Libere Risonanze: febbraio 2010

26 febbraio, 2010

Mills di questi giorni!

La Cassazione ha sentenziato: il processo Mills è prescritto.

Questo verdetto apre scenari molto differenti da quelli che la sinistra ed i giudici politicizzati si auguravano: in pratica i difetti della giustizia che questi ultimi difendono in blocco si sono loro ritorti contro.

Tutta la questione Mills ruotava attorno alla vicenda Attanasio. Come ho avuto modo di spiegare in un mio post (Giustizia cieca, giustizia bieca) i giudici non avevano tenuto conto delle richieste della difesa del premier perché la sentenza di condanna era già scritta in partenza. Ora sarà loro molto difficile perseguitare il Cavaliere, anche se l'altra faccia della medaglia è che essendo il processo Mills andato in vacca, Berlusconi non potrà dimostrare appieno la sua innocenza.

Il problema, però, sarebbe stato che qualunque cosa Berlusconi avesse portato a sua discolpa sarebbe stato ignorato e la condanna scritta a priori. Ecco perché la prescrizione capita a fagiolo, fa giustizia per un'altra via di un processo usato contro il Cavaliere.

Oggi è davvero un brutto giorno per i sinistri e certa magistratura, a cui consigliamo un bell'esame della bilirubina visto che tra elezioni e boomerang mediatici ormai la loro bile starà esalando l'ultimo respiro.

E scusate se esulto: goduriaaaaaa!!!

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20 febbraio, 2010

Elezioni in tribunale

Tante volte mi chiedo se sia il caso di organizzare le votazioni per le elezioni nelle scuole italiane.

Già, perché ormai ogni elezione è accompagnata dalla solita valanga di fango riversata su Berlusconi per mano di parte della magistratura, politicizzata ed alleata con la sinistra: a mio parere le elezioni ormai dovrebbero tenerle nei tribunali, visto l'evidente costume di attaccare il centrodestra con illazioni ed avvisi di garanzia.

Stavolta, però, la tattica è cambiata: qualcuno (e sottolineo qualcuno, ovvero pochi) nella sinistra ha capito che colpire la corazzata Berlusconi è impossibile perché tale unità ha cannoni di gran lunga più più potenti, più precisi e devastanti di tutti quelli della sgangherata flotta sinistra messi insieme. Pertanto, viste le batoste a cui viene costretta ad ogni elezione "l'Armada Invencible", i sinistri ed i loro "Bravi" manzoniani hanno pensato bene di cannoneggiare i collaboratori di Berlusconi, tra cui Bertolaso e Micciché.

Francamente credo che questa si rivelerà una tattica sterile se non controproducente, da momento che Bertolaso è dopo Padre Pio l'uomo più stimato in Italia e Micciché, tirato in ballo da Repubblica (e questo già è una garanzia di innocenza) assolutamente determinato a dimostrare la sua estraneità alle illazioni che gli si contestano.

Insomma, il new deal di queste elezioni è già tracciato: non riusciamo a colpire l'ammiraglia, accontentiamoci delle navi di scorta.

In fondo per chi è a corto di munizioni e sta affondando con l'acqua alla gola, la disperazione può regalare anche qualche piccola autoesaltazione.

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15 febbraio, 2010

Aridatece Rosarno

Gli episodi di criminalità e di vandalismo accaduti e Milano ed a Rosarno sono emblematici di una differenza nettissima tra come non ci si dovrebbe comportare e come invece si dovrebbero trattare certe questioni.

A Milano imperversano gang di immigrati, non mi interessa se regolari o no, che si appropriano di interi quartieri costringendo la popolazione alla paura ed al silenzio.
A Rosarno, invece, la gente è scesa nelle strade con spranghe e cattiveria, facendo scappare i delinquenti come scarafaggi. Onore al merito di questo piccolo ma grande paesino.

Ebbene, la differenza tra queste due realtà sta proprio in questo: la reazione della gente.
A Milano la cosiddetta "civiltà" dei propri residenti li costringe a subire danni e situazioni insostenibili senza soluzione di continuità. A Rosarno, invece, i cosiddetti "incivili" del sud hanno risolto il problema da soli, un pò di bastonate e i bulli si sono trasformati in pecore tanto che la polizia non è intervenuta per proteggere i cittadini ma per proteggere gli extracomunitari.

Ebbene, abbiamo visto tutti le immagini di immigrati che sfasciavano le vetrine, ribaltavano cassonetti ed auto in sosta, svellevano cartelli ed appiccavano fuoco a tutto ciò che trovavano, ovviamente di proprietà di comuni cittadini milanesi, che magari hanno faticato anni per potersi permettere una vettura. Tra l'altro queste manifestazioni sono del tutto gratuite, perché la querelle a differenza di Rosarno non è tra la popolazione e gli immigrati ma tra bande di immigrati.

E così, a causa di regolamenti dei conti tra extracomunitari ad andarci di mezzo è stata la popolazione italiana o straniera regolare, che aveva avuto la sola colpa di risiedere in un posto decretato da questo bastardi come campo di battaglia per le loro porcherìe.

Ovviamente subito i sinistri hanno cavalcato la protesta contro il governo: secondo loro occorre più integrazione e meno repressione, una teoria allucinante, visto che proprio il silenzio e la tolleranza degli abitanti della zona ha permesso a questi vandali di appropriarsi del territorio.

D'altra parte il silenzio non fa altro che rendere più aggressivi i delinquenti e le cure alla camomilla, ovvero le denunce alle autorità (che si tramutano in carta straccia) sono un'arma ridicola. Vorrei vedere Bersani costringere i Latin Warriors, gli spacciatori e le puttane ad istruirsi in una scuola. La sinistra, da sempre fuori dal mondo, propone di sparare ad un elefante imbizzarrito con una pistola ad acqua, rimedio che produce lampanti risultati: dopo aver lasciato entrare questo marciume nel nostro paese per anni ed anni motivando la scelta con la chimera dell'integrazione, ora criticano il governo per il fatto che tutta questa gentaglia provoca disordini, danni, violenze e situazioni intollerabili.

Qualcuno dovrebbe spiegare a Bersani & Co. che per rimettere a posto il paese dopo il tracollo che a causa sua e dei suoi alleati è stato provocato permettendo l'immigrazione selvaggia quando erano al governo ed intralciando leggi severe quando stavano all'opposizione, occorreranno anni ed anni.
Tra l'altro i sinistri sbraitano da un pulpito senza averne alcun diritto, visto che quando al potere c'erano loro non sono riusciti ad approvare nemmeno uno straccio di legge in materia.

E così la civilissima Milano sopporta, continuando a nascondersi dietro inutili denunce di cui i delinquenti continueranno a farsi beffe: Rosarno invece si ribella, scende in piazza e dà la caccia ai vandali perché con gente che si definisce "Warriors" (guerrieri) l'unico linguaggio possibile non è quello delle carte bollate o della galera ma quello delle botte da orbi.

E poi dicono che il sud è arretrato...

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10 febbraio, 2010

Ipocrisie comparate

Definire i sinistri degli ipocriti è sbagliato. L'ipocrisia è un atteggiamento riduttivo al confronto di ciò che il comportamento dell'opposizione dimostra essere.

Per chi ancora non lo avesse capito, suggerirei di prendere due uguali dichiarazioni e compararle, quindi registrare le reazioni dei sinistri.

La dichiarazione di uno stato canaglia come è l'Iran e del suo regime di barboni e scimmie pronunciata da Berlusconi alla Knesset è stata accolta dai sinistri come la fine del mondo. Si va dalle reazioni più gentili come "la dichiarazione è stata sconveniente" ai soliti insulti, che preferiamo non riportare perché volgari e rozzi.

Ebbene, se leggete l'articolo del Corriere della Sera ed i commenti a piè di pagina ci si renderà conto del livore con cui il discorso di Berlusconi è stato rigettato dall'opposizione. Secondo i sinistri, Berlusconi di fronte alle minacce di Ahmadinejad di radere al suolo Israele con arsenale atomico avrebbe dovuto glissare o magari coprire con le solite lasagnate politichesi la realtà della situazione. Insomma, Berlusconi sarebbe dovuto essere "politically correct" in perfetto "Bersani style", ovvero fare un gran bel discorso pieno di arzigogoli gotici ed architettato in modo che nessuno ci capisse un piffero. Per fortuna invece Berlusconi parla chiaro e non si deve compilare una settimana enigmistica ogni volta egli che prende la parola di fronte al microfono come fanno i leaders della sinistra, che profferiscono tutto ed il suo contrario lasciando l'ascoltatore nel dubbio che si sia parlato in sanscrito.

Senonché ancora Corriere della Sera, appena ieri ha pubblicato un articolo su Obama il quale in una conferenza stampa ha usato le stesse identiche parole del premier italiano (anzi, anche più spinte). La differenza con il precedente caso sta però nell'assenza assoluta di critiche, insomma, nessun sinistro se ne è scandalizzato e nessuno ha osato turpiloquiare Obama. Capirai, dopo essersi sbracati sbavando per l'attuale Presidente degli Stati Uniti ora mica i sinistri possono ingoiare la loro stessa bava.

E così un altro colpo alla credibilità della sinistra, se mai ce ne fosse stata anche solo una parvenza, è andato a segno.

Dimostrare la malafede dei sinistri è un gioco da ragazzi, basta prendere due articoli e fare come nei corsi di veterinaria quando gli studenti devono affrontare anatomia comparata, solo che in quel caso un'anatomia differisce dall'altra essendo però entrambe egualmente valide.

Ai sinistri invece bisognerebbe spiegare che il gatto non è un volatile e che la serpe non ha le zampe: al massimo può averne due quando sta in piedi in una piazza per cantare l'internazionale.

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08 febbraio, 2010

Just an illusion

Era una nota canzone in voga negli anni '80. Gli Imagination imperavano ed ognuno di noi ha ballato sulle note della loro più conosciuta canzone. Ebbene, Di Pietro ha avuto il merito di rispolverarla e di riproporla al pubblico del suo congresso.

Si parte con un bel "io non voglio morire sotto questo regime fascista", bella iperbole, non c'é dubbio, peccato che Di Pietro dimentichi che il centrodestra è stato eletto dal popolo, che non ha preso il potere con un colpo di stato e che quindi di fascista questo governo non ha nulla. Inoltre Tonino con questa frase auspica per se stesso una vita lunghissima, visto che il centrodestra di questo passo governerà finché il Sole non si spegnerà. Hai capito il furbetto?

Poi Tonino lancia l'ennesimo proclama senza colonna vertebrale che suona più o meno così: basta con le proteste sterili, bisogna costruire una valida alternativa per sconfiggere politicamente Berlusconi. Il cipiglio è affascinante, l'italiano impeccabile grazie al foglio che egli legge diligentemente. Il contenuto, invece, è patetico.

Anche in questo caso Tonino si basa su una chimera perché è esattamente "la valida alternativa" a mancare e, nemmeno a dirlo, non se ne trova il bandolo. Una valida alternativa, infatti, non si può limitare ad un'accozzaglia di partiti messi lì alla Prodi ma dovrebbe constare di un accordo generale su tutti i problemi che un governo si trovasse a risolvere, non solo quelli inerenti ad un eventuale programma condiviso ma anche quelli riguardanti eventuali imprevisti di percorso.

E qui casca l'asino (indovinate chi è) per tre validi motivi:

Primo, i partiti di sinistra sono in feroce disaccordo non su ALCUNE questioni ma su OGNI questione e nessuno vuole prenderla persa. L'unico modo per avvicinarsi alle percentuali del governo (e dico avvicinarsi, non superare) sarebbe quello di mettere assieme cani e porci come fece Prodi. Un'operazione simile sarebbe accolta dal popolo della sinistra, dai suoi leaders e dall'Italia tutta come un insulto, viste anche le figurette che la vecchia compagine di governo fece nel corso di soli due anni.

Secondo, un'eventuale proposta del centrosinistra sarebbe invisa alla stragrande maggioranza degli italiani. Per esempio sugli immigrati ogni sondaggio riflette che più del 90% dei nostri concittadini accoglie con entusiasmo le posizioni di rigore e di durezza della Lega e del PDL. Una proposta "diversa" non potrebbe essere altro che il suo opposto, ovvero l'apertura delle frontiere. Ebbene, siccome mi risulta che in una democrazia (e non in un fascismo come arringa Di Pietro) la parola spetti al popolo e viste le percentuali bulgare che, nonostante la crisi, il centrodestra riscuote in tutt'Italia, credo che il centrosinistra rimarrà sine die senza programma, senza argomenti ed anche a bocca asciutta.

Terzo, il partito di Camomillo Bersani odia Di Pietro come il diavolo. Per la verità il PD odia anche se stesso facendosi continuamente del male tra scandali, lotte intestine, correnti, correntoni e primarie-smacco. Bersani, abbracciando con calore Di Pietro e genuflettendosi nei confronti della sua leadership politica dimostra di essere un comandante al semolino con la capacità di buttare al macero quell'ormai debole consenso politico che non riuscirà mai ad imporre. Vedere Camomillo sorridere ed abbracciare Tonino come se fosse la Madonna mi ha ricordato il mestiere del lustrascarpe con l'aggiunta di qualche numero di acrobazia per intrattenere il cliente, il quale gli comanderà seduto, alzati, fai la capriola, lasciandogli poi qualche spicciolo. Già mi diverto a vedere la faccia degli elettori di sinistra.

Comunque sia, Tonino non disperi, la possibilità che "il regime fascista" cada c'é, eccome.
Basta prendere un bel sonnifero. Il problema è...che poi ci si risveglia.

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05 febbraio, 2010

L'involuzione della specie

E' un ominide piccolo e fragile e come tutti gli ominidi piccoli e fragili abbaia per fare la voce grossa.

Ahmadinejad è, dopo Saddam Hussein, l'esempio lampante di chi del mondo non ha capito un cazzo. Oddio, non che non ce ne siamo mai accorti, s'intende.

L'ominide in questione vaneggia tra il pensiero di polverizzare Israele, la negazione dell'olocausto ed il credere che il suo paese sia una superpotenza che invece non è.
L'ominide in questione all'interno del suo paese ammazza, schiavizza, reprime e tortura. All'esterno di esso si farebbe ridere dietro, se non fosse che tocca argomenti tragici e per nulla divertenti come la Shoah.

L'ominide definisce tutti i paesi del mondo a turno "servi" dei sionisti, degli americani, dell'occidente e non si accorge che l'unico servo è proprio lui, ma della sua incompetenza, della sua malafede, della sua ignoranza e della sua vigliaccheria.

L'ominide vorrebbe avere alla bomba atomica ma non glie la lascieranno mai costruire, perché se fosse in procinto di arrivarci, lui sì verrebbe seppellito dai razzi.

L'ominide crede di poter ricattare il mondo ma così come il buon (si fa per dire) Saddam che è stato impiccato, nel caso egli facesse troppa confusione c'é una bella forca ad attenderlo.

L'ominide non si rende conto di ciò che sta rischiando, il popolo gli si sta rivoltando contro e così tutti i paesi del globo, che lo ostracizzano. Solo pochi sinistri e l'ONU lo stanno ad ascoltare. Un bellissimo paese come l'Iran, culla della storia e della cultura non merita un ominide così e nemmeno la cricca degli autoproclamatisi "santoni" che lo tengono sotto il giogo.

L'ominide non ha capito nulla: almeno le scimmie quando vedono il pericolo hanno il buon senso di scappare.

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01 febbraio, 2010

Poca legna nel terzo forno

E' indubbio che il partito di Casini possa fare ciò che vuole del suo consenso: nessuno nega che Pierferdinando possa prendere qualunque decisione ed allearsi con chi vuole, sempre che ci riesca.

Altra cosa è la moralità politica insita in ciò che Casini cerca di fare: il partito di Casini ricorda vagamente quel Partito Socialista che faceva da ago della bilancia tra lo schieramento della DC e quello delle sinistre. La differenza, però, è che in quanto decisivo in termini di voti il vecchio PSI poteva permettersi il lusso di prendere per la gola i democristiani e di piegarli ai suoi capricci.

Oggigiorno, invece, le cose stanno diversamente: la maggioranza secondo gli ultimi sondaggi naviga tranquillamente verso il 50% dei consensi, più di quanto essa non avesse ottenuto alle politiche e decisamente di più delle europee che rappresentarono un breve momento di difficoltà per il centrodestra. Inoltre l'alleanza tra Lega e PDL è fortissima e non vi si sono nubi all'orizzonte. In più il popolo del centrodestra compatto vede il partito di Casini come spazzatura da prima repubblica, la classica vecchia balena bianca ora ridotta al massimo alle dimensioni di un tonno ma avente lo stesso peccato originale del vecchio partito, che è poi lo stesso peccato di cui si macchia la Chiesa, ovvero il rompere le palle quando si cerca di promulgare leggi in difesa dell'Italia. Per questo motivo mai il popolo del centrodestra vorrà in seno una simile serpe, vista l'atroce esperienza di continua mediazione che Berlusconi dovette operare durante il suo precedente governo. D'altra parte Berlusconi, schifato, l'ha detto: per fortuna l'UDC è rimasto fuori dall'esecutivo. Parole sante.

Analizzando la situazione dall'altra parte, parimenti, Casini dovrebbe non dormire sonni tranquilli. All'opposizione c'é uno schieramento in coma profondo, lacerato, litigioso, caotico, inetto, irrisoluto, eterogeneo e penoso per quantità ma sopratutto per qualità. In una guerra totale all'arma bianca ed in un polo nel quale la parola d'ordine è tutti contro tutti, il partito di Casini rappresentarebbe ciò che Mastella rappresentava nel governicchio Prodi: un ulteriore e spaventoso boomerang. Immaginate uno schieramento che andasse ancora dai comunisti a Casini, Di Pietro compreso e con un Bersani che dorme sonni eterni, perché come da me ampiamente previsto (Vedi Post) Camomillo non solo non ha carisma ma non è minimamente capace di fare il leader, se non come collaudatore in un'azienda di sonniferi. In secondo luogo anche il popolo del centrosinistra vede in Casini un personaggio politico da evitare come la peste, visto come esso ha reagito nelle primarie pugliesi.

Insomma il problema di Casini è che da un parte sono troppo forti per volerlo attaccato alle suole e dall'altra sono troppo deboli per dargli una chance: anzi, l'unica cosa che accomuna i nostri elettorati è che entrambi lo rifiutano sdegnosamente.

Pertanto Casini si accontenta di fare il giochino delle alleanze a geometria variabile che può riuscire finché ci si trova in situazioni locali ma che a livello nazionale risulterebbe inattuabile e controproducente per entrambi i poli perché l'UDC è un rompiscatole cosmico: per questo motivo il rifiutare una simile alleanza è per entrambi gli schieramenti un motivo d'orgoglio, da una parte perché i vincitori delle elezioni possono dire di averne potuto fare a meno e dall'altra perché i perdenti possono arrogarsi il merito di uscire sconfitti ma con un minimo di dignità.

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