Libere Risonanze: gennaio 2010

26 gennaio, 2010

Del Bono e Del Prono

Eh, sì, triste spettacolo quello del PD alle regionali. La batosta in Puglia ha condannato la dirigenza a tornare al palazzo con le pive nel sacco. A Bologna la Garisenda pende così tanto che sta per crollare. Bersani fa un discorso incomprensibile perfino agli alieni e recita più o meno così (non ricordo esattamente ma ci vado vicinissimo): la nostra alleanza non dev'essere strutturata su una politica politicante, ma su una politica di convergenze. Voi avete capito qualcosa?

Ebbene, in tutto questo casìno politically crazy s'innesta la vicenda Del Bono che a Bologna lascia lo scranno per un presunto affaire Cinziagate.

Ora, esattamente come per Marrazzo e controcorrente rispetto ai forcaioli mi pare che il gesto di Del Bono sia stato avventato e sciocco: se davvero fosse stato convinto della sua innocenza avrebbe dovuto tenere ferma la rotta e continuare, almeno fino al terzo grado di giudizio.

Personalmente non ho elementi per giudicare la veridicità dello scandalo, quindi mi attengo alla presunzione di innocenza a cui mi sono sempre uniformato in questi casi. Certo, da elettore di centrodestra non posso che provare un sottile piacere nel vedere la sinistra in panne sotto la neve spingere gli asini recalcitranti per il sedere, però Dio non voglia che io desideri questo sulla pelle di un uomo.

Purtroppo, invece, sembra che in Italia si sia diffuso il malvezzo di puntare il dito e costringere alle dimissioni per ipotesi di reato ed avvisi di garanzia secondo l'ormai collaudata formula del "io intanto ti sego, poi si vedrà".

Mentre Bersani fa tutto il giro della piazza elemosinando alleanze e tornando nuovamente ed umilmente a genuflettersi di fronte a Di Pietro (che non fatica mica tanto perché gli basta aspettare che cadavere del leader del PD passi nel fiume) Del Bono deve inchinarsi proprio a quella logica di giustizialismo preventivo che Tonino rappresenta e che il PD ha deciso di ingoiare giocoforza come l'olio di ricino.

Capita così che il PD invece di difendere un suo uomo, lo scarichi supplicando pietà nei confronti di Di Pietro, proprio come faceva il KGB quando un suo agente veniva scoperto: gli alti piani lo lasciavano al suo destino, se finiva ammazzato tanto meglio.

Ma che volete farci, gira e rigira (è proprio il caso di dirlo) come vedete la sinistra torna ad essere sempre la stessa.

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14 gennaio, 2010

Pronto intervento mondiale

Vi sono cose che distruggono l'anima, che ci fanno non solo pensare ma anche inorridire.

Il mondo è da sempre soggetto a disastri naturali di proporzioni bibliche ma sembra che a nessuno, né ai paesi ricchi né a quelli poveri, nè alle destre né alle sinistre interessi più di tanto la creazione di una potente e rapida una struttura ben organizzata che in casi come quelli di Haiti intervenga tempestivamente in ogni parte del mondo.

Purtroppo, attualmente ci si mette a soccorrere le persone in difficoltà in ordine sparso ed ognuno con i propri mezzi, con il risultato che il coordinamento va a farsi benedire e così pure l'efficiacia degli aiuti. Mettendo poi in conto che gli aiuti sono spesso inadeguati, alla fine possiamo affermare senza tema di smentita che ogni paese che subisce un dramma del genere viene sostanzialmente abbandonato a se stesso. E noi sappiamo tutti, vista la vicenda dell'Aquila, cosa significhi un buon coordinamento e la tempestività degli interventi.

D'altra parte con le istituzioni internazionali che ci ritroviamo, stiamo freschi: l'ONU non ha altri obiettivi che far banchettare i suoi delegati e rompere le scatole a paesi come il nostro i quali cercano di regolare i flussi immigratori. Insomma, le Nazioni Unite fanno sempre ciò che non dovrebbero fare e non fanno ciò che sarebbe necessario.

Ebbene, in questo quadro generale una sola cosa è sicura: prima o poi, sarà questione di mesi o di anni, ma qualche disastro naturale mieterà le vite di centinaia di migliaia di persone in qualche parte nel mondo. Lo sappiamo per certo perché a distanza di qualche anno queste previsioni di catastrofi si sono sempre avverate: statisticamente, intendo.
Sarebbe come se in casa vostra voi aveste un varco nel muro che permette ai ladri di entrare ciclicamente ogni mese da quando siete nati: il non chiudere la breccia sarebbe idiota e scellerato.

Allo stesso modo, nel mondo, sappiamo che in media ogni tre-quattro anni capitano disastri di proporzioni bibliche e che i problemi sono sempre i soliti, difficoltà di raggiungere i luoghi, impreparazione, inadeguatezza dei mezzi di soccorso, mancanza di medicinali e di attrezzature.

Ora mi chiedo: se invece di crapulare attorno ad una tavola imbandita diramando comunicati inutili ed imbecilli, all'ONU si decidesse davvero di destinare, proporzionalmente alle capacità di ciascun paese, una buona cifra per la creazione di una grande e potente task force di soccorso, forse che questa organizzazione non sarebbe la più utile in circolazione?

Perché l'ONU non destina i principeschi fondi che i paesi le devolvono per iniziare a strutturare una specie di "Pronto intervento mondiale" invece che spenderli in convegni, tartine e ciclostili?
Si potrebbe ad esempio, con l'accordo di tutti quanti, destinare il 3 per mille di ogni transazione finanziaria, acquisto e prestazione d'opera in tutti i paesi del mondo alla creazione di questa forza di intervento rapido. In Italia si potrebbe destinare l'8 per mille non allo stato od alle chiese che sono già piene di soldi, ma obbligatoriamente ad un'iniziativa del genere.

Invece ogni volta ci tocca assistere a gente che muore di peste perché nemmeno riesce seppellire i morti.

E pensare che all'ONU hanno il coraggio di dare dei razzisti a noi...

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La capanna dello zio Tom

Le vicende di Rosarno hanno riproposto all'attenzione dei media e del paese la questione immigrazione che, come prevedevo, è giunta al suo naturale sbocco: la violenza selvaggia.

Gli immigrati, infatti, grazie alle politiche buoniste delle sinistre, hanno diffuso da un decennio a questa parte le solite lagne in cui ci accusano di razzismo. Ebbene, questo governo ha posto uno stop agli sbarchi dei clandestini ma la frittata è già stata fatta negli anni precedenti, in cui per dimostrarci generosi (e coglioni) abbiamo accolto qui mezzo mondo senza che chi arrivava avesse un lavoro, una casa ed un pò di denaro per campare.

Come ampiamente previsto questa gente è stata intercettata dalle varie mafie ed ora ci troviamo a fare i conti con tanti di quei clandestini che prima di ripulire il nostro paese occorreranno decenni. Beh, se non altro abbiamo iniziato e grazie a questo esecutivo.

La cosa che però non mi va giù di tutta questa vicenda è la doppiezza della sinistra: quando venne approvata la legge Bossi-Fini la sinistra scantenò contro il governo una vera e propria rivolta, latrando che tale legge era un vero e proprio atto di razzismo e che questa legge li avrebbe riportati nei loro paesi dove c'é fame, carestia e guerre; insomma, un corollario di sventure quasi che fossimo noi e non loro ad averle create. Ebbene, ora che la Bossi-Fini viene applicata ed i clandestini rimpatriati, la sinistra afferma che quella legge fu inutile perché non arrestò il flusso degli immigrati irregolari.

Per una volta sola, quindi, vorrei che la sinistra la smettesse di affermare una cosa e poi dichiarare il suo contrario: se la Bossi-Fini era così terribile facendo sì che gli irregolari foassero ricacciati in maniera disumana, allora perché i clandestini hanno continuato a giungere qui fino a quando non sono stati adottati i respongimenti in mare? Perché esistono da anni folle di clandestini che lavorano in nero come bestie?
Spesso sento i sinistri affermare che la Bossi-Fini è una legge mal fatta perché non ferma i clandestini: ma allora se è così fatta male, perché la sinistra non ne promulgò una adeguata che li fermasse davvero?

La verità è una: in realtà la legge Bossi-Fini non è stata mai applicata fino in fondo. La legge c'è ed è pure molto efficace, però le realtà locali in cui imperversa la mafia e la stessa sinistra hanno permesso di ignorarla. Ricordate quando si cercava di far terra bruciata attorno agli irregolari grazie alle denunce di medici, dentisti, insegnanti e quant'altro? Chi fu che si oppose con veemenza a tale provvedimento, che infatti non passò? La sinistra. E la mafia ringrazia.

Ebbene, ora siamo allo scontro civile e bisogna mettere a posto le cose prima che precipitino.

Per prima cosa bisogna impiccare senza alcuna pietà come fanno in Iran i mafiosi, gli sgherri, i caporali e gli affiliati che sfruttano questa gente. Così la smettono di dire che noi difendiamo sempre gli italiani, chi fa queste porcate deve pagare con la vita.

Per seconda cosa bisogna mandare a casa tutti coloro che non hanno un permesso di soggiorno. Subito e con rigore.

In terzo luogo, e questo davvero sarebbe giusto nonché sacrosanto, occorrerebbe far pagare agli iscritti delle sinistre tutti i danni che i clandestini hanno procurato a Rosarno.

Perché, cazzo, è ora di finirla che questi signori facciano i SanFranceschi con i soldi degli altri.

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08 gennaio, 2010

Camomillo Lapalisse

Noto con attenzione che anche Camomillo possiede l'imprimatur che contraddistingue tutti i leaders di sinistra: sembrano dischi rotti suonati al festival delle ovvietà.

Oggi Camomillo se ne è uscito con questa fesseria: altro che discussioni sul processo breve, le priorità sono lavoro, fisco e giovani. Grande arguzia, caro Camomillo, poi però lo vai a spiegare a chi sta in galera per decenni in attesa di giudizio quali sono le priorità; e comunque le tue frasi sono l'esatta fotocopia di quelle pronunciate già da Franceschini, Veltroni, Prodi, D'Alema & Co.

L'idea non sarebbe neanche malaccio se non fosse che qui essa si ferma. Dire che le priorità sono lavoro, fisco, e giovani è come dire che le priorità sono l'acqua, il burro e la gnocca. All'interno di queste priorità ci sta una tale quantità di possibili provvedimenti diversi ed opposti tra loro che nemmeno Pico della Mirandola saprebbe ricordare ed enumerare.

Se Camomillo dice che la priorità sono i giovani deve spiegarci concretamente cosa vuol fare, dove vuol tagliare, dove vuole spostare gli investimenti, come farà a far quadrare il bilancio, su quali strutture punta, come le riformerebbe, insomma, dovrebbe fornirci l'esatta strategìa riformistica.

Personalmente, quando è andata al governo la sinistra, ho invece notato un collasso delle istituzioni dedicate ai giovani a cominciare dagli impliciti e carbonari "diritti" dello studente ai provvedimenti presi per la scuola, ovvero dal sei politico ai "debiti formativi" che hanno indotto branchi di caproni a pascersi dei posti di lavoro che di diritto sarebbero dovuti essere riservati ai più meritevoli. Non a caso quando la Gelmini ha introdotto un pò di rigore le piazze si sono riempite di mandrie bovinamente pseudoscolarizzate di mocciosi ululanti.

La differenza tra Berlusconi e Camomillo, quindi, è tutta lì (e dici poco)! Berlusconi spiega come farà a governare, dove prenderà i soldi, come li impiegherà e soprattutto come farà a tenere il bilancio sotto controllo. Camomillo invece si ferma ad una pura dichiarazione sensazionalistica e lapalissiana, sparando ovvietà che per loro stessa natura ed a causa del solito vacuum di concretezza si tramutano nelle solite tiritere a cui nessuno più crede.

A volte vorrei vedere pasteggiare Camomillo: chissà se ordina una bottiglia d'acqua bagnata...

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06 gennaio, 2010

Barack, ci siamo svegliati?

C'era qualcosa che non andava e lui era l'unico a non averlo ancora capito. Mi riferisco all'atteggiamento servile di Barack Obama nei confronti delle grandi dittature islamiche e dell'inettitudine nei confronti della lotta al terrorismo.

Se c'era uno che ci sapeva fare, ebbene, quello era George Bush. Con lui al potere i terroristi magari piazzavano bombe e si facevano saltare esattamente come ora, però prendevano anche delle belle batoste. Con George Bush al potere, però, nessuno stato che aiutasse i terroristi a farla franca poteva dirsi al sicuro, né il suo governo. Ne sa qualcosa Saddam Hussein, ne sanno qualcosa i talebani e pure Ahmadinejad che faceva la voce grossa ma poi tremava.

Con Obama tutto questo patrimonio è andato perduto. Obama ha pervicacemente cercato di perseguire la politica della mano tesa, con il risultato che l'Iran fa di testa sua massacrando oppositori e fregandosene di ONU e delle risoluzioni-straccio sul nucleare, i talebani si sono riorganizzati tanto che Barack è costretto ad inviare altri soldati ed elemosinarne pure i nostri per poter far fronte alla minaccia, ed terrorismo sul territorio dei paesi occidentali ha ripreso vigore.

Ma a Barack interessava un atto simbolico: chiudere Guantanamo. Sai che vittoria.

E così, mentre sul fronte interno Obama sta facendo bene creando per gli States una sanità pubblica che non costringa il cittadino indigente a crepare sotto ad un ponte (ma noi nella tanto vituperata Italia ci eravamo già arrivati da un pezzo grazie a Mussolini) sul fronte di politica estera finora è rimasto addormentato come un ghiro.

Obama dopo il tentato attentato all'aereo di linea statunitense sembra essersi svegliato dalla filosofia del "volemose bene" ed oltre a preparare l'attacco contro i terroristi nello Yemen ha fatto il cazziatone ai responsabili dei servizi segreti. Ma chi farà il cazziatone a lui, visto che l'attuale impennata del terrorismo è specialmente causa sua? Dovremo forse fargli prendere lezioni dal ministro Maroni, uno che di legnate ai delinquenti mafiosi se ne intende?

Speriamo che si sia riposato bene, nel sonno di quest'anno, perché d'ora in avanti c'é da menare le mani e pure forte.

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