Libere Risonanze: La nausea e la vergogna

12 aprile, 2010

La nausea e la vergogna

Nella storia del giornale l'Unità è passato di tutto e non starò qui a commentare con aggettivi la qualità di questo quotidiano.

Ciò che invece oggi non può essere taciuta è la disgustosa vignetta di Staino sulla tragedia che ha colpito la Polonia, il suo popolo ed i suoi leaders politici.

Se volete saperne di più troverete qui un articolo del Resto del Carlino.
http://quotidianonet.ilsole24ore.com/cronaca/2010/04/11/317046-polonia_vignetta.shtml

Vorrei solamente che tutti voi rifletteste su dove può arrivare l'ideologizzazione umana e la sua nauseabonda speculazione politica. Ogni altro commento richiederebbe offese tra le più volgari coniabili nella nostra lingua e forse pure nelle lingue straniere, sanscrito ed urdu comprese.

Il solo "crimine" del Presidente polacco fu quello di avvicinarsi agli Stati Uniti d'America perseguendo una politica fortemente atlantista e questo la dice lunga su quale sia la linea politica di certa stampa che forse preferirebbe riesumare il cadavere di Baffone per rallegrarsi delle sue "imprese" che costarono la vita a venti milioni di oppositori innocenti. D'altra parte c'é poco da sorprendersi, visto che già in passato certi giornali magnificarono le invasioni della Cecoslovacchia e dell'Ungheria da parte della Russia.

Però in questa circostanza si è varcato il limite, non ci sono parole per descrivere il senso di nausea che questa vignetta ed il giornale sul quale è apparsa mi hanno provocato: né è convincente la maldestra autodiscolpa diramata da Staino, il quale afferma "Basta leggere con attenzione per capire che il dolore rimane". Ho riletto la vignetta una ventina di volte e di dolore non ne ho vista traccia, anzi, c'é pure compiacimento per il desiderio di ciò che potrebbe capitare agli avversari politici. Quando penso che con questa gente dovremmo fare le riforme mi viene il voltastomaco.

In Italia si parla tanto di "resistenza" contro il "regime" ma se c'é una vera resistenza a cui sia giusto aderire subito per tagliare le ali ai fondamentalisti nostrani, ebbene, essa dev'essere di segno opposto a quella ventilata da certe opposizioni.

La nostra resistenza, a differenza della loro, non si combatte ballando un vodoo né pregando che l'avversario crepi.

La nostra resistenza si combatte con una scheda elettorale e, visti i risultati, pare funzionare davvero molto bene.

P.S:
Un pensiero di cordoglio da parte di questo blog va alla Polonia, al suo popolo ed alle sue istituzioni così gravemente colpite da una sciagura immane insieme alle mie più profonde scuse per lo sciacallaggio perpetrato da alcuni miei concittadini in tale occasione. Evidentemente Auschwitz ad alcuni bifolchi (per fortuna pochi) non ha insegnato proprio nulla.

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2 Comments:

Blogger Tommaso Pellegrino ha detto...

Eppure, pensa che, su "EPolis Torino" di stamattina, tal Giommaria Monti, "Giornalista e autore tv", sostanzialmente difende la stainesca vignetta, in quanto sarebbe satira di cui non farebbe certo "in" avere paura. E la satira, cito testualmente, "per definizione è feroce, altrimenti è umorismo. Rispettabilissimo, ma un'altra cosa. La satira (...) sporca le mani, fa male, colpisce al cuore". E poi conclude, questo mago della penna: "Chi decide cosa è giusto e cosa è sbagliato, un nuovo Minculpop?".
Come commenti tu, simili sortite?
Tommaso Pellegrino-Torino

martedì, 13 aprile, 2010  
Blogger Jetset - Libere Risonanze ha detto...

Dunque, scondo me la satira deve avere una funzione ludica e dev'essere inquadrata nel suo contesto: la critica, anche feroce, per far ridere.

Vi sono però argomenti off-limits che riguardano la nostra sensibilità accettata come comune.

Mi spiego: se si va ad un funerale e ci si mette a ridere o si raccontano le barzellette mentre i parenti di un defunto lo piangono, questo non è reato. Però il nostro sentire comune e la nostra società, intendo, disprezza e scoraggia questo tipo di atteggiamento. Se i parenti del defunto venissero lì e tirassero un cazzotto sui denti a chi si comporta in maniera non consona alla funzione religiosa direi che avrebbero tutte le ragioni.

Si può criticare una persona anche quando è trapassata ma buon gusto vuole che al massimo si stia zitti e ci si tenga per sé il giudizio o, nei casi più estremi, se la si deve proprio criticare in tempi postumi lo si faccia non a ridosso di una funzione funebre.

Lo stesso dicasi per una satira offensiva in modo gratuito: se un vignettista racconta che sono un mafioso e danneggia gravemente il mio nome e la mia immagine il diritto di satira sfuma e lascia il posto alla calunnia: questo e comportamento fallace è regolato dalle leggi vigenti che lo inquadrano come reato.

Ora, la satira deve tenere conto non solo dei suoi diritti ma anche dei suoi doveri, di cui però non sento mai parlare: vi sono situazioni e momenti nei quali essa non solo è disgustosa ma diviene perfino assimilabile ad un reato. Se ti morisse una figlia ed io venissi a dirti che era una zoccola ridacchiandoti in faccia giustamente tu prenderesti una pistola e mi pianteresti un'ogiva in testa.

Ecco dove sta il limite tra satira ed odio. Nel buon gusto.

E non mi si venga a dire che il buon gusto è soggettivo perché allora potrei andare in piazza vestito con un sacco di iuta e senza lavarmi per due anni, nessuno potrebbe dirmi nulla perché è lecito, però nessuno lo fa perché fa schifo.

Quindi non prendiamoci in giro, vi sono cose normali e cose abnormi: chi afferma che nel mondo tutto è possibile è un soggetto di per sé carente di limiti.

E questo relativismo non solo è disgustoso ma anche pericoloso.

mercoledì, 14 aprile, 2010  

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