E' indubbio che il partito di Casini possa fare ciò che vuole del suo consenso: nessuno nega che Pierferdinando possa prendere qualunque decisione ed allearsi con chi vuole, sempre che ci riesca.
Altra cosa è la moralità politica insita in ciò che Casini cerca di fare: il partito di Casini ricorda vagamente quel Partito Socialista che faceva da ago della bilancia tra lo schieramento della DC e quello delle sinistre. La differenza, però, è che in quanto decisivo in termini di voti il vecchio PSI poteva permettersi il lusso di prendere per la gola i democristiani e di piegarli ai suoi capricci.
Oggigiorno, invece, le cose stanno diversamente: la maggioranza secondo gli ultimi sondaggi naviga tranquillamente verso il 50% dei consensi, più di quanto essa non avesse ottenuto alle politiche e decisamente di più delle europee che rappresentarono un breve momento di difficoltà per il centrodestra. Inoltre l'alleanza tra Lega e PDL è fortissima e non vi si sono nubi all'orizzonte. In più il popolo del centrodestra compatto vede il partito di Casini come spazzatura da prima repubblica, la classica vecchia balena bianca ora ridotta al massimo alle dimensioni di un tonno ma avente lo stesso peccato originale del vecchio partito, che è poi lo stesso peccato di cui si macchia la Chiesa, ovvero il rompere le palle quando si cerca di promulgare leggi in difesa dell'Italia. Per questo motivo mai il popolo del centrodestra vorrà in seno una simile serpe, vista l'atroce esperienza di continua mediazione che Berlusconi dovette operare durante il suo precedente governo. D'altra parte Berlusconi, schifato, l'ha detto: per fortuna l'UDC è rimasto fuori dall'esecutivo. Parole sante.
Analizzando la situazione dall'altra parte, parimenti, Casini dovrebbe non dormire sonni tranquilli. All'opposizione c'é uno schieramento in coma profondo, lacerato, litigioso, caotico, inetto, irrisoluto, eterogeneo e penoso per quantità ma sopratutto per qualità. In una guerra totale all'arma bianca ed in un polo nel quale la parola d'ordine è tutti contro tutti, il partito di Casini rappresentarebbe ciò che Mastella rappresentava nel governicchio Prodi: un ulteriore e spaventoso boomerang. Immaginate uno schieramento che andasse ancora dai comunisti a Casini, Di Pietro compreso e con un Bersani che dorme sonni eterni, perché come da me ampiamente previsto (
Vedi Post) Camomillo non solo non ha carisma ma non è minimamente capace di fare il leader, se non come collaudatore in un'azienda di sonniferi. In secondo luogo anche il popolo del centrosinistra vede in Casini un personaggio politico da evitare come la peste, visto come esso ha reagito nelle primarie pugliesi.
Insomma il problema di Casini è che
da un parte sono troppo forti per volerlo attaccato alle suole e
dall'altra sono troppo deboli per dargli una chance: anzi, l'unica cosa che accomuna i nostri elettorati è che entrambi lo rifiutano sdegnosamente.
Pertanto Casini si accontenta di fare il giochino delle alleanze a geometria variabile che può riuscire finché ci si trova in situazioni locali ma che a livello nazionale risulterebbe inattuabile e controproducente per entrambi i poli perché l'UDC è un rompiscatole cosmico: per questo motivo il rifiutare una simile alleanza è per entrambi gli schieramenti un motivo d'orgoglio, da una parte perché i vincitori delle elezioni possono dire di averne potuto fare a meno e dall'altra perché i perdenti possono arrogarsi il merito di uscire sconfitti ma con un minimo di dignità.