Libere Risonanze

05 maggio, 2010

Scajolate

Non so se Scajola sia colpevole di qualcosa oppure se sia l'ennesima vittima predestinata della solita gogna mediatica.

La vicenda, tra l'altro è poco chiara e Scajola non figura nemmeno nel registro degli indagati. Però c'é una cosa piuttosto strana che andrebbe spiegata: ma andiamo con ordine.

Innanziutto vi è da dire che comprare un appartamento ad un prezzo ottimo non è reato. Magari quell'appartamento era tutto da ristrutturare ed il suo valore era basso per quel motivo, oppure Scajola fece davvero un ottimo affare, caso in cui più che scandalizzarmi mi complimenterei con l'ex ministro.
Né è reato acquistare un immobile da o con l'aiuto di persone condannate dalla magistratura. Se così non fosse dovremmo chiedere il certificato dei carichi pendenti al salumiere che ci vende un etto di mortadella. Parimenti non è reato se qualcuno si offre per pagarci una parte o tutta quanta la casa (ah, l'avessi io un benefattore simile)!

Così come allo stesso modo non si configura un reato se chi vende l'appartamento ha vinto gare d'appalto per lavori pubblici: è logico che ditte o personaggi molto grossi abbiano le mani in pasta in tutta l'edilizia. L'importante però è che non si stabilisca un rapporto di connessione do ut des per cui in cambio di favori personali venga assegnato un appalto, cosa che non mi sembra sia saltata fuori.

Ebbene, fin qui posso ritenere normale la vicenda.

La cosa invece poco chiara è un'altra: è mai possibile che una persona non sappia se la sua casa è stata comprata interamente da lui od anche da altri? Mah, a me pare incredibile come mi pare assurdo che Scajola abbia dato mandato ai suoi avvocati di appurare questa ipotesi. Certo che se uno non sa nemmeno chi ha pagato la casa in cui vive si rasenta la barzelletta.

Inoltre Scajola dice che nell'eventualità che gli avvocati confermassero tale ipotesi egli annullerebbe il contratto di acquisto: e che farebbe in questo caso? Lo rivenderebbe agli ex proprietari? Lo regalerebbe? A me questa dichiarazione sembra di un'assurdità evidentissima.

Vedremo gli sviluppi ma c'é da registrare ancora una volta che un personaggio politico in seguito a fatti nemmeno di presunta corruzione sia costretto a dimettersi.

Alla faccia della presunzione di innocenza!

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07 settembre, 2009

Diritto d'informazione, rovescio d'informazione

In questi tempi, ovvero da quando il governo di centrodestra è salito al potere per legittima scelta degli italiani, si odono sempre più frequenti latrati da parte dei giornalisti su una presunta "dittatura mediatica" che, nell'immaginario dell'opposizione e di annessa parte del clero, costituirebbe il prodromo ad una specie di dittatura effettiva eternamente incombente.

Ebbene, chiariamo una cosa: i giornalisti non hanno diritti particolari rispetto ad un qualunque cittadino e non sono, né devono essere messi nella posizione di poter eludere od evadere le vigenti leggi sulla privacy, sul buon nome della persone e sulle loro attività private.

Un giornalista può criticare anche aspramente l'operato di una persona, compreso il Presidente del Consiglio, ma il tutto deve essere allineato ad un'importante regola: una persona non dev'essere fatta oggetto di linciaggio mediatico senza alcuna prova.

Il caso Berlusconi è emblematico: nonostante tutte le smentite da parte di Noemi, del suo fidanzato, dei genitori, dei cuochi e del personale invitato alla festa, è bastato un "papi" per marchiare d'infamia lui e, cosa ancora più grave, una ragazza di 18 anni che non aveva altra colpa che essere stata figlia di una famiglia da anni amica del Presidente del Consiglio.
Ed i giornali, come avvoltoi, hanno insistito su questa storia creata ad arte e senza nessuna prova fino alle elezioni, poi magicamente tutto si è sgonfiato.

Ora, questo atteggiamento rivela due peculiarità di certa stampa: primo, l'uso di queste farloccate per puri fini elettorali (altrimenti il gossip sarebbe continuato anche dopo le elezioni). Da questo si desume che molti giornali siano schierati (ed è una garanzia di libertà che nessuno può e deve togliere loro). Però poi non mi si venga a dire che in Italia c'é la dittatura.
Secondo, che ai giornalisti è consentito muoversi in una sorta di zona franca di impunità e che essi possono dire od inventarsi qualunque fregnaccia, anche una che infanghi il nome della loro preda scandalizzandosi quando la vittima in seguito presenta il conto.

Ora, siccome nessuno ha dimostrato che il Presidente del Consiglio abbia avuto rapporti con una minorenne e comunque anche se questo fosse vero ciò non costituirebbe reato nel caso in cui la minorenne fosse consenziente, da tale vicenda si arguisce quanto tutte le polemiche su Berlusconi pedofilo siano palesemente assurde e quanta ragione abbia perciò Berlusconi di rivalersi a posteriori sulle testate e sui giornalisti che ne hanno sbriciolato l'immagine non politica ma personale, divulgando le stesse balle anche al di fuori dei nostri confini nazionali.

Se porto la macchina da un meccanico e quando esco dall'officina dico a tutti che il meccanico a mio parere lavora male e non mi ha soddisfatto non vìolo alcun diritto e non commetto alcun reato. Se però vado a dire che il meccanico non solo lavora male ma è un pedofilo e se la fa con i bambini di cinque anni (senza portar prove) poi devo aspettarmi una sacrosanta querela.
Ebbene, perché un giornalista dovrebbe avere diritti diversi dai mei?

Differente è invece il caso di Boffo: Feltri non ha immaginato né costruito prove di nessun genere ma ha pubblicato un documento del casellario giudiziario in cui Boffo sarebbe stato condannato per un reato patteggiato con tanto di risarcimento danni.
Feltri ha insomma pubblicato qualcosa di reale, infatti Boffo non ha potuto che difendersi alla meglio e scagliarsi contro "la stampa scorretta". Che cosa ci sia di scorretto in questa vicenda, però, non lo vedo, visto che la condanna appare in tutto e per tutto provata.
Quindi, o il documento pubblicato da Feltri è un falso (ed allora è diritto di Boffo di rivalersi contro Il Giornale ed il suo direttore) oppure Boffo è stato trovato con le mani nella marmellata mentre faceva il predicozzo al premier auspicando "maggiore sobrietà".

In ogni caso, se Boffo fosse davvero pulito ed il documento pietra dello scandalo fosse un falso sarebbe un colpo da maestro per Boffo rilasciare tutte le carte del processo e renderlo pubblico con tanto di rivalsa nelle opportune sedi giudiziarie contro i suoi detrattori.
E per Feltri non ci sarebbe scampo.

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16 giugno, 2009

Fango sulle ali

Eccoci qui a commentare l'ennesima palata di fango gettata dalla sinistra su Berlusconi alla vigilia delle elezioni. O meglio, c'é poco da commentare, solo da infuriarsi perché si cerca di ribaltare il mio voto mediante macchinazioni subdole e gossip ad orologeria.

Il PM che si occupa delle indagini ha chiesto l'archiviazione del caso perché tutti coloro che hanno usufruito del trasporto mediante aerei di stato erano autorizzati ad intraprendere tali viaggi. Ovvero non c'era alcun reato ascrivibile al Presidente del Consiglio.

Come al solito, però, la bomba è scoppiata subito prima delle elezioni creando un fragore spaventoso (e danneggiando il PDL) mentre ora si cerca di mettere la sordina all'inconsistenza delle accuse.

Chi ha sputato su Berlusconi anzitempo meriterebbe una solenne querela ma dal momento che costoro difendono i metodi stalinisti anche una bella purga andrebbe bene.

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22 maggio, 2009

Giustizia cieca, giustizia bieca

Quanti sono i sinistri che conoscono la vicenda Mills? Provate a farvelo spiegare da coloro che abbaiano quotidianamente contro il Presidente del Consiglio e li prenderete in castagna.
Sentirete balbettii improvvisi e cercheranno di sviare il discorso, mentre voi affonderete la lama nell'ignoranza di chi parla solo per dar aria alla bocca.

In parole semplici avvenne che l'avvocato inglese Mills fu contattato dall'armatore Diego Attanasio allo scopo di vendere una nave. Come compenso per tale vendita l'avvocato Mills percepì 600.000 dollari che egli versò in un conto corrente senza dichiararli al fisco britannico.

Accadde però che il fisco britannico se ne accorse e, chiamato a rapporto, l'avv.Mills cercò di far passare i 600.000 USD come donazione. Alla domanda di chi fosse il donatore l'avv.Mills dichiarò che fu Mediaset.

Il fisco inglese però non si fermò, le indagini andarono avanti e l'avv.Mills ritrattò, confessando la verità, ovvero di aver ricevuto i soldi da Attanasio. Tra l'altro saltò fuori una lettera firmata da Attanasio indirizzata ai gestori di trust delle Bahamas in cui egli scrive che l'Hadrian trust avrebbe dovuto ricevere 10 milioni di dollari e che prima della fine del mese i trustees avrebbero ricevuto da Ginevra una somma compresa tra 2,5 e 3 milioni di dollari. Nella lettera era specificato che la causale di ogni importo sarebbe stata il ricavato della vendita della nave in questione. Inoltre, prosegue Attanasio, "Ho già consegnato al signor Mills di Whiters una nota con le mie direttive riguardo all'amministrazione del trust, che egli è autorizzato ad inoltrarvi".

Per questo motivo il fisco inglese, dopo aver accertato la natura dei proventi che riguardavano l'avv.Mills, gli comminò una multa.

Questi atti sono depositati in Gran Bretagna e sarebbe bastata una rogatoria internazionale da parte del giudice per acquisire le carte e chiarire definitivamente la provenienza del denaro.

Invece no. I giudici ignorarono le ripetute richieste di rogatoria da parte della difesa di Berlusconi e procedettero come se nulla fosse, come se né la lettera, né le testimonianze di Attanasio, né i documenti legali del fisco inglese esistessero.

Sarebbe come se voi foste accusati di un omicidio avvenuto a Palermo mentre nel momento del delitto foste stati fermati dai carabinieri per un controllo a Torino e nel conseguente processo cercaste di sottoporre al giudice i tabulati dei carabinieri che vi scagionano ma il giudice non autorizzasse la difesa a presentare tali prove.

Ma non solo: sarebbe come se sul posto di lavoro per questo motivo vi chiedessero di licenziarvi. Ovvero, dopo il danno, la beffa.

Cosa direste voi? Non v'infuriereste? Mi sembra il minimo!

Perché quindi Berlusconi dovrebbe dimettersi? Perché dovrebbe mantenere un aplomb impeccabile? Io mi rivolterei come un leone ferito.

La verità è che vi sono magistrati che vìolano sistematicamente regole e buon senso, che in nome del loro credo politico si possono permettere di fare tutto ciò che a qualunque categoria professionale non è permesso e non pagano mai per il danno che causano con dolo o colpa grave, come per quei giudici che lasciano decorrere i termini di custodia cautelare per pericolosi mafiosi. Al massimo vengono trasferiti.

Sarebbe come se un medico, essendo di destra, lasciasse morire un paziente perché egli è di sinistra. Il medico verrebbe radiato dall'albo e finirebbe dritto filato in galera. Al limite ciò che può accadere ad un giudice, invece, è un semplice richiamo e chi risarcisce (sempre che la vittima abbia denaro, coraggio e pazienza per intentare una causa contro un membro di un potentato così forte) è non lui ma lo stato (ovvero noi stessi).

Lo sapevate? Sapevate che siamo noi cittadini a pagare gli indennizzi per gli sbagli in buona o cattiva fede dei magistrati? Bene, se non conoscevate questo dettaglio ora lo sapete.

E' così che funziona la "giustizia" in Italia: nel nostro paese c'é una dittatura ma non fa certo capo al Presidente del Consiglio...

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16 gennaio, 2009

Ecco il perché appoggio la pena di morte

Ormai non si contano i casi nei quali emeriti assassini e delinquenti incalliti la fanno franca, beffandosi della giustizia e soprattutto dei famigliari delle vittime, a cui essi hanno provocato lutti, disperazione e drammi spaventosi.
Ultimo episodio di questa "frontiera"dello sfottò è quello del terrorista Cesare Battisti, rifugiato prima in Francia poi in Brasile dove, sembra, potrà "scontare" i sui crimini su una spiaggia calda ed assolata in compagnia di una caipirinha magari con ombrellino annesso grazie alla complicità di un governo retto da Lula, altro bell'esempio di sinistro.
E mentre i familiari delle vittime di disperano e si struggono nel dolore di un padre, un figlio, un fratello che non c'é più e che magari lascia padri, mogli, madri e bimbi piccoli che cresceranno come orfani, questi farabutti si godono la libertà.
Lo ribadisco e lo grido con tutta la forza che ho in corpo: per certa gente la pena di morte dev'essere è più che una certezza. Per certa gente occorrerebbero delle squadre killer, di tipo israeliano, che arrivaino in loco, dovunque il criminale si sia rifugiato e lo facciano fuori come un cane.
Se fossi io il figlio di una vittima di certi personaggi, state sicuri che andrei subito a cercarlo. Non so se avete visto il film "Un borghese piccolo piccolo" di Alberto Sordi. Vi garantisco che quello al confronto sarebbe uno scherzo e non ci perderei minimamente il sonno quando la mia missione fosse compiuta, anzi. Probabilmente dormirei in galera ma cazzo, come dormirei bene!

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05 novembre, 2008

La lapidazione di Aisha

Vi invito a leggere attentamente questi articoli:
E c'é chi ha il coraggio di chiamarla civiltà. Solo i sinistri possono tollerare un simile scempio, non ho visto nessun corteo "pacifinto" in piazza, nessuna indignazione conclamata, eppure la notizia è di quelle da far insorgere il mondo intero.
Silenzio da parte dei "guardiani dei diritti civili": solo quando gli Stati Uniti mettono giustamente a morte qualche delinquente o Berlusconi promulga qualche legge contro l'immigrazione clandestina sono tutti lì, a latrare sull'inciviltà dell'occidente.
Ecco perché la sinistra è stata, è, e sarà sempre la nostra nemica.
P.S. Nel secondo articolo si legge: "L’Islam", ha ricordato la sorella, "non permette che una donna sia messa a morte per adulterio se non si sono presentati pubblicamente l’uomo con cui ha avuto rapporti sessuali e quattro testimoni del fatto".
Ah, ecco, allora siamo a posto. Grazie, Islam, per questa lezione di civiltà e di garantismo...e poi ci si scandalizza se non si vogliono le moschee!
VERGOGNA!!!

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11 luglio, 2008

Marjuana per giudici e rasta

Ieri al telegiornale ho ascoltato una notizia che ha dell'incredibile: la Corte di Cassazione ha sentenziato che un rasta (ovvero quegli elementi che girano sporchi, in sandali, con capelli cotonati e pressati in quel caratteristico copricapo tondo di tessuto multicolore) possono tenere una dose pari a 100 grammi di marijuana in tasca perché, udite udite:

"la marijuana aiuta il soggetto di religione rasta ad avvicinare il suo io a Dio".

Non sto scherzando, eccovi caldo caldo il link all'articolo Corriere della Sera.

A questo punto c'é da chiedersi se i veri consumatori di marijuana siano i rasta oppure, più probabilmente, i giudici.

In un'Italia in cui la "giustizia" perseguita un uomo per aver chiesto ad un collega di far lavorare in televisione qualche ragazza bisognosa e poi emette sentenze demenziali come queste, ebbene, c'é da chiedersi se non sia meglio radiare gli attuali magistrati e ricominciare da capo sostituendoli con macchine che addizionano e sottraggono gli anni di galera secondo fredda logica matematica.

Premesso ciò, vi dico che domattina fonderò una nuova religione, la Sparanelcervello Amen, un credo che consente al soggetto di liberarsi di chi gli sta sulle palle. Io ho due o tre persone da sistemare e poi via, l'impunità è garantita, perché l'atto in questione "avvicina a Dio coloro che ricevono il proiettile nel cranio".

E' aperta l'iscrizione alla setta, sono d'obbligo l'abito scuro e l'M16.

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03 luglio, 2008

Un bonus per Berlusconi

Non manca giorno in cui Berlusconi non sia attaccato da un pretestuoso fuoco di fila da parte dei magistrati. Di Pietro, in particolare, rappresenta la punta di diamante della cultura e dell'equilibrio della magistratura, un vero esempio che sarebbe bene divulgare a cominciare dalla scuola elementare con l'introduzione del sillabario dipietrese.

Esprimendosi con un italiano forbito e stilisticamente ineccepibile, Di Pietro riesce ad estrapolare il vero succo dell'italianità giuridica, professionale e mai fuori dalle righe.

Di Pietro condensa in sé l'esempio del giudice che non si lascia andare a guerre personali né ad isterismi di parte: è un piacere farsi giudicare da Di Pietro, un uomo che rifiuta il potere e che non s'immischia mai a sproposito nella vita politica italiana.

Ma per lo sporco e cattivo Berlusconi, reo di tutti i crimini dell'umanità a partire dal ratto delle sabine, vi è una scappatoia per evitare i processi senza promulgare ulteriori salvifiche leggi.

Il segreto è di farsi ROM o/e tingersi la faccia di nero extracomunitario.

In questo modo a Berlusconi non solo verrebbero perdonati i presunti reati precedenti ma sarebbe accreditato un extra-bonus di reati da spendere impunemente sul suolo italiano .
L'extra-bonus contiene:

  1. 500 anni di galera per svaligiare gli appartamenti e borseggiare gli italiani.
  2. 700 anni di galera per mandare le donne ed i bimbi a prostituirsi o, in alternativa, 1300 anni di galera per guida in stato d'ebbrezza. Il bonus comprende anche la possibilità di falciare una cinquantina di persone sul marciapiede con premio di precisione se il bersaglio è semovente quale ad esempio potrebbe essere un ciclomotore.
  3. 3 milioni di KW/h di allacciamenti abusivi alla corrente elettrica o 3 milioni di metri cubi di acqua potabile da sottrarre alla rete idrica nazionale.
  4. 4000 giorni di questua.
  5. 25 firme prestigiose da poter contraffare.
  6. 120 donne da violentare, che salgono a 240 se esse portano la minigonna (vedi legge sulla responsabilità oggettiva della vittima).
  7. Novità: solo entro al territorio del comune di Venezia il bonus comprende casa con giardino e piscina gratis per gentile concessione del sindaco Cacciari.
  8. Fino a 3 km di garze, sei camion di cerotti e medicinali di fascia A,B,C tutti gratuiti.
  9. Un mazzo di carte al dì per poter giocare a scopone invece di lavorare.
  10. Gite in barca settimanali offerte dalle Capitanerie di Porto sicule in caso di fine settimana da/per le cose libiche.
  11. Dai 15 ai 30 assassinii non cumulativi senza contare quelli estivi perché d'estate col caldo s'impazzisce e non si è nelle facoltà di intendere e volere.
Se poi il Presidente del Consiglio decidesse anche di diventare estremista musulmano potrebbe beneficiare di:

  • Denominazione D.O.C di "guerrigliero" con tanto di marchio d'origine.
  • Posto permanente sul marciapiede di viale Jenner a Milano di metri quadri 3X2 in modo da poter pregare agevolmente cinque volte al dì verso la Mecca.
  • Spettacolo gratuito bisettimanale d'intrattenimento sul ghiaccio dal titolo "Holiday with icy Kalashnikov".
  • Due bombe a mano al mese da poter tirare verso gli infedeli, premio per la migliore mira un pupazzo di pelouche con timer interno.
  • Un coltello da macellaio in modo da poter tagliare la gola a coloro che pubblicano vignette sull'Islam.
  • Due sermoni al dì inneggianti alla guerra santa.
  • Un aereo della linea Boeing a scelta da far planare su un grattacielo a piacere.
Caspita, ora che ci penso, ma perché invece del Berlusca non ne approfitto io? Vado subito a tesserarmi come clandestino e fanatico religioso. Scusate, ora scappo, stasera ho appuntamento con il mio commercialista, devo usare il bonus degli assassinii finché è estate... ;-)

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29 giugno, 2008

Magnaccia style

Il nodo giustizia è ormai diventato il primo punto su cui intervenire, subito dopo le emergenze rifiuti, criminalità ed economia. La tracotanza di alcuni giudici politicizzati è diventata talmente invasiva e lesiva da essere percepita dalla popolazione italiana come un ostacolo non solo per l'attività legislativa tanto necessaria dopo la devastante esperienza Prodi, ma perfino eversiva nei confronti di un voto popolare liberamente espresso in aprile.

La gente, confrontando l'accanimento con cui certi magistrati si occupano di stupidaggini attribuite ai soliti noti della politica e l'inedia, per non dire garantismo, dimostrata nei confronti di veri assassini, terroristi e stupratori, ormai si è fatta un'opinione ben precisa: la magistratura funziona solo per proteggere una parte politica e/o per conservare il suo debordante potere, anziché per operare un servizio a favore della collettività.

Pochi giorni fa sono usciti dalla galera per decorrenza dei termini alcuni pericolosi mafiosi facenti parte di una potente famiglia. Ebbene, l'avvocato difensore ha dichiarato con atteggiamento quasi divertito che non ha dovuto nemmeno chiedere il rinvio del processo in quanto la cosiddetta "giustizia" si è tirata la zappa sui piedi prodigandosi in lungaggini e disinteressamenti. Tra rinvii da parte dei magistrati a future date da destinarsi e totale menefreghismo il risultato è che ora essi sono fuori, liberi di girare tra la gente senza che nessun magistrato si sia mai dato da fare per poter accelerare il processo che li vede imputati per molti omicidi.

Oltre all'uso continuato dell'arma vergognosa delle intercettazioni con le quali i magistrati artificiosamente montano casi che poi si sgonfiano come palloni, i giudici dispongono di un potere pressoché illimitato, indipendente ed autoreferenziato: nessuno paga per gli errori grossolani commessi, nessuno può venire criticato. La formuletta "in nome del popolo italiano" serve in realtà da paravento per una discrezionalità avente da sempre troppi gradi di libertà in cui i giudici sguazzano felici, perché anche quando sbagliano essi devono essere giudicati da altri magistrati loro colleghi, in una sorta di presa in giro collettiva che vede la magistratura come punto iniziale e terminale del giudizio.

Chiedere ai magistrati di giudicare loro stessi sarebbe come chiedere ad un imputato di condannarsi all'ergastolo. E' veramente un'anomalia a cui la politica deve porre immediatamente rimedio.

In tutto questo calderone di intercettazioni, sospetti, coltellate e teoremi irrompe sulla scena Di Pietro con le sue consuete manifestazioni di grande professionalità, anche grammaticale. Di Pietro, magistrato che attualmente ricopre una carica politica (ma guarda...) sta cercando di fare a Berlusconi ciò che i processi regolarmente svolti non gli hanno permesso, ovvero di rovinarlo e di cacciarlo in galera.

Anche in questo caso c'é da fare una considerazione di merito: come mai Berlusconi viene sbattuto sulle prime pagine dei giornali e coinvolto in scandali montati ad hoc solamente quando
se ne sta a capo di un governo, mentre quando è all'opposizione nessun giudice si preoccupa di inquisirlo? Notatelo: in due anni di governo Prodi si è parlato solo di Retequattro ma non sono state rilasciate alla stampa intercettazioni né si è dato vita a nuove indagini. Da aprile, invece, l'azione persecutoria dei magistrati si è improvvisamente ravvivata. Come mai questo interesse ad intermittenza?

In ultima analisi dobbiamo registrare una biasimabile caduta di stile di Di Pietro, che commentando le intercettazioni a carico di Berlusconi in cui egli invitava Saccà a far lavorare in televisione alcune ragazze che ne avevano evidentemente bisogno, ha definito il premier una specie di "magnaccia". Per chi non lo sapesse il "magnaccia" è un aguzzino di prostitute, uno sfruttatore a cui le ragazze devono dare i soldi di fine serata e che interviene in caso le cose non andassero liscie minacciando clienti e bastonando le sue "dipendenti" ove esse non guadagnassero abbastanza.

Secondo l'ultimo teorema Di Pietro, Berlusconi viene paragonato ad un magnaccia da sottobosco, uno che ha bisogno di esigere un "pizzo" da qualche ragazza in difficoltà quando con tutti i soldi di cui dispone potrebbe comprarsi a tranci l'Italia intera. Credete forse che il premier, se volesse scopare con una bella donna non ne avrebbe i mezzi e che fosse costretto ad inscenare questo ignobile ricatto - lavoro contro sesso - nei confronti di ragazze in difficoltà esponendosi tra l'altro con il suo primo concorrente mediatico?

Parimenti, credete forse che Di Pietro non abbia mai fatto una telefonatina ai suoi colleghi per "interessarsi" alle sorti dei processi che riguardano Berlusconi?

E' davvero una pagliacciata. E' normale, anzi, normalissimo che chiunque tra noi raccomandi qualcun altro o si interessi di qualcosa che lo riguarda direttamente, indirettamente o per sentito dire.

Lo faccio io quando fornisco un'indicazione ad un amico per un buon ristorante: guarda, vai qui e non là e la stessa cosa faccio quando parlo al titolare del locale con cui ho confidenza - senti, trattalo bene perché è un mio amico. Quante piccole raccomandazioni ognuno di noi quotidianamente fornisce ed accetta per sé od altri? Forse l'unico che non raccomandava era Prodi ma perché non contava assolutamente nulla.

La verità invece (e qui passiamo al lato meno faceto della cosa) è che utilizzando queste stupidaggini alcuni politici tra cui Di Pietro in prima linea creano un casìno tale da intralciare le riforme di cui l'Italia ha bisogno e che davvero interessano i cittadini.

A meno che non si pensi che sia preferibile vedere Retequattro sul satellite dopo essere stati rapinati a mano armata da qualche rom sotto casa.

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24 giugno, 2008

Cara, vecchia immunita'!

Vi era una volta un'Italia che divideva in due fascie i propri cittadini: la prima fascia era quella dei cittadini qualunque, soggetti a tutte le leggi promulgate dal parlamento. Vi era poi una seconda fascia, una casta privilegiata di parlamentari che godeva dell'immunità giuridica "per poter legiferare in tranquillità".

Tutti noi, all'epoca ci indignammo per questo privilegio riservato a pochi che ai nostri occhi significava potere assoluto. Effettivamente era così, l'Italia era marcia, bisognava cacciare i delinquenti che si annidavano in parlamento.

L'immunità venne soppressa e con essa iniziò a scatenarsi un altro potere: quello dei giudici.

All'inizio ci sembrò tutto rose e viole, i giudici mettevano in galera coloro che avevano sfasciato l'Italia: o meglio, mettevano in galera solo quelli di una parte politica. Aspettammo invano che tali giudici si svegliassero e lavorassero a 360° anziché a 180 ma per un motivo che allora ci sfuggiva gli esponenti del PCI, nonostante porcherie e collusioni da ergastolo erano sempre risparmiati dalla nuova casta.

Torniamo ora con la macchina del tempo ai giorni nostri: ci attenderemmo un cambio generazionale, invece no. Sorprendentemente ci ritroviamo molti degli stessi politici di allora tra i piedi, sono usciti dalla porta e rientrati dalla finestra e spesso nelle file dell'attuale opposizione.

Al governo, per fortuna, la vecchia casta in difficoltà è stata cambiata e sono subentrati altri uomini, efficienti e decisionisti. Se la nostra macchina del tempo ci portasse con un balzo da allora ai giorni nostri, capiremmo anche da che parte politica stia la nuova casta e quindi il perché siano state risparmiate dalle bufere giudiziarie tutte le vecchie ciabatte del PCI.

Ma, allora come ora, vi è sempre una casta a comandare: quella casta di tangentopoli che acclamammo e che nel corso degli anni ha acquisito un potere immenso è diventata un mostro, una specie di Moloch che inquisisce, processa ed accusa senza alcun fondamento, che sbatte gente innocente in galera, che addirittura pretende voce in capitolo in materia di promulgazioni delle leggi, che scarcera gli assassini, i delinquenti ed i terroristi, che si gira dall'altra parte se il colore dell'inquisito tende al rosso e monta processi ad orologeria contro coloro che non stanno dalla sua parte politica: una casta che adoperando l'arma sottile di infiniti minigolpe entra di prepotenza in spazi che non le competono.

Al pari della vecchia casta dei politici anche questa nuova casta non paga mai. Quando un processo fittizio per cui si sono spesi milioni di euro (sempre a carico dell'inquisito) termina con la non sussistenza dei fatti ciò che accade al giudice od al collegio è semplicemente la scomodità di liberare l'ufficio dai faldoni e metterli nei sovraffollati archivi statali. Sto scrivendo solo di Berlusconi? No, anche la vicenda Mastella insegna, un personaggio divenuto politicamente scomodo ed a cui i togati rossi hanno deciso di scavare la fossa usando il loro potere.

Un viaggiatore del tempo che fosse arrivato nel presente avrebbe trovato insomma una situazione molto peggiore di quella in essere durante la prima repubblica.

Ma una possibilità per uscire da questa situazione c'é: abbattere anche questa seconda casta.
E' ovvio che non ci si possa immaginare che la casta dei giudici abbatta se stessa, ma come allora accadde che la casta giuridica abbatté quella politica ora è necessario che quella politica abbatta quella giuridica, pur mantenendo intatto il concetto che chi subisce un processo per un reato reale deve essere giudicato.

Lo si potrebbe fare introducendo la responsabilità penale e civile del giudice (oggi se un giudice sbaglia per dolo, incompetenza, inerzia o colpa grave paga lo stato, cioè i cittadini stessi) ed una garanzia in più per coloro che al governo devono poter lavorare in tranquillità grazie all'introduzione di una specie di immunità temporanea.

Si potrebbe per esempio ipotizzare una legge che sospendesse i processi a carico dei ministri, del premier e delle tre principali cariche dello stato fino all'esaurimento del loro mandato (facendo slittare in questo caso anche la decorrenza dei termini).

In questo modo si potrebbero conseguire due specifici obbiettivi: il posizionamento di paletti ben precisi nei confronti di giudici "d'assalto" e contemporaneamente la possibilità di processare chi, tra i politici, ha effettivamente commesso dei reati, il tutto senza intaccare sia l'azione del governo che quella delle istituzioni.

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20 marzo, 2008

Un paese di pezzenti

Oggi 20/03/2008 entro in un centro commerciale per fare la spesa di Pasqua.

Infilo un euro nella fessura per sbloccare il carrello e parto: prima tappa, il negozio dove si effettuano le ricariche dei telefonini. Acquisto una ricarica che viene eseguita prontamente via telematica e riparto, mettendo la ricevuta della ricarica eseguita nel carrello insieme alla lista della spesa.

Passo per un negozio di software per PC e decido di entrare lasciando il carrello fuori per non intralciare i clienti in quanto il negozio non è dotato di molto spazio. All'uscita mi accorgo che il carrello non si è mosso e la ricevuta della ricarica è ancora lì ma manca la lista della spesa. Mi chiedo il perché. Vabbé, poco male, fortunatamente possiedo un'ottima memoria e ricordo tutto ciò che devo acquistare.

Mi dirigo alla cassa, pago ed arrivo alla vettura. Carico tutta la spesa e vado a rimettere al suo posto il carrello. Inserisco la chiavetta, il dispositivo scatta e che mi trovo nelle mani? Un gettone di latta. Ho subito capito: qualcuno si è preso la briga di seguirmi, aspettare che entrassi nel negozio, sostituire il carrello con quello nel quale aveva infilato il gettone di latta (ovviamente lasciandolo nella stessa posizione in cui si trovava il mio) ed addirittura si è preso la briga di spostare la ricevuta in modo che non mi accorgessi di nulla, dimenticandosi però di spostare anche la lista della spesa.

La cosa avrebbe dovuto farmi sorridere invece mi ha fatto innervosire. Se mi avessero rubato 50€ avrei capito, magari qualcuno per Pasqua voleva fare una gita fuori porta e non aveva i soldi per portarci i propri bambini o forse doveva comprarsi una dose o magari doveva mangiare, chissà. Almeno il lavoro del ladro ed il pericolo insito nello sgraffignare il denaro altrui sarebbe stato motivato dalla cifra, insomma, 50€ sono pur sempre 100.000 delle vecchie lire, pur se il potere d'acquisto è drammaticamente calato.

Ma rubare un euro è una cosa svilente e deprimente, neanche il famoso "ladro di galline" sarebbe capace di tanto, visto che un pollo costa €3,25. Certo si potrebbe obiettare che il "Lupin del supermercato" magari accumuli euro rubando più di un carrello, però mi pare un lavoraccio sottopagato, visto che per comprare due colombe pasquali dovrebbe procedere a ben 10 scambi, aumentando così notevolmente la percentuale di rischio a suo carico.

Ebbene, questo atto mi fa pensare: se in Italia vi è gente che si mette a girare per il centro commerciale allo scopo di fregarti un euro, come possiamo pensare che un contratto che ne prevede migliaia, che una transazione commerciale, una bolletta, un pagamento od un semplice acquisto non sia viziato da qualche e ben più sostanziosa ruberìa? Come ci si può fidare di un paese in cui i mentecatti abbondano e ne approfittano del fatto che i tribunali sono intasati per poterti spillare soldi che non vedrai mai più a causa della decorrenza dei termini o che potrai recuperare solo dopo dieci anni (se va bene e se il giudice non è anch'esso un paladino dei delinquenti) dopo aver speso almeno cento volte da un avvocato ciò che, a ragione, si pretende?

Mi chiedo come ci si possa fidare di un paese in cui si scoraggia la denuncia perché i tempi e le modalità per il recupero dei crediti si rivelano gineprai inestricabili che possono pure condurre alle sabbie mobili.

Innervosito ed intristito torno a casa, accendo la televisione ed appare il telegiornale: Alitalia ha debiti per 3 miliardi di euro e nella Napoli di Bassolino è sparita una fiumana di soldi. Chissà quanto carrelli si sono fregati...

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06 marzo, 2008

Veltroni e gli eroismi della classe operaia

No, non sono impazzito: riporto nel titolo un ridicolo commento di Veltroni a proposito del terribile incidente sul lavoro occorso a Molfetta. Sì, perché se non fosse per l'entità della tragedia avvenuta a causa dell'irresponsabilità di un singolo individuo, una simile affermazione sarebbe del tutto risibile.

Come ho già scritto nel mio articolo "Sicurezza (di morire) sul lavoro" la maggior parte delle morti bianche non sono causate dai datori di lavoro che la sinistra vuole far passare per avidi strozzini pronti a calpestare la vita altrui. Certo, vi sono casi come quello della ThyssenKrupp che gridano vendetta ed i cui responsabili andrebbero messi in galera a vita. In quel frangente ed in un delirio di onnipotenza Prodi gridò al mondo uno stentoreo MAI PIU'!!!.

Ma poiché Prodi non riesce a mantenere nemmeno la parola data cinque minuti prima figuriamoci se ci possiamo fidare di una previsione imperativa e roboante proiettata nel futuro. Eccoci infatti qui a scrivere nuovamente le stesse cose, con la differenza che rispetto alla vicenda della Thyssen le responsabilità dell'accaduto sono tutte dovute alla superficialità ed al menefreghismo di un membro dei lavoratori sempre commiserati dalla sinistra.

Oltre a ciò, ieri si è superato il limite: ho sentito al telegiornale che Veltroni, intervistato, ha rilasciato una dichiarazione nella quale si affermava che "l'episodio di Molfetta prova l'eroismo della classe operaia". Una dichiarazione stolta, oltre che fuori luogo ed errata, come se l'eroismo non fosse prerogativa che di metalmeccanici e del personale operaio e non DELLE PERSONE IN QUANTO ESSERI UMANI. Credo che molti, in simili concitati momenti, avrebbero fatto ciò che gli eroici colleghi dell'operaio finito dentro alla cisterna hanno fatto, sia essi fossero operai piuttosto che commercianti, avvocati, medici o disoccupati. Inoltre un'affermazione del genere se riferita a questa specifica vicenda è anche errata, in quanto una delle vittime che ha dato la vita per salvare i compagni era un uomo che sprezzantemente la sinistra chiama "il padrone".

Pertanto rendiamo onore ai cinque eroi che hanno compiuto un gesto commovente ed altruista ma non dimentichiamoci che il primo addetto alla manutenzione della cisterne è entrato senza alcuna protezione, senza maschera ed in maniera del tutto sconsiderata segnando in questo modo la sorte degli altri innocenti.

Ma c'é di più: fuori luogo è anche lo sciopero del mondo operaio per protestare contro la mancanza di sicurezza. Uno sciopero simile potrebbe andar bene in relazione al caso Thyssen ma mi domando invece a cosa serva quando la colpa è proprio di chi ne è rimasto vittima. Scioperare così, genericamente contro le morti sul lavoro è come scioperare contro la guerra senza partire dal fondamentale presupposto che c'é sempre il dittatore che la provoca fregandosene altamente delle risoluzioni dell'ONU. Parimenti, scioperare contro le morti sul lavoro serve come scioperare contro la nebbia in Val Padana, visto che di sicurezza proprio i diretti interessati sembrano fregarsene alla grande.

Giusta quindi l'attenzione per la sicurezza sul lavoro in quanto le proposte di miglioramento vanno sempre accolte con grande serietà e responsabilità ma a patto che le leggi non siano scritte dai beneficiari sulla carta igenica, esattamente come lo sono i programmi della sinistra.

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27 settembre, 2007

10 norme anticrimine

Da anni ormai il problema clandestini si riflette sulla popolazione in termini drammatici: agli italiani che delinquono si aggiungono infatti i clandestini in misura molto maggiore, tanto che le carceri scoppiano per il fatto che almeno il 70% dei detenuti proviene dall'estero.

Dal momento che un blogger può criticare l'operato di un governo ma deve anche saper proporre (altrimenti diviene un Grillo qualsiasi) ecco le mie proposte per ridurre considerevolmente il problema della criminalità che, ovviamente, devono essere applicate con severità ed inflessibilità.

  1. Pena di morte: per reati gravissimi come terrorismo, pedofilia attiva (violenza su minori), stupro, omicidio per futili motivi od a scopo di estorsione e mafia (camorra od 'ndrangheta) sia reintrodotta la pena di morte mediante iniezione letale da eseguirsi ad una settimana dalla sentenza definitiva. Ovviamente tale pena dovrebbe essere comminata SOLAMENTE in flagranza di reato e/o in presenza di prove INCONTESTABILI di colpevolezza.
  2. Lavori forzati: a tutti i condannati venga imposta la pena aggiuntiva dei lavori forzati per la costruzione e/o manutenzione di ponti, strade, autostrade, reti idriche e del gas. I condannati socialmente pericolosi alla fine della giornata lavorativa rimangano in cella, a quelli non pericolosi si conceda la facoltà di un un permesso serale purché dotati di collari elettronici. In caso (improbabile) di evasione, al condannato vengano triplicate le pene in essere nonché quelle pregresse con perdita immedita del permesso serale. Le vettovaglie, inoltre, vengano concesse "a cottimo" a seconda della produttività dimostrata sul lavoro.
  3. Annullamento dei benefici: tutti i benefici ora concessi per legge vengano annullati. La pena venga INTERAMENTE scontata.
  4. Impronte digitali: a tutti i cittadini italiani e stranieri (ed a maggior ragione ai i clandestini) vengano prese le impronte digitali.
  5. DNA: a tutti i cittadini italiani e stranieri (ed a maggior ragione ai i clandestini) venga preso un campione di sangue in modo da poter disporre di un'analisi del DNA.
  6. Nomadismo vietato: si vari una legge contro il nomadismo. In Italia il nomadismo dev'essere vietato per legge.
  7. Raddoppio della pena: per ogni reato commesso, il reato successivo raddoppi in termini di giorni di detenzione. Per i delinquenti incalliti sia promulgata una specie di "patente a punti", scaduti i quali il detenuto venga condannato all'ergastolo.
  8. Eliminazione della facoltà di grazia: venga tolta al Presidente della Repubblica la facoltà di concedere la grazia.
  9. Allontanamento dei clandestini: i clandestini che entrano territorio italiano vengano rimessi sul mezzo navale con cui sono arrivati e portati al limite delle acque territoriali da cui sono venuti, con carburante sufficiente solo per approdare alla costa di partenza.
  10. Responsabilità civile e penale dei giudici: i giudici siano sottoposti al regime di responsabilità civile e penale come tutti gli altri professionisti nel caso si rendessero responsabili di gravi negligenze.
Sicuramente un simile pacchetto di norme non debellerebbe del tutto il fenomeno della criminalità ma sarebbe utile per ridurre considerevolmente i reati che affliggono ormai quotidianamente l'Italia.

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