Libere Risonanze: marzo 2006

30 marzo, 2006

Williams: quando finalmente i delinquenti pagano.

--- Vecchio Articolo ---
Strana rotazione, quella del mondo. Finora verso est in senso antiorario ma improvvisamente, un bel giorno, ci si alza vedendo il sole albeggiare ad ovest. E tutti quanti, bovinamente, a dire sì, che in fondo la cosa è normale.

E' questa la sintesi della vicenda di Stanley Williams, emerito delinquente pluriomicida e capo di una gang efferata, trasformatosi magicamente (e solo dopo che l'avevano acchiappato...) nel paladino della difesa dei diritti sociali. In fondo c'é più dignità in Saddam Hussein che sa di dover andare alla forca negando spudoratamente i suoi crimini ma combattendo per la sua folle linea politica senza muoversi di un millimetro dalle sue convinzioni. Questo, affermato ovviamente con tutta l'antipatia ed il disprezzo che provo per l' ex dittatore iracheno il quale merita di fare la fine che gli si prospetta.

Sarebbe comico (se non fosse per la tragicità della vicenda che coinvolse 4 innocenti cittadini americani) enumerare le vicende di tutti quei delinquenti incalliti che, una volta al fresco e sapendo che sarà la loro vita ad essere messa in discussione, come l'Araba Fenice trasformano radicalmente le prospettive divenendo pacifisti e perbenisti. A questo punto ci chiediamo: qual'é il significato della pena ? Essa si commina per la responsabilità delle proprie azioni o per ciò che presumibilmente si è diventati in galera ? Ed ancora: chi mi impedisce, una volta al fresco, di mostrarmi un grande filantropo per il solo scopo di vedere il sole senza sbarre o di evitare l'iniezione letale ? Ricordiamoci che molti sono i galeotti usciti per buona condotta ma che sono stati beccati dopo pochi mesi a reiterare il reato od a compierne di nuovi.

Mai, dico, mai che un assassino si penta e si ravveda prima della sentenza o meglio, quando è ancora libero.

Pertanto, cosiderando il benefico influsso della pena capitale sulla componente spirituale del condannato di turno, scaturisce in tutto il suo spendore l'apoteosi della sedia elettrica (nel caso italiano meglio sarebbe a metano...): poiché appare evidente che le condanne a morte hanno il metafisico potere di ispirare, evocare, estrapolare e divulgare la ceme de la creme dell'animo umano, tali condanne sono auspicabili per la rinascita (si spera il più tardi possibile) degli effettivi responsabili dei fatti più gravi ed odiosi.

Logicamente anche il nostro paese nel suo piccolo non è immune da questo rinascimento: come per la vicenda Williams anche il caso Sofri può essere, sebbene con le opportune differenze, annoverato tra i miracoli del petroliniano trasformismo dell'animo umano. Evidentemente la galera rende intelligenti, moderati, perfino mistici. C'é chi sente la voce interiore, chi il richiamo della coscienza; ho letto di uno che ha perfino visto la Madonna, la quale stranamente s'é mostata a cose fatte. Mi chiedo perché la domenica non s'invitino i fedeli a pregare nelle carceri, invece che nelle chiese, tanto misticismo sprizza da quei luoghi. Ma torniamo a Sofri: tre gradi di giudizio, più di cento giudici, una condanna pesantissima sul piatto della bilancia e si parla ancora dell'opportunità di scarcerare il detenuto. Certo, qui in Italia non si mettono alla forca i criminali (c'é chi se la meriterebbe), anzi, in genere sono proprio i delinquenti che se ne vanno a zonzo con la complicità della sinistra mentre le brave persone sono bastonate in ogni luogo. Ma se nel caso Sofri di problemi di salute davvero si tratta, sarebbe allora molto più logico curarlo sospendendo la pena fino alla sua completa guarigione per poi fargli trovare la cella calda non appena egli si è ristabilito, così da permettergli l'espiazione completa del peccato. D'altronde anche coloro che si confessano in Chiesa non si lavano così facilmente la coscienza ma devono percorrere una strada irta di sacrifici e di espiazioni, altrimenti saremmo tutti a fare lacrimuccia nel confessionale per poi a fregarcene appena girato l'angolo. La galera deve essere a tutti gli effetti un istituto di pena e non di rieducazione. Deve cioé rappresentare un deterrenza. Ed il pentimento dev'essere dolore. Certo, nel frattempo ci si può "autorieducare" imparando un mestiere, ma questo deve avvenire in prigione e fino alla fine della pena: una volta pagato il debito con la società, c'é sempre tempo. Basta saper aspettare la chiamata del secondino e poi rimboccarsi le maniche. Così lo spacciatore potrà fare il mugnaio, l'assassino il macellaio, il ladro proporre i bond argentini e lo stupratore il ginecologo.

Nella vicenda Williams è stata invece data all'individuo una possibilità ancor più grandiosa: quella di sublimare, ovvero di passare dallo stato solido a quello aeriforme, permettendogli di diventare un angelo a tutti gli effetti. Altroché Nobel per la pace e programmi per bambini, finalmente il Williams potrà intercedere in Paradiso per tutti noi poveri fessi che per soldi o per divertimento non ammazziano la gente per strada.

La legge dell'incompenetrabilità dei corpi.

--- Vecchio Articolo ---
I cittadini onesti ne sentivano davvero la necessità. A Natale è tradizione essere tutti più buoni e quindi, si è pensato, che cosa di meglio si può inventare se non un'altra favolosa amnistia "una tantum" per scarcerare i delinquenti, magari parlandone il giorno di S.Stefano e con priorità assoluta ? Dopo la pensata del Presidente della Repubblica di concedere la grazia a Sofri ecco verificarsi puntualmente ciò che si era prospettato in questo blog. Alla domanda "perché a Sofri sì ed agli altri no" si è preferito rispondere con un imperativo "Fuori Tutti", come quando un negozio in chiusura liquida la sua merce per poter racimolare un pò di quattrini. In questo caso, però, il soggetto non è il negozio ma uno stato asfittico che per esigenze elettorali riunisce il meglio della codardìa bipartisan e della feccia opportunistica del Palazzo. Le carceri scoppiano ? Ma sì, che diamine, un'amnistia generale e via andare, al diavolo le leggi e coloro che hanno subito le conseguenze di atti criminosi. E per il Natale 2006, udite udite, i parlamentari, come i Magi si stanno già organizzando per una bella cammellata allo scopo di portare uranio, tritolo ed AK-47 nella grotta di Bin Laden in quanto anche lui, poveretto, non è giusto viva al freddo come Gesù Bambino e senza la pensione minima dopo anni di onorata attività in giro per il mondo.

Le carceri scoppiano ? Si pareggino come si fa con un coltello per i boccali di birra, levando la schiuma che si forma in superfice per mezzo un taglio netto e deciso. Poco importa poi che l'eccedenza di birra vada sui a finire sui pantaloni...

Cari lettori, prepariamoci, la legge dell'incompenetrabilità dai corpi è nata, spietata e sovrana, anche in politica, in economia, nella vita sociale. Tra un pò vedremo le banche che possiedono cassaforti troppo piccole regalare i nostri risparmi ai barboni, così come ci dovremo abituare a vederci bruciare l'automobile sull'autostrada quando c'é troppo traffico ed a dover far abortire i figli se nella stanza da letto non si ha spazio. Che nessuno di noi durante il cenone di Capodanno s'azzardi a dire "accidenti, sono pieno !", pena due dita in bocca da parte del titolare.

Però, cari amici, vi è un'eccezione, una speranza, un unico posto al mondo in cui la legge dell'incompenetrabilità dei corpi non vale: quel posto è la bagnarola degli immigrati clandestini che arrivano in duecento su una nave omologata per dieci. E nessuno sa come essi facciano, forse, si dice, organizzandosi secondo lo schema piramidale tanto caro ai saltimbanchi circensi che cavalcano i pony. In quel magico luogo nessuno si azzarda a buttarne qualcuno a mare per pareggiare il conto, ma al contrario, essi arrivano tutti quanti da noi.

Pertanto, cari amici lettori, la notte di Capodanno auguro a tutti Voi una bella gita in barcone in compagnìa dei clandestini, perché, contrariamente al resto degli italiani, una volta sbarcati possiate godere di riscaldamento, vitto, alloggio e cure mediche gratuite.

La Cina: un concorrente sleale

--- Vecchio Articolo ---
L'attuale concorrenza cinese sta mettendo in crisi ormai da moltissimo tempo i mercati commerciali occidentali. Si pone quindi il quesito se sia più vantaggiosa per l'occidente l'accettazione della concorrenza sleale orientale oppure l'imposizione di dazi applicati alle merci low-cost. Analizziamo i due opposti scenari e cerchiamo di trarne qualche soluzione:

Primo scenario, Ipotesi: non opporre dazi all'invasione delle merci cinesi. In tal caso l'economia europea continuerebbe nella sua fase di congiuntura, amplificata da sempre più ingenti perdite di posti di lavoro e scarsa competitività; in questo fosco quadro, solo i paesi in grado di investire le proprie risorse nel colosso asiatico potranno parzialmente beneficiare di un seppur sbilanciato rapporto di import-export. Questo schema, come ho appena affermato, è compatibile per alcuni paesi europei quali Francia, Germania ed Inghilterra che possiedono industrie multinazionali di grande spessore; a questo punto c'é però da chiedersi se gli interessi delle nazioni prive di multinazionali siano gli stessi di quelli dei paesi succitati. In particolare per il resto dell'Europa e per l'Italia le economie nazionali sono costituite in prevalenza dalla piccola-media industria avente potere di penetrazione e di impatto in quei mercati assolutamente insufficiente per una competizione equa. Risultato: Francia, Germania ed Inghilterra, seppur con grosse difficoltà, riuscirebbero a vendere le loro merci mentre gli altri 22 paesi arrancherebbero affannosamente. Ma c'é di più: poiché in Italia l'impennata dei prezzi causata dall' introduzione dell'euro si è fatta di gran lunga più consistente che altrove, i nostri consumatori nell'impietoso confronto con i rimanenti consumatori europei sarebbero portati più facilmente ad acquistare i prodotti low-cost provenienti dalla Cina, a spese, ovviamente, della nostra produzione interna. Nel meccanismo perverso facente capo a questa politica di deregulation adottata dalla Cina, si scorge però un germe pericoloso, una specie di contrappasso, una sorta di trappola "autoreferenziata" che potrebbe rappresentare per l'Europa un'ancora di salvataggio, anche se tale salvifico virus sarebbe comunque piuttosto incerto da "innestare" in termini politici e la cui efficacia potrebbe essere esizialmente distante in termini temporali. Questo freno, fatale alla forsennata espansione commerciale cinese, potrebbe cioé essere rappresentato dalla progressiva civilizzazione della Cina: nel caso in cui l'economia della Cina si potenziasse e gli operai vedessero la possibilità di migliorare il loro stato retributivo e sociale, potremmo assistere alla possibilità che essi si riuniscano in sindacati e che comincino a rivendicare uno stile di vita più "occidentale". Tale correzzione di rotta produrrebbe l'ovvio risultato di causare un incremento dei prezzi applicati ai prodotti, i quali potrebbero così risentire delle spese a favore dello stato sociale (pensioni, retribuzioni, sanità etc...). Questa ipotesi è però piuttosto aleatoria per due motivi: il primo fattore di incertezza sta nella linea politica del governo cinese. C'é da chiedersi se un governo comunista repressivo e dispotico come quello cinese sia disposto a fare concessioni e leggi ad hoc per la difesa degli operai o se magari non sia più probabile che avvenga che le ricchezze sia accumulino nelle casse statali e gli operai vengano trattati come sempre, ovvero come bestie. Attualmente è più probabile la seconda opzione, anche perché la Cina è troppo vasta per una sollevazione popolare e la casta militare è altrettanto influente quanto quella industriale. Tienanmen, d'altronde, insegna. Ammesso comunque che il governo "ceda" su diritti umani, riforme economiche, sociali, strutturali, politiche e quant'altro, il secondo fattore di dubbio è di ordine temporale. In quanto tempo la Cina sarebbe in grado di promulgare, ratificare ed attuare tali riforme ? Ricordo che la Cina è sempre stato un paese di stampo feudale e che da generazioni i suoi cittadini sono parte di un tessuto sociale piramidale che inculca nel loro stesso carattere quelle regole di sudditanza passiva contraddistinguenti le fascie medio-basse del paese, ovvero la stragrande maggioranza. Il problema allora si concretizza in un punto interrogativo di difficile prevedibilità: in quanto tempo la Cina riuscirebbe a completare quel cambio generazionale e culturale invocato dai pochi e più colti ragazzi della Tienanmen? Credo che a questa domanda si possa rispondere coniugando verbi al futuro anteriore, se non addirittura facendo abbondante uso di "se" e di "ma". Nel frattempo le grosse multinazionali evacuerebbero tutte in Cina, chiudendo il mercato asiatico alle altre aziende, radicandosi nel territorio ed escludendo a priori tutti i competitori, tra cui ovviamente le piccole e medie aziende italiane che di questo ne soffrirebbero assai. Nè si può invocare per le piccole aziende l'apertura dei mercati extracinesi lasciati vuoti dalle grandi aziende espatriate, in quanto i prodotti delle multinazionali estere "made in China" rientrerebbero dalla finestra sui nostri mercati. Certo, potremmo opporci cercando di migliorare la qualità dei nostri prodotti, ma la ricerca, lo sviluppo, la preparazione del personale e l'aggiornamento dei macchinari avrebbe un costo che si rifletterebbe direttamente sul prezzo delle nostre merci. Inoltre, ricordiamoci che nemmeno le multinazionali starebbero a guardare, perché il guadagno di cui beneficerebbero retribuendo l'operaio a due dollari giornalieri sarebbe così elevato da poter permettere ad esse margini d'investimento in ricerca ben superiori. E così saremmo al punto di partenza.

Secondo Scenario, Ipotesi: opporre dazi all'invasione delle merci cinesi. In questo caso potremmo reggere forse più a lungo ma alla distanza potremmo anche autoescluderci dal mercato futuro. La Cina senza Europa potrebbe infatti crescere benissimo, rivolgendosi ad altri partners ma specialmente potrebbe, come contromossa, applicare a sua volta dazi sulle nostre merci, escludendoci dal proprio mercato che si orienterebbe sempre di più verso competitori extraeuropei. Nel mondo, infatti, vi sono fior di paesi che non aspettano altro che l'Europa esca dai giochi economici per poter avere carta bianca. Siccome l'Europa a "25-3" non possiede né le tecnologie migliori né le aziende più solide (sono, ricordiamolo, quasi tutte statunitensi, giapponesi, canadesi, australiane e dei 3 paesi europei precedentemente citati, ovvero Inghilterra, Francia e Germania), anche in questo caso dobbiamo chiederci se i nostri interessi non siano troppo dissimili da quelli di tali nazioni. Dal momento che questi tre paesi europei non cercheranno ovviamente di autodanneggiarsi nei confronti delle esportazioni con la Cina, come tutte le nazioni industrializzate tenderanno a far prosperare le proprie industrie multinazionali (le uniche a poter reggere il confronto ed ad essere in un qualche modo "necessarie competitrici" nel paese asiatico): è lecito pertanto aspettarsi un'opposizione strenua del "fronte dei 3", che spingerebbero per mantenere lo status quo, contro gli altri 22 paesi i quali invece cercherebbero di imporre dazi. Una politica di chiusura verso la Cina mediante dazi, infatti, potrebbe dimostrarsi per la triade europea insostenibilmente perniciosa. Una multinazionale od una grande azienda, infatti, possiede maggiore forza e maggiore possibilità di penetrazione di quanta non ne abbia una piccola-media industria ma la sua fragilità intrinseca sta nel fatto che essa può prosperare fintanto che può contare su spazi di espansione e di aggressione del mercato. Un voto dei "3" favorevole ai dazi (e quindi allineato a quello dei rimanenti 22 paesi europei) rischierebbe di causare una controffensiva dei cinesi con pari dazi, facendo uscire dal mercato le multinazionali europee rispetto a quelle americane od asiatiche. La riprova del tentativo di rimanere agganciati al treno cinese a qualsiasi costo è la discussione sulla fine dell'embargo di armi. Contrariamente a quanto i sinistri affermano, l'Europa non è né virtuosa né integerrima (ricordate i carmi dedicati a Zapatero, Chirac e Schroeder che li glorificavano come difesori della legalità e della pace ?); i valori del Vecchio Continente al contrario, dipendono, come per tutti gli altri paesi del globo, dagli interessi in gioco. L'evidenza infatti mostra che i paesi europei dall'economia più prospera stanno spingendo l'Europa a ritirare l'embargo sulla vendita di armi nei confronti di un paese come Cina, che di fatto è dittatoriale e che fa pagare la pallottola alla famiglia del condannato a morte, il tutto senza che nessun pacifista si scandalizzi. In questo quadro, quindi, suonerebbe alquanto strano che la triade rischiasse una battaglia economica contro la Cina solo per un principio di fratellanza universale, tantopiù sarebbe innaturale che la stessa triade ottemperasse alla volontà di contrapporre dazi per aiutare i rimanenti paesi europei a vendere i propri prodotti. D'altronde, la contrarietà del popolo francese alla firma della costituzione europea è un sintomo evidente di tale malessere.

Soluzioni da adottare:
Innanzitutto occorre operare controlli obbligatori di qualità sulle merci provenienti dalla Cina: molte di esse sono contraffatte (e quindi sequestrabili). Poiché nessun paese ama veder copiati i copyright delle proprie aziende (nemmeno gli Usa, Francia, Germania e Giappone), la permanenza nel WTO da parte della Cina in tal caso potrebbe essere comopromessa piuttosto pesantemente.
In secondo luogo molte merci cinesi sono assemblate o costruite con materiali tossici e/o pericolosi (vernici, componenti di scarsa qualità, coloranti etc...). Occorrerebbe quindi partire dal concetto che l'importazione di tali prodotti dev'essere illegale. Nessun governo al mondo, in tal caso, potrebbe reagire con controdazi ad una esclusione dal nostro mercato di merci pericolose per la salute, nemmeno quello cinese. Inoltre nella totalità dei paesi sensibili alle più elementari norme sanitarie si creerebbe un effetto domino, per cui sempre più nazioni si uniformerebbero a questo princìpio costringendo la Cina a produrre meglio (e quindi con più costi).

Ma l'ultima e più importante azione dissuasiva potrebbe essere la promulgazione di una legge specifica come il TRADE REFORM ACT. Una tale legge certamente metterebbe ordine nel ginepraio delle importazioni dalla Cina purché attuata in tempi brevi, prima cioé che le multinazionali e le aziende asiatiche raggiungano un livello di qualità paragonabile a quello dei nostri prodotti .Il T.R.A. potrebbe prevedere infatti che "qualunque merce importata nel paese debba essere necessariamente in possesso dei requisiti di qualità vigenti nel paese stesso". Se la Cina, dopo essere stata approvata una simile legge da parte dell'Europa, reagisse applicando un analogo T.R.A. all'interno del paese nel tentativo di far andare fuori mercato le merci europee in importazione, ne uscirebbe invece con le ossa rotte in quanto le merci prodotte nel mercato interno risulterebbero di qualità inferiore a quelle extracinesi. In questo caso la standardizzazione di qualità avverrebbe quindi verso l'alto, con il pericolo per Pechino di vedere la legge ritorcersi contro la propria economia interna considerando il fatto che in base ad un'analoga legge molte delle proprie merci non potrebbero circolare nella stessa Cina in quanto prive dei requisiti di qualità posseduti invece dai prodotti d'importazione. Nel caso invece in cui la Cina decidesse di non applicare una analogo T.R.A., lasciando entrare merci di qualità inferiore, verrebbero favorite le nostre piccole aziende, le quali potrebbero vendere ugualmente tirando una boccata d'aria sulle spese per la ricerca. Ma una legge come il T.R.A. avrebbe le implicazioni maggiori nei benefici che si potrebbero ricavare dal freno alle importazioni.
Questa legge infatti, presenterebbe un duplice vantaggio: le nostre merci (quelle di tutta l'Europa a 25) potrebbero essere tranquillamente vendute in Cina: le multinazionali potrebbero comunque conquistare i mercati cinesi perché in grado di adeguarsi alle le richieste di qualità e per quanto concerne le piccole - medie imprese, invece, si potrebbe puntare al target della grande massa (quella più povera), realizzando prodotti magari di inferiore valore aggiunto rispetto a quelli delle multinazionali ma qualitativamente sufficienti per superare il filtro del T.R.A. cinese. Questa situazione potrebbe protrarsi in modo da dare il tempo alle aziende medio-piccole di reinvestire, crescere e penetrare meglio nel mercato asiatico, permettendo loro di crescere.

Ma non è tutto: bisogna considerare un terzo beneficio derivante dall'applicazione di questa legge. Una volta inibita la Cina ad esportare in Europa i suoi prodotti, essa sarebbe costretta ad indirizzarli verso altri mercati (U.S.A. e Giappone) suscitando in tali nazioni le stesse problematiche e spingendoli anch'essi verso una forma di protezionismo intelligente come il T.R.A. innescando una reazione a catena che impedirebbe alla Cina di aggredire il mercato giocando fuori dalle regole.

E questo sarebbe esattamente ciò che vogliamo ottenere.

Fosforo bianco nella testa dei sinistri.

Un pò di tempo addietro la solita Telekabul (ora TeleAvana perché Kabul non è più controllata degli amici della sinistra) ha mandato in onda un servizio in cui si accusavano gli statunitensi di aver bombardato la città di Falluja con il fosforo bianco, subito e precipitosamente battezzato dai faziosi compagni che infestano RaiTre "arma di distruzione di massa".

Ebbene, la bislacca tesi secondo la quale il fosforo bianco sia arma di distruzione di massa cozza con una serie di considerazioni, prima tra tutte che il fosforo bianco non è classificato come tale bensì come agente illuminante e/o in casi limite, come arma incendiaria. Si classificano infatti come armi non convenzionali tutte quegli agenti con cui si dota l'arsenale N.B.C. come ordigni nucleari, batteriologici o chimici.

E' considerato come arma nucleare ogni ordigno o dispositivo che produca direttamente (tramite un processo di fissione) od indirettamente (bombe nucleari "sporche"), radioattività.

E' considerato come arma batteriologica ogni ordigno o dispositivo che rilasci agenti biologici (ad es. virus o batteri).

E' considerato come arma chimica "ogni elemento chimico che venga usato contro l'uomo o gli animali che provochi danni o la morte a causa delle proprietà tossiche".

Ebbene, quest'ultima affermazione così com'é enunciata esclude categoricamente la classificazione del fosforo quale agente chimico per due semplici motivi:

1) Se il fosforo bianco fosse "arma chimica" solo perché "se usato contro uomini od animali provoca danni o la morte", sarebbero da considerare armi chimiche anche la polvere da sparo perché grazie ad essa s'innesca una reazione chimica che fa partire un proiettile, la dinamite perché esplode frammenta tutto ciò che la circonda, tutti gli esplosivi normalmente usati da qualunque arma del mondo e perfino la normale benzina, perche può essere utilizzata come arma incendiaria. E' da notare per giunta che proprio per questo motivo nella convenzione di Ginevra NON VIENE MENZIONATO IL FOSFORO BIANCO COME ARMA NON CONVENZIONALE.

2) Il fosforo bianco non possiede prettamente proprietà tossiche (come da definizione succitata lo sono invece agenti chimici quali ad esempio il taburn ed il sarin) in quanto è semplicemente un agente incendiario, esattamente come può essere considerato il combustibile di un semplice lanciafiamme.

Ma vi è un'altra importantissima considerazione su cui vorrei focalizzare la vostra attenzione: la stupidità dei sinistri che si tirano sempre la zappa sui piedi.

Prendendo per buona la temeraria affermazione che classifica il fosforo bianco come "arma non convenzionale" i sinistri indirettamente giustificano la guerra in Afghanistan ed in Iraq. Infatti, come il fosforo può essere considerato "arma non convenzionale perché incendiaria", lo può essere allora anche il carburante avio di cui erano ricolmi gli aerei che si schiantarono contro le torri gemelle poiché anch'esso è indubbiamente classificabile come sostanza incendiaria. L'attacco dell'11/9, quindi, può considerarsi come "non convenzionale" e quindi passibile di adeguata risposta militare. Pertanto la guerra in Afghanistan è stata giusta.

Inoltre secondo tale affermazione, a maggior ragione decade l'accusa della sinistra sulla guerra sbagliata in Iraq. I sinistri ci hanno ripetuto fino alla noia che Saddam non possedeva armi non convenzionali per cui la guerra contro l'Iraq appariva ingiustificata. Alla luce dell'uso del gas contro i curdi, invece, si dimostra esattamente il contrario e quindi, applicando la stessa logica si può senza dubbio affermare che la guerra in Iraq fu più che giustificata perché trattavasi senza ambiguità alcuna del possesso noché dell'uso di "agenti chimici dalle proprietà tossiche", come recitato nella convenzione di Ginevra tanto amata dai sinistri. Saddam pertanto possedeva armi N.B.C. e per tale motivo è del tutto corretto ammettere la giustezza dell'intervento militare.

Vorrei inoltre ricordare che durante le manifestazioni noglobal spesso si assiste al lancio di bottiglie molotov contro le forze dell'ordine. Secondo logica di RaiNews24, quindi, dato per scontato che il combustibile contenuto in esse è anch'esso "arma non convenzionale" si potrebbe profilare per Caruso ed i suoi amici il reato di "crimini di guerra".

Come appena dimostrato, pertanto, è indiscutibile che la sinistra consideri la classificazione delle "armi di distruzione di massa" un parametro valido ad intermittenza.

Quando le fa comodo anche una clava diventa una bomba nucleare.

Quando la situazione diventa scomoda tollera anche le testate nucleari russe puntate sopra le nostre teste.

Alessandro Bernardini, "eroe" per caso (ma molto per caso).

--- Vecchio Articolo ---
Che cosa c'é di eroico nel farsi rapire e liberare ? Nulla. Sono circolate in questi giorni sui giornali italiani le notizie che riguardano il Bernardini, un giovanotto pacifista freelance sequestrato nella striscia di Gaza da alcuni gruppi paramilitari dei Martiri di Al-Aqsa e tenuto prigioniero per qualche ora, finché la polizia dell'Autorità Nazionale Palestinese, bontà sua, intervenendo in uno scontro a fuoco non ha messo in fuga i rapitori e recuperato il tremebondo giornalista dagli occhi stralunati e probabilmente con le mutande piene. Ho letto vari articoli sui giornali e mi sono messo a ridere: l'ostaggio non era stato rapito, bensì "ospitato in una villetta", come se si trattasse di una vacanza last-minute. Addirittura gli sono state offerte sigarette e dolciumi per calmarlo - vedi il rapimento delle Simone - (ma forse non sanno che fumare fa venire il cancro ed i dolciumi il diabete)...

Insomma, mentre il giornalista si godeva la vacanza, l'autorità palestinese con grande efficienza si metteva a setacciare le zone limitrofe ed il Governo per mano del sempre fantastico Gianni Letta (che eleggerei come Presidente del Consiglio) si muoveva insieme al SISMI.

Insomma, un allarme che per fortuna è rientrato presto ma che ha coinvolto subito le nostre istituzioni ed ha indignato la sinistra (ricordiamoci però quale trattamento era stato riservato dalla stessa sinistra ai quattro uomini della scorta rapiti in Iraq, definiti come mercenari e dei quali si auspicava l'assassinio).

Se volessimo essere maligni e sospettosi come i sinistri lo sono ogniqualvolta vengono rapiti degli italiani non appartenenti alla loro fazione politica, potremmo tranquillamente divulgare la falsa notizia che si è trattato di un rapimento da hoc, un falso per poter avere riscontri mediatici e portare alla ribalta la questione palestinese. Personalmente sono schierato con Israele ma credo fermamente che anche il popolo palestinese debba avere una patria (Sharon docet) e che sia giusto che tutti gli uomini nel mondo abbiano la possibilità di attingere alla democrazia ed alla libertà; la guerra in Iraq in fondo ha portato proprio a questo.

Il perché scrivere di presunti falsi, però, scaturisce dalle insolite peculiarità del rapimento.

Ammettendo che i sequestratori appartenessero davvero alla fazione dei Martiri di Al-Aqsa, non si capisce perché dei "martiri" siano scappati come fulmini non appena attaccati dalle forze di polizia palestinesi. A rigor di logica tali martiri avrebbero dovuto compiere un'azione clamorosa, come farsi saltare in aria durante il combattimento. Inoltre il fatto che la polizia abbia in poche ore trovato il covo puzza assai, visto che costoro per ammissione dello stesso Bernardini "hanno cambiato molte macchine durante il tragitto". Infine, sappiamo che questi "martiri" fanno parte di organizzazioni molto feroci ed ideologizzate, non fanno distinzioni tra supporters, innocenti, arabi od occidentali. La Sgrena fu liberata dopo molto tempo, Baldoni venne assassinato, Quattrocchi fu ucciso ed i tre suoi compagni furono tenuti in condizioni terribili per molti giorni, Salvatore Santoro fu anch'esso ucciso. Chissà perché per le Simone e per Bernardini le cose sono andate molto diversamente...

Ovviamente noi non pretendiamo di trarre conclusioni (e di scrivere stupidaggini) senza le prove come fanno certi pacifinti affermando che l'11 settembre fu opera della CIA o che il povero Berg si suicidò prima di essere decapitato (personalmente possiedo il video della decapitazione che vi assicuro, dà il voltastomaco per le immagini ma soprattutto per le urla). Sta comunque di fatto che questo sequestro è "anomalo" ed andrebbe esaminato più a fondo.

Poi sono arrivato a leggere dell'autoproclamazione del Bernardini ad "eroe per caso", con un gesto a mano tesa (alla Di Canio) e davanti ai microfoni delle tv; qui sono scoppiato a ridere piuttosto scandalizzato. Un eroe, se l'italiano non è anch'esso flessibile a seconda delle convenienze della sinistra, è una persona che salva vite rischiando la sua stessa incolumità o che seppur potendo evitarla, dedica consapevolmente la sua morte ad un ideale.

Questo signore invece s'é fatto rapire e si è fatto liberare (sempre che la storia del rapimento sia vera). Ovvero, costui non ha fatto nulla se non starsene buono a fumare e mangiare.

E stasera anch'io voglio una medaglia al valor civile perché mi preparo una bella amatriciana.

Chi di piazza ferisce...Matrix insegna !

--- Vecchio Articolo ---
Sembra la trama di un film di fantascienza che tutti noi abbiamo visto ed apprezzato: Matrix.

Matrix narra della storia di uomini che, per creare un sistema d'arma efficientissimo ed in grado di sconfiggere qualunque nemico, affidarono il loro arsenale nucleare ad un computer il quale, presa coscienza di sé, uscì dal controllo umano ed innescò una guerra contro la stessa umanità che l'aveva costruito. Gli esseri umani, sempre stando alla trama del film, avrebbero cercato in tutti i modi di fermare le macchine e dal momento che il funzionamento dei robot era garantito dall'energia solare, avrebbero tentato di "oscurare il cielo" (parole di Morpheus) in modo da eliminare la fonte di energia a cui esse attingevano. Gli esseri umani, però, non avrebbero potuto mai immaginare che le macchine, diventate incontrollabili, sarebbero riuscite a trovare una sorgente di energia alternativa. Infatti esse, non potendo più disporre dell'energìa termica della nostra stella, avrebbero drasticamente parato il colpo condannando l'umanità a vivere allo stato larvale in sterminati campi di riproduzione e consentendo agli uomini procreare all'interno di bacelli per l'unico scopo di rifornire di energìa gli accumulatori che, a fronte di un processo termodinamico, sarebbero stati usati come fonte di energia per l'alimentazione elettrica. In questo drammatico scenario gli unici uomini che fossero riusciti a fuggire si sarebbero rinatanati sottoterra per vivere come topi.

Ora, sostituite l'umanità con la sinistra, le macchine con i noglobal e Cofferati con i fuggiaschi. La trama del film diventerà la realtà a cui assistiamo in questi giorni.

La sinistra, pur di colpire il "nemico" Berlusconi, puntando sull'appoggio degli squadristi noglobal e facendo leva su quella sua consistente parte di elettorato aggressiva e nullafacente, ha commesso il più grave degli errori: ha legittimato i violenti, convinta, come nei paesi dittatoriali, di poter disporre dell'intimidazione quale mezzo per soffocare gli oppositori.

Evidentemente, però, le cadute dei regimi dittatoriali nulla hanno insegnato alle sinistre, forse perché esse guardano a tali regimi con transigenza, per non dire con sottile compiacimento.

E così i girotondi si sono trasformati progressivamente in lanci di estintori, gli scalmanati si sono trasformati in bombaroli anarchici che attentano contro le incolpevoli forze dell'ordine ed ora siamo giunti agli assalti contro i luoghi in cui risiedono le istituzioni.
Il tutto a causa della solita stoltezza che da anni regna incontrastata tra le file dei cattocomunisti i quali come al solito non si sono ancora accorti del pericolo montante tra le loro stesse file.

Questa "filosofia del collasso" potrebbe far pensare ad una perversa ma calcolata strategìa politica dell'opposizione: in fondo gettare fango sugli avversari anziché migliorare le proprie capacità è una vittoria di Pirro a cui molti aspirano per il motivo che migliorarsi costa fatica, autocritica e capacità, mentre per insozzare la credibilità degli altri basta un'illazione profferita al momento giusto e magari su una testata giornalistica di larga diffusione. Nella storia, d'altronde abbiamo spesso imparato che un clima di guerra civile rende instabile il paese ed ostacola l'attività legislativa di un qualsiasi governo.

Ma ora c'é una novità: gli attacchi iniziano ad essere diretti non solo contro il centro-destra bensì anche verso la sinistra moderata (se di moderazione possiamo parlare) che non riesce più a controllare i suoi scagnozzi.

L'episodio di Bologna ne è un esempio: l'esacerbazione degli animi ha dato origine alle rivolte, le quali sono divenute per la sinistra un pericoloso boomerang, specialmente in ottica elettorale. Strano a dirsi, ma dover difendere Cofferati è proprio ironico e per giunta su un tema che a noi del centro-destra sta molto a cuore: la legalità.

Provate ora a pensare quali sarebbero le conseguenze di una riforma economica che chiedesse sacrifici agli italiani una volta che la sinistra fosse al governo. Pensate la reazione dei "pacifisti" se in ambito ONU si chiedesse all'Italia di fare la propria parte per intervenire in un qualunque scenario internazionale. Pensate a come reagirebbe Rifondazione Comunista se un governo di sinistra fosse costretto dall'Europa a promulgare leggi sulla casa, a tagliare gli sprechi, a riformare il settore delle retribuzioni, il sistema pensionistico, la fiscalità, l'industria e gli ammortizzatori sociali. Prepariamoci a vedere le barricate nelle strade !

In sintesi, la "meravigliosa performace di civiltà" espressa dai noglobal a Bologna ci porta dritti dritti alla regìa di un film neorealista:
Cofferati - Nio, che rintanato in una stanza del comune non sa più che pesci pigliare, difeso strenuamente dagli umani - polizia mentre le seppie - noglobal avanzano inesorabili. Per usare ancora parole di Morpheus, "certo al destino non manca il senso dell'ironia".

Chirac: pacifisti, ed ora come la mettiamo ?

--- Vecchio Articolo ---
Ed eccoci finalmente a scrivere sulla miopìa politica del pacifismo italico, sempre volto a cercare trame asimmetriche per giustificare le sue nefaste posizioni politiche nonché immediatamente pronto ad ammantarsi dell'appoggio di improbabili alleati, come alcuni capi di stato esteri che per un motivo o per l'altro si sono in passato opposti alle tesi della guerra preventiva adottata dagli Stati Uniti D'America.

Per contrastare e mettere all'angolo questo pacifismo becero e fazioso, infatti, non occorre far molta fatica ma è sufficiente aspettare sulla riva del fiume ed attendere il cadavere secondo un saggio e lungimirante detto cinese. La situazione che vede oggi i pacifisti in empasse ricalca esattamente quella verificatasi a causa delle cretinerie ambientaliste sul rifiuto delle centrali nucleari con il risultato, come da previsione, di dover vivere in un clima di austerity finché i cittadini italiani non avranno svernato. Per colpa dell'autolesionismo ambientalista, infatti, ci ritroviamo a dover tagliare l'approvvigionamento di gas, a pagarlo ovviamente carissimo per via della legge del mercato e financo a dover inquinare l'ambiente più che con le centrali nucleari (le quali a dispetto delle cassandre verdi non sono più esplose) essendo noi costretti a bruciare olio combustibile per supplire al gap energetico.

Ma torniamo a noi: in questo contesto fa sorridere la dichiarazione rilasciata da Jaques Chirac alcuni giorni orsono. Il premier francese ha infatti dichiarato che "nel caso di un attacco terroristico in Francia, l'Eliseo si riserva l'opzione di colpire anche con armi non convenzionali i paesi i cui governi siano complici di tale atto criminoso". In tale frase si annida quindi la minaccia del ricorso ad armi nucleari, dal momento che gli agenti chimici sono stati vietati dal Protocollo di Ginevra e quelli batteriologici sono in via di smaltimento a causa dei rischi epidemiologici pandemici non confinabili in un'area ristretta.

Dopo questa dichiarazione, inutile dirlo, i sostenitori dell'arcobaleno che si erano sperticati in lodi nei confronti del pilatesco Chirac in occasione dell'attacco anglo-statunitense all'Iraq ora avranno da ricredersi e molti striscioni pro-Chirac si suppone debbano essere bruciati (così almeno i pacifinti potranno risolvere in parte il problema del riscaldamento esposto sopra).

Proprio in questa sede ho detto, confermato e ripetuto ad ignoranti e/o ipocriti pacifinti intervenuti nei dibattiti antecedenti che Chirac non è mai stato un pacifista ma che è sempre stato un nazionalista, un personaggio per cui l'interesse della Francia viene prima di quello dell'Europa e sicuramente antecede quello dell'Occidente intero. Mi si rispose con invettive ed offese, mi si disse che Chirac era "un grande uomo politico", che amava la pace, i poveri, gli oppressi e che finalmente un capo di uno stato civile aveva offerto ai paesi sottosviluppati un ramoscello d'Ulivo (ogni riferimento a Prodi è del tutto voluto).
Io che nei paesi subsahariani sotto il controllo francese ho lavorato per molti anni e che quindi conosco molto bene, risposi che i francesi sono come le cavallette poiché depredano le nazioni che Parigi controlla a livello politico, incuranti di ciò che accade all'estero purché questo non accada alla Francia.

E, come al solito, avevo ragione.

Il voltagabbanismo di Chirac, infatti, è dovuto ad una precisa considerazione: egli ha cercato di glissare sull'assunzione di responsabilità politiche nella lotta alle dittature ed ai terrorismi, forte del fatto che il World Trade Center fu abbattuto non nel suo paese ma al di là dell'Atlantico, che gli attentati in metropolitana avvennero a Londra e che i bambini massacrati nella scuola risiedevano a Beslan.

Nella sua miopìa politica, però, Chirac non si è accorto che il terrorismo aggressivo del nuovo millennio non distingue tra paesi orientati alla diplomazia o dediti all'interventismo ma solo tra paesi incivili e civili, con la predilezione per vari Al-Zarquawi di colpire questi ultimi appoggiandosi a dittatori che finanzino le loro imprese, come Saddam Hussein od i Talebani.

Chirac, forte dell'appoggio della stupidità pacifista (che porta un beneficio solo nell'immediato ma che sul un lungo periodo si dimostra disastrosa) ha navigato per due anni coltivando l'arcaica visione del mondo secondo cui ciò che accade in casa degli altri non deve riguardare paesi terzi finché poi non si è trovato anch'egli con le spalle al muro. Tutto è cominciato con le minacce alla Francia da parte dei fondamentalisti per le leggi che impedivano l'ostentazione del velo, poi si è passati alle minacce vere e proprie di Bin Laden, il quale ha incluso i transalpini tra i vari Satana che gli sovvengono periodicamente nel cervello, successivamente si è passati alle rivolte degli immigrati (i casseurs - ricordate ?) ed infine si è assistito alle demenziali affermazioni di Mahmud Ahmadinejad sulla cancellazione dello stato d'Israele, sulla ripresa dei programmi nucleari (a cui Parigi ha finalmente risposto facendo la voce grossa e chiudendo i negoziati) e sulla bieca alleanza Iran-Siria stipulata pochi giorni orsono, che non promette nulla di buono nel campo della politica estera. Chi invece aveva appoggiato la guerra preventiva si è trovato sì a sacrificare i propri soldati ma alla fine ha visto con soddisfazione la crescita democratica dei paesi temporaneamente presidiati, sfociata in ultima analisi in un inaspettato successo alla prova elettorale.

Essendosi così evoluta la situazione e dopo aver dormito mentre gli altri agivano, Chirac si è svegliato, tra l'altro pronunciando un'affermazione risibile. Le bombe atomiche non servono per abbattere i dittatori, sono sufficienti la determinazione di una diplomazia credibile che imponga ultimatum rigidissimi e se questa non basta, il ricorso alle armi convenzionali.

Per i pacifinti invece, basta una lacrimuccia ed una foto di baffone, visto che Schroeder ha lasciato il posto alla Merkel ed il paladino Chirac ora vuole atomizzare il globo.

Gli ecologisti che ci portano alla frutta...

--- Vecchio Articolo ---
Ancora sull'energìa: post complementare a quello datato 25 Novembre 2005, "Prodi tra energia solare e colpi di sole"

Come volevasi dimostrare. Purtroppo, come ampiamente previsto da molti anni a questa parte, le nefaste profezie sul problema energetico si sono puntualmente concretizzate. Per anni ho ripetuto, come Cassandra, che prima o poi avremmo fatto i conti con l'imbecillità degli ambientalisti e della bovinità popolare, nel vacuum assoluto delle cui zucche è stata instillata sapientamente la terroristica demonizzazione sull'uso del nucleare. Così, mentre Pecoraro si fregava le mani dalla gioia per il referendum vinto, noi rischiamo ora di fregarcele dal freddo. La crisi energetica scoppiata tra Ucraina e Russia ne è un esempio; guardando al passato e le nostre scelte sull'approvvigionamento energetico, sembra di assistere alla storiella di colui che nel deserto rifiutava una bottiglia d'acqua perché sapeva di cloro. Ed ora, dal momento che come Oracolo di Delfi non sono niente male, vi dirò cosa accadrebbe nel caso in cui l'Ucraina decidesse di non risolvere la sua questione con la Federazione Russa, negandoci parte del gas che fluisce dentro le condutture passanti per il suo territorio.

Ipotesi 1): L'Europa, per avere ancora un buon approvvigionamento del gas russo potrebbe essere costretta ad aiutare l'Ucraina nell'acquisto del gas a prezzi più alti. Ovvero, la maggiorazione di prezzo sarebbe tutta a carico nostro e, neanche a dirlo, essendo noi in mutande più degli altri europei in fatto di energia, questo darebbe il colpo di grazia al già comatoso debito pubblico italiano. A meno che, ovviamente, non si decida di far ricadere questo costo sui cittadini. Bravi, Pecoraro & alleati, siete riusciti a metterci in un bel pasticcio !

Ipotesi 2): L'Italia si rivolge ad altri (pochi) paesi limitrofi, come ad esempio l'Algeria. A parte che una sovraproduzione del gas non la si può reinventare da un giorno all'altro perché occorrerebbe costruire impianti ed altri gasdotti (pagati da noi) e considerando anche che questi paesi subiscono spesso scossoni politici (rimanendo quindi inaffidabili essi stessi), tali nazioni diventerebbero per noi l'unica ancora di savataggio. Il mercato insegna (vedi prezzo del petrolio a causa delle richieste cinesi) che più un prodotto è monopolizzato, più il suo prezzo cresce. Senza contare i ricatti a cui saremmo sottoposti per colpa della sinistra.

Ipotesi 3): L'Italia fa a meno del gas russo. Il prezzo di quello rimanente s'impennerebbe seguendo una spaventosa iperbole e chi volesse utilizzarlo dovrebbe sborsare fior di quattrini. Le nostre industrie per produrre dovrebbero utilizzarlo per forza e l'aggravio dei costi andrebbe a riflettersi sul prezzo ex factory del prodotto finito. In sintesi, perderemmo in competitività, le fabbriche chiuderebbero e la gente se ne andrebbe a casa, licenziata, mentre i sindacati ringhiando come sempre indurrebbero gli investitori e le aziende a spostarsi altrove, in India od Cina. Saremmo al collasso, ma per Natale potremmo comunque scaldarci in una mangiatoia, ancora grazie alla sinistra.

Ora, dal momento che abbiamo perso già troppo tempo, sarebbe auspicabile iniziare a convogliare a più non posso fondi statali in joint-venture con privati per iniziare la riapertura e la costruzione del maggior numero possibile di centrali nucleari, incentivando il più possibile a convertire le attrezzature che funzionano a gas in altrettante che funzionano ad energìa elettrica, naturalmente in un lasso di tempo accettabile.

Nel frattempo, però, sarebbe bene fornire di gas solo le case di coloro che hanno votato a favore delle centrali lasciando al freddo e senza risorse gli altri. Poiché l'ambientalismo ha un prezzo da pagare e dal momento che questi impettiti paladini dell'inesistente energìa pulita dovrebbero implicitamente accettare le conseguenze delle loro azioni, non è giusto che per colpa delle scelte della mandria nel precipizio finiscano anche i pochi savi.

Dissertazioni sul terrorismo

--- Vecchio Articolo ---
New York, Madrid, Londra. Capitali unite dalla linea di sangue che sgorga dal fanatismo e dall’abuso, esercizi perversi alimentati dalla sciocca illusione che il mondo tremi per le vigliacche porcherie di piccolo branco di animali.

E’ un pò la stessa filosofia degli idioti che gettano i sassi da un ponte colpendo nel mucchio ed esaltando il loro ego con gli amici al bar; questi rifiuti della società, anzi, delle società, credono di poter asurgere a modello dell’Islam e pensano di poter rappresentare una pietra miliare di un leggendario nonché risibile progetto politico, di una fazione religiosa fai-da-te o di un clan di qualsivoglia fattezza purché di natura antioccidentale; costoro però non si rendono conto di essere burattini con i fili tagliati, schegge vaganti e senza alcun valore di una società primitiva da tempo spazzata via dalla tecnologia e dalla globalizzazione.

Queste bestie, dicevo, sono esattamente come coloro che gettano i sassi dai cavalcavia. Vogliono essere qualcuno, vogliono far parlare di sé, vogliono sentirsi temuti e rispettati. Ad essi non importa della differenza che separa bene e male. A questi assassini basta far parlare di sé, perché il loro vero nemico è l’oblìo.

In questo contesto, che se non fosse per il rispetto per le vittime potrebbe essere definito come “pagliacciata”, eccoli insinuarsi come scarafaggi nei siti internet per scaricare la colpa delle loro azioni su “Allah”, che secondo questi malati di mente ispirerebbe azioni violente, suggerirebbe esecuzioni, detterebbe proclami politici. Esattamente come coloro che lanciano il sasso ed in tribunale invocano l’infermità di mente quale alibi per le loro demenziali imprese, questi fanatici non combattono con l’arma dell’intelligenza, della dialettica e delle idee ma con quella dell’odio e dell’impotenza. Ricalcando questa linea, anche se con modalità diverse, molte analogie comportamentali simili possono essere ravvisate nei black block, nei pacifinti e nei sinistri i quali, al loro pari, non avendo nulla da dire ed argomentando solamente per far branco usano rispettivamente ma non necessariamente in maniera mutuamente esclusiva la violenza, il disprezzo per i diritti dei cittadini ed il dileggio.

A questo punto una piccola dissertazione s’impone: il successo, quello veramente meritato, come tutti ben sanno, non è per nulla facile da ottenere; esso costa moltissima fatica, lavoro, studio, capacità, impegno, cultura, abnegazione, sacrificio ma soprattutto onestà intellettuale. Ebbene, alcuni nascono con tali capacità da intraprendere la via del successo senza molte difficoltà perché le loro qualità sono un dono naturale. Altri, anche senza una particolare dotazione naturale, per merito della loro costanza e di un grandissimo sforzo s’impongono di arrivare allo stesso risultato dei primi, spesso riuscendo anche a superarli.
Ovviamente in questa accezione la parola visibilità è positiva e meritocratica in quanto figlia del successo, biglietto da visita di notevole importanza che apre le vie al potere, alle responsabilità, alla capacità di battere gli avversari con la credibilità del proprio passato.

Tornando a noi, vi è però un altro concetto, questa volta di stampo negativo, che porta anch’esso il nome di visibilità ma che diviene il minimo comune multiplo del terrorista che commette la strage, del pacifinto che manifesta contro i soldati in missione, del sinistro con le tasche piene che piange le sventure dei poveri e del noglobal che sfascia le vetrine con criteri random. Questo tipo di visibilità è facilmente raggiungibile perché deresponsabilizzante e perché generata dal riflesso della notizia clamorosa, dello stupore per l’insolito, dal fascino per le ombre di chi non vuole accettare regole e buonsenso. E’ la visibilità di chi brama il potere senza meritarlo.

Sebbene con molteplici sfumature e diverse gradazioni, questa visibilità dà la sponda a comportamenti che vanno dalla mancanza di logica all’illiberalità; la visibilità del noglobal che sfascia le auto in sosta è garantita, due minuti sul telegiornale sono un trofeo importante da esibire per una nullità; così è altrettanto perniciosa la visibilità creata dallo scalpore suscitato dal sinistro, il quale vota contro una legge che difende il cittadino minacciato da un intruso (perché chi va controcorrente a tutti i costi è chic). Pure il contestatore in technicolor che chiede il ritiro delle truppe inviate per aiutare le popolazioni povere (quelle che paradossalmente dice di difendere) ha la sua visibilità: compagni, tutti in piazza ad affossare il buonsenso.
La visibilità fa moda perfino per il cantante famoso, che utilizzando questo stratagemma vende dischi piangendo calde lacrime a causa della povertà mondiale, mentre, splendido antropofilo, si fa immortalare dai giornali nell’atto di staccare l’assegno di beneficenza proporzionale ad una carità di 10 eurocents per i comuni mortali.

Infine, la visibilità per il terrorista: anche lui, in fondo, ha diritto a due righe sul giornale che sfoglia quando si compiace delle sue bravate.
Ma il gioco a cui prende parte il terrorista non è basato su una manganellata della polizia, sul semplice biasimo della gente, su un “vai al diavolo, ipocrita”.

Il gioco a perdere che ha intrapreso è riflessivamente devastante perché mortali sono i suoi scopi: ed in questo la visibilità non c’entra, c’entra solamente l’isolamento e l’insofferenza che tutto il mondo, provocato, inizia a dimostrargli.

Sappiate che la legge della natura insegna molto su quanto la forza più devastante sia quella posseduta dagli esseri che possono permettersi di scegliere. I dinosauri, animali a sangue freddo, si estinsero perché mancava loro la possibilità di scegliere come adattarsi al clima. Gli uomini divennero i padroni della terra per la loro capacità di scegliere come combattere gli animali feroci. La libertà fa gli uomini capaci di scelte e le scelte ne fanno dei predestinati alla sopravvivenza. Allo stesso modo le società civili, che sono composte da uomini liberi, si stanno unendo in questa lotta contro la barbarie poiché è data loro facoltà di scegliere con chi schierarsi e quale linea adottare contro le minacce. I terroristi, con tutte le loro bombe, i loro proclami, le minacce e le loro farneticazioni non hanno scelta alcuna. Per questo essi sono deboli.

E’ l’evoluzione che ci insegna come gli organismi meno adattabili si siano estinti: stiano certi i terroristi che noi, società civile, li estingueremo senza timori ed a qualsiasi costo.

England, you’ll never walk alone (Ogni riferimento con il calcio è puramente casuale).

Vignetta

--- Vecchio Articolo ---In risposta alle proteste degli integralisti che non amano la satira. :-)

Sopra la casa Prodi campa, sotto i fatti Prodi crepa.

--- Vecchio Articolo ---
Pochi giorni fa ho assistito ad una nuova paradossale performance dell'Unione, che per bocca del suo leader Romano Prodi (?) ha mandato un segnale talmente evidente da offrire a tutti gli italiani elettoralmente indecisi e che intendano informarsi, la possibilità di riflettere su quelle che sono le strategìe della sinistra.

Vorrei rapidamente affrontare un piccolo excursus sugli pseudospettacoli e macchiette nei quali i protagonisti strapagati come Benigni e Celentano ridono dell'operato altrui o pontificano su ideali utopistici e balzani. Costoro, come moltissimi artisti dichiaratamente di sinistra, parlano di un'Italia a pezzi, in cui manca libertà e democrazia, ma soprattutto di un'Italia povera e mentecatta.

Questi "artisti", si noti, si pongono sul piedistallo dei critici con la stessa veemenza con cui potrebbe parlare un povero operaio licenziato e sul lastrico. Questo, ovviamente, se non fosse per un non trascurabile particolare: il pulpito da cui viene la predica è una sorta di pentola d'oro dalla quale milioni di euro transitano infilandosi nelle tasche di questi "adirati" personaggi. Guardate un pò la realtà: la Parietti, di sinistra, che però stava con Bonaga, mica con un metalmeccanico. Afef che sposa Tronchetti Provera. Lucio Dalla che canta dei poveracci e poi si gode il suo panfilo. Celentano i cui silenzi vengono pagati a peso d'oro. A seguire Costanzo, Chiambretti, Paolo Rossi, la Ferrilli e mi fermo qui per non tediare troppo. Tutta gente che vive in lussuosi appartamenti od in ville con piscina e che conduce una vita iper-agiata ma che, quando si trova su un palco, schiuma rabbia come un cittadino sbollettato.

Ho fatto questo breve inciso perché questi personaggi, dal momento che si professano "di sinistra" sermoneggiando continuamente in TV la loro preoccupazione per le classi meno agiate a rigor di logica dovrebbero votare per colui che difende chi fa fatica a sbarcare il lunario. Quindi, per transitività, essendo Prodi il leader (?) della sinistra, nell'immaginario popolare si suppone sia lui il paladino dei deboli e dei poveracci e che quindi l'adorazione dei VIP nei confronti suoi e di tutta la sinistra sia più che giustificata.
O no ?

Macché.

Alcuni giorni fa alla televisione ho sentito del nuovo programma della destra, che prevede un consistente aiuto per chi è sfrattato e non possiede una casa DI PROPRIETA' in modo che lo si possa agevolare nell'acquisto di un'unità abitativa. L'obbiettivo del governo è che in caso di vittoria del centro-destra, dopo le prossime elezioni tutti coloro che in Italia sono stati sfrattati possano fruire della possibilità di acquistare e risiedere in una casa propria. Questo obbiettivo è ovviamente piuttosto consistente, però è logico intuire che un piano ad hoc per un aiuto in questo senso possa sicuramente essere meritorio di appoggio: infatti, se messo in cantiere, esso darebbe un pò di respiro alle famiglie che improvvisamente si trovassero a fare i conti con il problema casa dalla non augurabile situazione dell'essere in mezzo ad una strada.

Sempre per rimanere nel filone del rilancio di un'edilizia trasparente, ricordiamo ad esempio la legge già promulgata da questo governo e riguardante le fidejussioni richieste alle imprese edili per la vendita di una casa nuova: in passato (e cioé anche nei cinque anni di governo della dormiente sinistra), accadeva che se una ditta edile costruiva un immobile ed esso veniva venduto ad un privato, durante la fase di pagamento degli anticipi e nei due anni successivi all'atto di vendita bisognava che il privato in questione incrociasse le dita perché la ditta edile non fallisse: in tal caso, infatti, detto immobile veniva espropriato e gli anticipi usati per dare la possibilità alla ditta edile di pagare i creditori.

Con la nuova normativa introdotta dal governo di centro-destra invece, ( http://blogs.it/0100341/articoli/Fta-online.pdf ) le ditte edili sono OBBLIGATE a rilasciare fidejussioni a garanzia della vendita immobiliare eseguita ed in caso di fallimento tali garanzie fidejussorie sono destinate a ricoprire gli anticipi versati dai proprietari in relazione all'acquisto della casa.

Tale normativa ha introdotto inoltre fondi integrativi risarcitori per coloro che a causa di questa anomalia tutta italiana hanno subìto la disavventura di vedersi portar via casa e denaro nei dieci anni antecedenti alla promulgazione della legge.


Ovvero: una manna per il poveretto che con le fatiche di una vita voglia finalmente costruirsi una casa con il suo stipendio e che desideri nel frattempo dormire la notte sonni tranquilli.
Costui, udite, udite, è lo stesso generico "lavoratore" difeso dalle sinistre ma che in tanti anni di governo rosso non ha visto al proposito nemmeno una legge che gli tendesse una mano.

Neanche a dirlo, però, a tale legge la sinistra si oppose compatta, facendo fuoco di fila.

Ora, nel perfetto stile sinistro menefreghista della povera gente, Prodi si oppone anche al programma della CDL che mira a facilitare l'acquisto di una casa. Che coerenza !

Lascio a Voi evincere quale logica possa dominare la sinistra, che piange sulle disgrazie "dei poveri italiani" quando si tratta di avanspettacolo ma che poi si schiera con i ricchi VIP possessori di ville negando invece al cittadino comune le più elementari garanzie di trasparenza e di acquistabilità relative al bene più necessario all'uomo: un tetto sotto cui ripararsi.

Prodi da Vespa ci sta lavorando...

--- Vecchio Artilolo ---
Nella notte del 7/2/06 ho avuto l'avventatezza di sorbirmi Prodi da Vespa.

Credevo di arrabbiarmi o di annoiarmi, invece è stata la più bella puntata che ho mai visto per i seguenti motivi:

1) Ho riso come per una comica di Laurel & Hardy. Non ho non sorriso bensì mi sono sganasciato. Mi chiedo perché Prodi non sia stato scritturato dalla Orfei per far ridere il pubblico del circo. In questo, devo ammetterlo, egli è migliorato moltissimo.

2) Vorrei sapere chi è il pazzo che l'ha laureato: "professore" ? Ma di che ? Se all'università avessi avuto come professore uno come lui gli avrei sputato in un occhio: le sue lacune in grammatica e sintassi farebbero accapponare la pelle ad un marocchino residente nel nostro paese da una settimana. In questo è peggiorato di brutto, perfino più di Di Pietro.

3) I giornalisti l'hanno massacrato tanto che ad un certo punto ne ho avuto pietà, quel povero Cristo sbranato dai leoni, gettato dalla sinistra in un'arena in cui è stato fatto a brandelli. Il fatto comico era che lui nello studio di Vespa era l'unico a non rendersene conto. Il pubblico lo guardava come se stesse parlando un marziano e Vespa aveva una faccia talmente perplessa e confusa che da sola costituiva il vero intrattenimento.

4) Prodi ha dato del deficiente a tutta l'Italia. Il suo continuo intercalare di "Siamo matti ?" o "Siete matti ?" certo non lo ha aiutato e lo rendeva un clown a tutti gli effetti. L'abitudine di parlare di politica come al Bar Sport iniziando le frasi con "Ma ragazzi..." ha devastato la sua immagine al punto tale che sembrava stesse parlando in una stalla anziché in televisione.

5) I giornalisti, sconfortati, guardavano attoniti il pover'uomo aggrapparsi agli specchi. Senza programma, senza idee, senza uno straccio di strategìa egli si è fatto spiaccicare dalle domande naufragando miseramente già nei primi 5 secondi.

6) Per tutta la puntata quando gli si è fatto notare argomento per argomento che nella sua coalizione i partiti litigavano tra loro scannandosi, Prodi ha profferito borbottii confusi, alzando le dita, muovendosi sulla poltrona come su una graticola e finendo ogni domanda con la frase "SI' MA CI STIAMO LAVORANDO". E questa è un'altra barzelletta: in 5 anni di governo di centrodestra i sinistri non hanno ancora finito di lavorarci ma sono la consueta armata Brancaleone che si presenta a poche settimane dal voto in un clima di guerra intestina e senza un minimo programma comune.

7) La magica paroletta: bisogna. Prodi sparge questa parola a spaglio, abusandone. Bisogna rilanciare l'economia. Bisogna finanziare la scuola. Bisogna aiutare le famiglie. Bisogna, bisogna, bisogna. Ma come, tecnicamente parlando ? Buio assoluto. Alle domande dei giornalisti Prodi fa come la Falqui: basta la parola: bisogna, appunto !

PRC: quando la tua casa non è più tua.

--- Vecchio Articolo ---

Estratto dal Secolo XIX, edizione del 31/01/2006:


Liguria, terza casa nel mirino
Genova. Ecco la ricetta di Rifondazione comunista per risolvere il problema dell'emergenza casa in Liguria: requisire le case sfitte da oltre un anno e affittarle a canone sociale per un massimo di tre anni alle fasce deboli...

Che dire ? Ecco un altro tentativo di vessazione da parte dei nostri avversari nei confronti degli italiani, i quali non sarebbero nemmeno più liberi di investire a proprio piacimento i loro soldi nel mattone. Un'altra iniziativa sovietica, degna del peggior stalinismo del '900.

Questa "iniziativa" acefala e sconsiderata non solo sarebbe ingiusta nei confronti dei proprietari di abitazioni ma anche esiziale nei confronti dell'economia edile italica.

Ingiusta perché chi acquista una casa (o più case) non fa altro che TRASFORMARE il suo denaro in un altro bene.

Se per esempio un investitore decidesse di acquistare delle case per affittarle egli si sobbarcherebbe, a fronte di una buona rendita netta annua, un notevole impegno economico per l'acquisto dell'abitazione e gravose imposte come l'ICI, lavori di manutenzione e/o di ristrutturazione periodici e spese di vario genere (pensiamo ad esempio alle spese condominiali). Se il nostro ipotetico investitore decidesse invece di tenere in banca la sua liquidità, egli probabilmente scoprirebbe che l'investimento di fondi pecuniari a fronte di una resa piuttosto bassa non risulterebbe gravato da simili gravose imposte, quindi il suo reddito (sempre che il capitale fosse gestito con oculatezza) sarebbe al riparo da decurtazioni inaspettate. In tal senso l'acquisto di unità immobiliari è e rimane comunque operazione piuttosto rischiosa perché essendo il bene "visibile" diviene intrinsecamente aggredibile da leggi stravaganti e da imprevisti di natura strutturale. Puntualizzato ciò, possiamo opporre a questa scellerata proposta di PRC una fondamentale critica: perché un investitore che trasforma semplicemente il suo capitale nel mattone dev'essere costretto ad affittare le sue proprietà ? Parimenti sarebbe come costringere un investitore che tiene il proprio denaro in un conto corrente (la cui resa è bassissima) a trasferirlo in maniera del tutto forzosa nell'acquisto di azioni o di strumenti bancari: per dirla tutta si tratta di un'incostituzionale ingerenza nella scelta di un investimento, in contrasto tra l'altro con le norme che tutelano il diritto privato. Vi sono privati che acquistano case e non stipulano contratti d'affitto essenzialmente perché desiderano eseguire compra-vendite immobiliari cedendo il bene quando il mercato è più favorevole, altri che non affittano perché non vogliono persone inaffidabili in casa (e concedono l'affitto solo a coloro che ritengono essere persone degne) oppure vi sono investitori che comprano immobili per i figli prendendo al volo occasioni immobiliari in attesa che essi abbiano l'età per prenderne possesso. Le scelte e le motivazioni per l'acquisto di case sono, insomma, innumerevoli. Perché allora impedirne di fatto il commercio ? Nella proposta di Rifondazione Comunista si annida e si intravede un pericoloso tentativo di requisizione: la proposta è chiaramente una manovra per assegnare alloggi agli immigrati. L'esproprio coatto delle abitazioni (perché di vero e proprio esproprio si tratta) in tal caso non prevederebbe la possibilità di contrattazione in quanto le case verrebbero assegnate "a canoni sociali", indipendentemente dal valore catastale e dalla volontà del proprietario, che si troverebbe ad affrontare le spese di mantenimento dell'immobile a fronte di affitti assolutamente insufficienti; senza contare che egli potrebbe ritrovarsi in casa personaggi d'ogni tipo o maghrebini che vivono in venti nella stessa stanza senza alcuna possibilità d'opporsi a questa sorta di occupazione abusiva-regolamentata. Ma non basta: la proposta di PRC di affittare "a canoni sociali" prevede come guadagno del proprietario solo l'80% dell'affitto, con ulteriore decurtazione del già basso reddito previsto di un altro 20%. In queste condizioni, un ipotetico proprietario di immobili sano di mente sarebbe costretto a svendere il suo capitale pur di evitare tale pericolo. Qui sta sta il nocciolo della manovra politica di Rifondazione: costringere i proprietari a svendere per poter favorire l'acquisto della casa a prezzi stracciati, secondo la solita consuetudine della sinistra di colpire chi in una vita di lavoro, sacrifici e sudore si è creato un gruzzoletto, a vantaggio degli scansafatiche o degli immigrati pronti ad approfittare di questo vero e proprio ictus economico per poter mettere facilmente radici in Italia.

Le conseguenze sull' economia edile, poi, sarebbero disastrose: chi mai comprerebbe case se sul mercato immobiliare pendesse una simile spada di Damocle ? Chi mai s'azzarderebbe a costituire una società di costruzioni, di compra-vendita o d'intermediazione immobiliare dal momento che la popolazione italiana rimane sostanzialmente stabile e questa norma definisce un tetto massimo di proprietà oltre al quale il proprietario di un immobile non è più proprietario dello stesso ma lo diviene lo stato (od il comune) ?

Lo scenario è ovvio: fallimenti delle imprese di costruzioni, degli uffici di intermediazione e licenziamento di tutti i lavoratori impegnati nel comparto casa, che si troverebbero su una strada.

Una norma come questa porterebbe al collasso del diritto privato ed all'inizio del diritto statale, esattamente come fu in Unione Sovietica, in cui le case venivano assegnate da uno stato totalitarista e despotico che reprimenva il diritto e l'iniziativa privata dei suoi cittadini e le cui politiche hanno prodotto miseria, prostituzione, fame ed orribili casermoni di cemento armato in cui le famiglie vivevano come pollame.

Pensateci, prima di votare a sinistra...

Parigi val bene una massa...

--- Vecchio Articolo ---
Ci siamo
! Dopo una strenua difesa dei regimi tirannici da parte di Chirac per non dover affrontare problemi di terrorismo e di ordine interno (ricordiamo la vastità della comunità non autoctona della Francia), ora Parigi si trova a fare i conti con gli immigrati e con la loro violenza.

Parigi, da sempre insensibile ai problemi dell'immigrazione clandestina lasciati pilatescamente alla cugina-nemica Italia, da bravo paese colonialista ha da sempre adottato la politica "dell'integrazione" pensando di farla, per un ironico gioco di parole, franca. Ovviamente alla prima alzata di scudi del paese sul fronte interno per far rispettare la legalità è corrisposta una reazione illogica e contraria. Ricordiamo ad esenpio la questione del velo islamico, che tante minacce ha sollevato nei confronti dell'Eliseo. Ed ora una nuova sfida, ovvero quella del vespaio sollevato dalla vicenda dei due ragazzi i quali, per evitare l'arresto da parte delle forze dell'ordine si sono rifugiati in un luogo pericoloso nel quale sono morti folgorati.

Alcune considerazioni quindi s'impongono:

Primo: l'immigrazione, che sia clandestina o meno produce gli stessi risultati, un pò come la moltiplicazione o l'addizione per cui il risultato non cambia invertendo i termini. Non c'é molta differenza infatti tra la sistematica distruzione dei centri d'accoglienza italiani da parte dei clandestini e le aspirazioni neroniane degli immigrati regolari in Francia che in questi giorni hanno messo a ferro e fuoco Parigi.

Secondo: se la Francia è squassata da queste violenze, lo è anche perché non riesce a garantire lavoro alle moltitudini di immigrati che fanno domanda d'impiego. Quello che dalla sinistra è stato il tanto vituperato governo Berlusconi, ricordiamolo, ha diminuito notevolmente la disoccupazione mentre i transalpini sono rimasti al palo e si trovano a fare i conti con questo tragico problema già da qualche anno.

Terzo: gli immigrati, quanto al problema della bassa occupazione, agiscono diversamente dai cittadini francesi. Finora non si è mai assistito a roghi diffusi ed estesi ad interi quartieri per causa di francesi autoctoni. In passato si sono visti scioperi selvaggi, blocchi di strade o ferrovie, qualche manifestazione con rottura di vetrine annessa e subito sedata ma finora non si era registrato da parte dei parigini alcun diffuso problema di ordine pubblico di questa gravità. Tale segnale evidenzia che dopo la grande disillusione del bengodi facile da parte degli immigrati e dal momento che la disoccupazione è la stessa sia per i francesi che per i non-francesi, si possono cogliere sostanziali differenze di civiltà tra le diverse etnie. I francesi protestano ma poi si rimboccano le maniche e comunque s'ingegnano per tirare avanti. Gli immigrati ricorrono ai cerini.

Quarto: le pretese degli immigrati islamici.
  • Gli immigrati islamici vogliono il velo che occulti il volto alle loro donne, in palese contrasto con le leggi sulla riconoscibilità del cittadino.
  • Gli immigrati islamici trattano le donne in modo a dir poco bizzarro, contravvenendo alle leggi sulle libertà e sui diritti personali.
  • Gli immigrati islamici vogliono le scuole coraniche illegali anche se totalmente avulse dal programma di studi nazionale (e poi pretendono che si riconosca ai loro figli la stessa qualifica di un "ingegnere qualsiasi").
  • Gli immigrati islamici vogliono che l'italiano venga insegnato partendo dall'ABC perfino nelle classi liceali, perché arrivando qui senza la minima cognizione della nostra lingua è "loro diritto" essere nelle stesse condizioni di chi lo ha studiato già da quando aveva 5 anni. Questo ovviamente mette in crisi il normale apprendimento del programma statale per il resto della classe.
  • Gli immigrati islamici vogliono potersi fermare cinque volte al dì (anche se stanno lavorando) per pregare e vogliono una stanza tutta loro in azienda o nelle università, perché se questo non viene concesso siamo razzisti.
  • Gli immigrati islamici non tollerano critiche alla loro religione, altrimenti bisogna girare sotto scorta come Salman Rushdie.
  • Gli immigrati islamici vogliono i posti di lavoro garantiti, altrimenti mettono a ferro e fuoco le città.
  • Gli immigrati islamici vogliono centri d'accoglienza a cinque stelle perché altrimenti ci accusano di essere nazisti.
  • Gli immigrati islamici vogliono poter mangiare carne macellata secondo la pratica islamica, ovvero tagliando la giugulare all'animale e lasciandolo morire dissanguato dopo atroci sofferenze. Vorrei sapere che ne pensa Pecoraro Scanio.
  • Gli immigrati islamici non vogliono vedere il Cristo davanti ai loro occhi "perché urta la loro sensibilità".
  • Gli immigrati islamici vogliono le quote studentesche a loro destinate nelle nostre università (a cui spettano di diritto).
  • Ed ora l'ultima chicca: abbiamo scoperto che ora gli immigrati isalmici non possono essere nemmeno inseguiti dalla polizia, perché se lo si fa si deve sperare che essi non si facciano male scivolando su una cacca. Se portate a spasso il cane munitevi quindi di paletta, pena l'ergastolo. E poi non veniteci a parlare dell'inesistenza dello scontro di civiltà !!!

La diplomazia è nefasta perché con il suo inizio corrisponde la fine della sincerità.

Ma bomba o non bomba arriveremo ad Amman...

--- Vecchio Articolo ---

In questi giorni, a causa di uno sciopero dei giornalisti è passata in secondo piano un'importantissima vicenda: l'attentato ad Amman da parte delle rete del terrore Al Quaida. Scrivo "importantissima" non per l'attentato in sé a cui purtroppo iniziamo ad abituarci con consueto spirito di adattabilità umana ma per le reazioni finalmente positive del mondo islamico civile, che sembra stia svegliandosi da un torpore millenario, accorgendosi finalmente di essere anch'esso in pericolo.

Ad ogni attentato, infatti, ci si spertica in considerazioni, analisi, eccezioni e vivisezioni dei fatti, finendo per riferirsi sempre alla campagna d'Iraq senza partire dall'oggettivo dato di fatto alla base di questi accadimenti: che il terrorismo NON deriva e NON si rafforza con la guerra ai dittatori.

Oggi, dopo aver letto un bellissimo articolo sul Resto del Carlino che vede come autore Bruno Vespa (il quale aderisce ai concetti che da anni e monotonicamente ripetiamo) ho fatto qualche considerazione:

Innanzitutto dagli ambienti di sinistra l'anacronistica convinzione che gli attentati siano opera di poveri martiri a cui è stata distrutta una famiglia per mezzo di una bomba alleata inizia a scricchiolare. Questo, si badi bene, non in relazione ad un effettivo ravvedimento ma a causa di opportunistiche scelte tattiche pre-elettorali. Da parte della sinistra "moderata" infatti (anche se il termine "moderata" è un eufemismo) si inizia a pensare di poter vincere le elezioni e ci si prepara a cambiare l'incidenza del timone di quella barca che tra una manciata di mesi potrebbe accogliere le mortadelle sugli scranni del governo. La fase di virata è già cominciata e lo si può notare dall'ammorbidimento delle posizioni in politica estera: dopo un fassiniano "via tutti e subito dall'Iraq" in totale accordo con le tesi pacifinte ululato nelle piazze tra bandiere rosse e noglobal inferociti si è passati ad un "via dall'Iraq" più duttile, ovvero graduale, fino ad un odierno "via dall'Iraq in tempi e modi concordati con gli alleati e con l'autorità irachena" che esprime ironicamente a carta carbone quella stessa linea di condotta a cui il governo Berlusconi è sempre stato fedele. Questo appiattimento in politica estera della sinistra sulle posizioni della destra è quindi prova lampante di come essa, senza idee e divisa, navighi a vista in un banco di nebbia e di come Titanic-amente cerchi una credibilità strambando in modo brusco ad ogni cubetto di ghiaccio si presenti in linea di prua.

Appena sovvenutami questa considerazione, un'altro dubbio mi é balzato subito in testa: forse per la sinistra il vincere le elezioni sarebbe più drammatico di qualunque ulteriore sconfitta. Guardiamo i fatti: la sinistra, stando all'opposizione può, senza problema alcuno, timonare tranquillamente e cambiare la propria posizione politica a seconda dei venti. Noi possiamo comunque misurare tale instabilità per mezzo dell'anemometro della nostra memoria, registrando il mutare delle correnti mese per mese; ma in concreto l'essere all'opposizione significa poter contare su quell'anonimato di non-responsabilità che costituisce una coperta sotto la quale nascondere le proprie incongruenze. Come quando a scuola uno scolaro non studia la lezione e ride del compagno di banco che, interrogato, si trova in difficoltà, così la sinistra se la ride delle difficili scelte del governo perché, pur essendo assolutamente antitetiche le opinioni di Bertinotti, Pecoraro e Cossutta da una parte e Prodi, Fassino e D'Alema dall'altra, il fatto di non DOVER prendere decisioni costituisce quel tessuto connettivo che permea questa compagine e che permette di poter affermare tutto ed il contrario di tutto, sincronicamente e diacronicamente, trasversalmente e bi (o tri)partisanamente.

Nell'infausta eventualità che la sinistra vincesse le elezioni, infatti, questa armata Brancaleone dovrà PER FORZA stare in pianta stabile al governo: ciò sarà DEVASTANTE per i rapporti tra comunisti duri e puri, noglobal + feccia varia, sinistri moderati e democristiani. Con la chicca che ora rideremo anche dell'ingresso dei socialisti e specialmente dei radicali, anticlericali da sempre. Una comica, come chiudere formaggio, topi, gatti e cani in uno scatolone! D'altra parte l'esperienza dell'asserragliato Cofferati a Bologna ne è una prova.

Pertanto sono convinto che, se la destra perdesse le elezioni, potrebbe tranquillamente prendere fiato e riorganizzarsi seguendo il proverbio anch'esso - sigh - MADE IN CHINA "Se hai un nemico aspetta sulla riva del fiume il suo cadavere: lo vedrai passare".

Dopo questa veloce ma basilare considerazione sull'ectoplsmatico programma di governo di sinistra, la mia mente è ritornata alla Giordania ed al suo popolo, un popolo che si è stretto intorno al suo Re. Certo, concordo anch'io che un Re non può essere sostitutivo di una democrazia, però è anche vero che c'é Re e Re. Nella storia abbiamo avuto sovrani illuminati e sovrani debosciati, moderati e fanatici. Da laico e da liberale non ho mai amato i sovrani, i dittatori e gli oligarchi però è curioso notare che una popolazione come quella giordana inizi a rendersi conto dei pericoli a cui è esposta e si stringa attorno alle istituzioni anziché ai terroristi. Già alcune novità si erano viste nel nostro paese: la manifestazione pro Israele è stata una grandissima prova di civiltà, una presa di coscienza ed un importantissimo evento in cui A RAGIONE sventolavano anche le bandiere iraniane. Il trionfalismo di quelle bandiere, però, è diretto alla gente di Persia, orgogliosa quanto perseguitata, non alla tirannìde che sta schiacciando il paese da decenni: una prova in più che è dalla libertà che si costruisce la pace, non viceversa.

Poi arrivo alla fine del giornale e che mi trovo ? Un titolone su Rockpolitik.
E' proprio vero: l'intelligenza precede la stupidità come la toilette segue un buon pasto.