come mai Berlusconi viene sbattuto sulle prime pagine dei giornali e coinvolto in scandali montati ad hoc solamente quando
se ne sta a capo di un governo, mentre quando è all'opposizione nessun giudice si preoccupa di inquisirlo? Notatelo: in due anni di governo Prodi si è parlato solo di Retequattro ma non sono state rilasciate alla stampa intercettazioni né si è dato vita a nuove indagini. Da aprile, invece, l'azione persecutoria dei magistrati si è improvvisamente ravvivata. Come mai questo interesse ad intermittenza?

In ultima analisi dobbiamo registrare una biasimabile caduta di stile di Di Pietro, che commentando le intercettazioni a carico di Berlusconi in cui egli invitava Saccà a far lavorare in televisione alcune ragazze che ne avevano evidentemente bisogno, ha definito il premier una specie di "magnaccia". Per chi non lo sapesse il "magnaccia" è un aguzzino di prostitute, uno sfruttatore a cui le ragazze devono dare i soldi di fine serata e che interviene in caso le cose non andassero liscie minacciando clienti e bastonando le sue "dipendenti" ove esse non guadagnassero abbastanza.

Secondo l'ultimo teorema Di Pietro, Berlusconi viene paragonato ad un magnaccia da sottobosco, uno che ha bisogno di esigere un "pizzo" da qualche ragazza in difficoltà quando con tutti i soldi di cui dispone potrebbe comprarsi a tranci l'Italia intera. Credete forse che il premier, se volesse scopare con una bella donna non ne avrebbe i mezzi e che fosse costretto ad inscenare questo ignobile ricatto - lavoro contro sesso - nei confronti di ragazze in difficoltà esponendosi tra l'altro con il suo primo concorrente mediatico?

Parimenti, credete forse che Di Pietro non abbia mai fatto una telefonatina ai suoi colleghi per "interessarsi" alle sorti dei processi che riguardano Berlusconi?

E' davvero una pagliacciata. E' normale, anzi, normalissimo che chiunque tra noi raccomandi qualcun altro o si interessi di qualcosa che lo riguarda direttamente, indirettamente o per sentito dire.

Lo faccio io quando fornisco un'indicazione ad un amico per un buon ristorante: guarda, vai qui e non là e la stessa cosa faccio quando parlo al titolare del locale con cui ho confidenza - senti, trattalo bene perché è un mio amico. Quante piccole raccomandazioni ognuno di noi quotidianamente fornisce ed accetta per sé od altri? Forse l'unico che non raccomandava era Prodi ma perché non contava assolutamente nulla.

La verità invece (e qui passiamo al lato meno faceto della cosa) è che utilizzando queste stupidaggini alcuni politici tra cui Di Pietro in prima linea creano un casìno tale da intralciare le riforme di cui l'Italia ha bisogno e che davvero interessano i cittadini.

A meno che non si pensi che sia preferibile vedere Retequattro sul satellite dopo essere stati rapinati a mano armata da qualche rom sotto casa.

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2 Comments:

Anonymous Anonimo ha detto...

Infatti con tutti quei pettegolezzi da serva si finisce per occuparsi di cose ben piu' importanti.
Ma tutto questo é all'altezza di Di Pietro, cioé in basso, molto in basso..

lunedì, 30 giugno, 2008  
Blogger Nessie ha detto...

Di Pietro, a mio avviso, farà la fine di Robespierre e di tutte quelle rivoluzioni basate sul terrore. Ogni rivoluzione, come è noto, divora i suoi artefici. Ogni demagogia divora i suoi demagoghi (Masaniello docet). E lui ne finirà stritolato. Basta sedersi e attendere...

martedì, 01 luglio, 2008  

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