Libere Risonanze: USA - EUROPA: 200 - 0

08 settembre, 2008

USA - EUROPA: 200 - 0

Ieri, Domenica 7 settembre, abbiamo potuto toccare con mano le differenze sostanziali di impostazione economica che intercorrono tra la vecchia e decadente Europa e gli interventisti Stati Uniti d'America.

A fronte della famosa crisi dei mutui subprime che stava portando l'economia americana in un territorio molto pericoloso, d'urgenza ed eccezionalmente in un giorno festivo è intervenuta la Federal Reserve che ha iniettato 200 miliardi di USD di liquidità nelle casse delle due maggiori società immobiliari statunitensi, la Freddie Mac e la Fannie Mae le quali da sole detengono il 50% del portafoglio dei mutui made in USA.

Il governo statunitense con lungimiranza e con decisione è intervenuto in proprio e senza mediare con alcun istituto superiore per il semplice motivo che l'economia americana può sì fluttuare libera (e quindi incorrere anche in gravi crisi) ma può anche correggere tali crack facendo ricorso al serbatoio di liquidità del governo federale senza dover elemosinare niente da nessuno, né poter essere tacciata di "aiuti di stato" da schifiltose istituzioni onnipotenti create solo per rompere le scatole ai governi centrali.
Scrivendo in modo più semplice, quando gli americani sono seria in difficoltà, nonostante essi seguano quasi sempre le regole del mercato che prevedono fallimenti od esuberi, dispongono in via eccezionale di uno stato forte e presente che funge da guardia del corpo della loro economia. Ovviamente il governo pretende in cambio la rimozione e la messa in stato d'accusa di tutti i dirigenti delle società debitrici e non abbiamo dubbi che costoro in un paese credibile come gli States se la passeranno al fresco per un bel pò di tempo.

L'Europa invece, vecchio inutile carrozzone pieno di burocrati, di regole e di leggi suicide, ama farsi del male da sola: quando società chiave come Alitalia o similari sono sull'orlo del fallimento, accadono due cose strettamente connesse. Dapprima, si lascia tutto com'é. Gli scioperi continuano, i politici mangiano e speculano, la società va alla bancarotta trascinando anche le collegate e l'Unione Europea si disinteressa completamente del caso "perché non è di sua competenza", come se tali società appartenessero al Laos anziché ad uno stato europeo. Insomma, l'Europa si è data la regola di non avere il potere di far nulla, se non di stare a guardare come si sprecano risorse e come una malagestione porta alla rovina le sue società più quotate.

Questo finché non si arriva alla seconda fase, quella del fallimento.
D'incanto l'Europa si sveglia, acquista tutte le competenze possibili ed immaginabili, anche quella di misurare l'aria che si respira ed inizia a martellare le società già in difficoltà con continui dinieghi in nome della "corretta" competizione tra stati, come se i fallimenti delle società in questione fossero una questione remota come le macchie solari e non invece la debacle di una parte importante di risorse europee e quindi da difendere. L'Europa impedisce di aiutare le società strategiche in difficoltà, di dare una mano in termini di risorse ed un fondo europeo destinato a questo scopo è ripudiato come la peste bubbonica. Le società, insomma, devono tirarsi fuori dai guai da sole tra mille ostacoli: ciò sarebbe anche plausibile se si trattasse di società a basso impatto economico ma diventa invece esiziale nel caso in cui tali società costituiscano l'ossatura principale di una nazione. L'Europa, in nome dell'uguaglianza tra soggetti economici, equipara una piccola fabbrica di cioccolatini con la FIAT, facendo valere per entrambe le stesse regole, come se il fallimento dell'una o dell'altra avessero uguali impatti sull'economia sia del paese membro sia dell'Europa stessa.

In sintesi, dal momento che la pervasività dell'Europa è fin troppo evidente in ogni scelta ed in ogni campo del quotidiano, due sono le strade che si potrebbero seguire: la prima, annullare l'ingerenza dell'Europa sulle scelte economiche dei privati, dei governi e dei rapporti biunivoci tra di essi. La seconda, agire in modo diametralmente opposto, aumentando la pervasività di quest'ultima non esclusivamente quando i buoi sono già scappati dalla stalla, bensì allo scopo di prevenzione, costituendo un fondo di emergenza ed un organismo europeo di controllo che abbia l'autorità di intervenire PRIMA che le aziende strategiche vadano in bancarotta, ricalcando un pò l'azione della CONSOB nel momento in cui essa sospende i titoli per eccesso di ribasso e manda gli ispettori a valutare l'operato degli amministratori. In tal caso, l'Europa, invece di dormire come sempre fa, dovrebbe avere l'autorità per cancellare e sostituire i CDA delle aziende qualora le cose andassero troppo male, in maniera tale da evitare ulteriori danni e difendere capitali, posti di lavoro e ricchezza dei paesi costituenti.

Purtroppo, invece, ci troviamo con il solito vecchiume di un'Europa imbecille ed acefala, che non sa distinguere un capello da una trave e che si muove con autorità solo per intralciare e mai per migliorare.

E gli altri, deridendoci, si difendono con tutte le potenzialità a loro disposizione. Giustamente.

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