Libere Risonanze: Disastroso McCain

13 marzo, 2009

Disastroso McCain

I più in Italia non lo sanno perché la notizia non è stata diffusa con la dovuta importanza ma una dichiarazione del senatore ex competitore per la poltrona allo studio ovale John McCain ha messo i brividi a tutto il sistema finanziario sia americano che mondiale.
Il senatore McCain ha affermato con una leggerezza che ha dell'incredibile che "se fosse stato per lui avrebbe lasciato fallire qualche banca ed azienda in difficoltà" facendo riferimento implicito alle grosse banche d'affari, gruppi assicurativi ed aziende dell'auto che in questo periodo di crisi arrancano nel panorama economico mondiale.
Una dichiarazione simile mi sembra o sintomo di senilità incipiente oppure di irresponsabilità conclamata: in un momento in cui i discoccupati fioccano e circolano nel mondo prodotti tossici in parte anche causati dal fallimento di Lehman-Brothers, far circolare un'affermazione simile è un vero e proprio atto di terrorismo economico.
Forse il senatore McCain non comprende che se fallissero banche ed aziende del calibro di Citibank, di General Motors o di Ford la crisi globale si aggraverebbe in maniera terrificante facendo saltare come in un domino tutte le banche che detengono titoli od azioni di queste aziende. Senza contare, inoltre, che a loro volta le banche fallite inquinerebbero con altri tossici altre banche perché esse stesse emittenti di titoli ed azioni che a quel punto diventerebbero carta straccia.
Proprorre un simile piano di fallimenti sarebbe come dare la spinta definitiva per buttare nel baratro l'economia americana e mondiale. Una pazzìa, insomma!
Bene invece sta cercando di fare Obama nello statalizzare provvisoriamente le aziende in difficoltà: in certi momenti della storia, ovvero durante crisi particolarmente acute, non si può sottilizzare sulla provvisoria sospensione del libero mercato perché quando in gioco vi sono milioni di posti di lavoro ed il pericolo, anzi, la certezza, che l'economia ne esca incenerita la soluzione più intelligente è quella di prendere atto di dover intervenire con quasiasi mezzo mentre si riscrivono le regole del gioco.
Qui non si tratta di socialismo, si tratta di sopravvivenza: forse qualcuno a McCain dovrebbe dirlo, perché il paragone è come quello di un paziente affetto da una grave e contagiosa malattia che viene costretto ed internato in un reparto d'isolamento: la sua libertà personale viene giustamente e provvisoriamente sospesa onde evitare che dissemini in giro la malattìa.
Dopo una simile dichiarazione, dunque, inorridendo per l'incredibile leggerezza di certi discorsi di un uomo che ora reputo come assolutamente inadeguato a ricoprire qualunque carica politica di rilievo, sono ben contento che alla Casa Bianca sia seduto il candidato democratico Barack Obama.
E senza alcuna ideologia ma con logico pragmatismo faccio il tifo per lui.

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2 Comments:

Blogger Angelo D'Amore ha detto...

non condivido l'affermazione di maccain.
lui forse, ha usato un ragionamento chirurgico.
eliminare la parte malata prima che il male possa espandersi in altre parti ancora sane.
o come in guerra, se ci si ferma a soccorrere i feriti, si possono avere altre vittime.

lunedì, 16 marzo, 2009  
Blogger Jetset - Libere Risonanze ha detto...

Caro Angelo, non ho capito se sei d'accordo con McCain, leggendo tra le righe mi pare che tu lo difenda ma ti chiedo umilmente scusa se ho frainteso.

Comunque, se così fosse ti faccio notare che il ragionamento "chirurgico" di McCain è tutto meno che "chirurgico", perché sarebbe come sparare con un cannone contro la pancia di uno che ha un calcolo.

A rigor di logica McCain avrebbe anche potuto aver ragione se le banche e le aziende contaminate od in difficoltà si fossero trovate da sole in un sistema isolato dal resto del mondo; se crepa un estraneo mai visto né conosciuto che sta a cento chilometri da te, francamente non te ne frega nulla. Ma se sei un operaio e crepa il tuo datore di lavoro sei sul marciapiede.

Pensare che il mondo sia diviso a compartimenti stagni nell'era della globalizzazione è non solo un'utopia ma una emerita stupidaggine, perché le grosse aziende e le banche sono tutte interconnesse. Non vedi che bastano pochi rumors sulle difficoltà di questa o quella banca giapponese che tutte le borse affondano a picco? Anzi, al contrario di quanto affermi, direi che mai come al giorno d'oggi i mercati subiscono un effetto farfalla, basta una piccola difficoltà di una grande azienda perché essa si amplifichi e diventi uno tsunami in tutto il globo.

Guarda ad esempio le società Luxottica o l'Unicredit che vendono molto negli USA. Sono società italiane ed hanno preso batoste tremende. Ora, se io fossi ad esempio una Cassa di Risparmio ed avessi azioni o titoli Luxottica od Unicredit e non avessi nulla a che fare con gli americani subirei ugualmente a mia volta contraccolpi terrificanti.

A convalida della mia tesi c'é la prova concreta: con Lehman venne fatto un esperimento, fu lasciata affondare perché lo stato non sapeva che impatto avrebbe potuto avere sul mercato. Ebbene, l'impatto si è visto ed è stata una catastrofe mondiale, l'effetto Lehman ha trascinato nel baratro privati, azionisti, aziende, banche, società ed ha fatto scempio nelle borse di tutto il mondo per sei mesi buoni, costringendo gli stati a rassicurare precipitosamente il mercato con iniezioni di denaro pubblico e statalizzazioni (e poi non è ancora finita). Insomma, ciò che Bernanke ha risparmiato decidendo di non salvare Lehman lo ha poi pagato centuplicato per salvare coloro che possedevano titoli, garanzie, azioni o che semplicemente lavoravano con la suddetta banca. Infatti, visto il disastro causato, Obama ha subito chiarito che non sarebbero stati tollerati altri "abbandoni" (ed ha fatto benissimo, agendo da presidente intelligente e pragmatico).

Il problema, caro Angelo, non è solo il salvare questa o quella banca ma soprattutto preservare le altre, quelle sane, dalla bancarotta. Metti che negli USA falliscano le tre principali banche e le tre principali aziende produttrici di auto, hai idea di quante ramificazioni ed affari diretti ed indiretti abbiano in giro per il mondo? T'immagini che caos succederebbe? I loro prodotti diventerebbero carta straccia (ovvero tossici) e chi possiede titoli, azioni, garanzie ma anche chi fa abitualmente affari con queste aziende (e quindi tutta la catena produttiva/finanziaria) salterebbe in aria, col risultato che, come in una reazione di fissione nucleare, anche le aziende sane fallirebbero inondando a loro volta il mercato con i propri titoli spazzatura.

Credimi, anziché questo scenario sarebbe preferibile augurarsi una guerra nucleare.

Altro esempio, quello del settore auto: che fine farebbero tutti i possessori di automobili GM, Ford, etc...? Dovrebbero ricomprarsi auto nuove e con la crisi che c'é in giro sarebbe il disastro per una marea di gente, oltre che per tutto l'indotto.

Lo stesso dicasi per le assicurazioni o le società immobiliari: immagini cosa sarebbe successo al mercato della casa se gli USA avessero lasciato fallire Fannie Mae e Freddie Mac, le due principali aziende americane che da sole controllano più del 50% del mercato? E per quanto concerne le assicurazioni? Quanti sarebbero sotto un ponte, privi dei loro fondi pensione, delle loro polizze, dei loro soldi?

Tu sei un imprenditore, qui non si tratta di una banchettina di periferia o di una piccola azienda che produce bulloni. Qui si tratta di aziende che stanno al vertice di una piramide da cui dipende tutto il mondo.

Faccio un altro esempio: tu sei un imprenditore e lavori da una vita con una banca che ti fa credito: improvvisamente quella banca che tu hai scelto in esclusiva, fallisce ma trascina nel baratro anche tutte le altre banche che potrebbero farti credito e per giunta la crisi creata da essa è tale che nessuno più compra i tuoi prodotti perché la gente mette quel pò che ha sotto il materasso. La tua azienda al momento è sana certo: ma quanto credi di poter durare?

Altroché comunismo, se McCain fosse seduto lì dove è ora Obama saremmo tutti rovinati, anche le aziende più sane e prospere.

lunedì, 16 marzo, 2009  

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