Libere Risonanze: marzo 2010

31 marzo, 2010

Come ti fumo il segretario

Francamente non ho capito una cosetta: se la sinistra non avesse perso, o meglio se avesse dimezzato le distanze dal PDL, o meglio se avesse vinto, o meglio...fate voi, allora perché Franceschini e 49 senatori si sarebbero presi le briga di scrivere la seguente lettera?

"Il lavoro ordinario non basta più. I ritmi ortodossi sono troppo lenti. Le liturgie della casa sono stantie. I cartellini da timbrare sono sempre più falsati. L’imborghesimento ci tenta in continuazione e arriva persino a coinvolgerci in scellerate trasversalità ammantate di riformismo. I nostri valori fondanti rischiano di vacillare sotto i colpi della sfiducia e di un neorelativismo che intossica le nostre coscienze per condurci verso la più colpevole accidia. Bisogna cambiare passo. Bisogna muoversi subito. Bisogna accedere a una nuova dimensione del nostro impegno politico che anche noi parlamentari spesso non esprimiamo con la necessaria efficacia. Serve un supplemento d’anima"

Devo ammettere che come lettera di congratulazioni per un vincitore non è mica male...

La verità è che nel PD l'unica reale liturgìa è la stessa da quindici anni, più rigida ed immutabile di quella ecclesiastica: in vista delle elezioni si inizia a sputtanare l'avversario con le più laide, false e basse nefandezze che si trovino gratuitamente sul bancone dell'inventiva.

Poi parte in quarta la magistratura rossa (fortunatamente una piccola frangia) che però possiede sempre un carico ad hoc da giocare sul tavolo della briscola elettorale.

Segue un bel gossip alla brace, di quelli grassottelli e succulenti che tanto interessano sia ai giornalacci scandalistici sia a chi, nell'opposizione, dovrebbe usare il suo tempo per costruire una proposta credibile mentre invece non avendo nulla da dire al suo elettorato preferisce perder tempo con le fregnacce di cronaca rosa.

La liturgìa a questo punto viaggia spedita verso l'apoteosi quando tre giorni prima delle elezioni (come per la resurrezione di Gesù Cristo) i sinistri iniziano a lamentarsi per la par condicio che loro stessi hanno voluto, per le reti di Berlusconi, per l'imperante dittatura (mediatica e non) senonché così facendo parlano solo loro. Che strana dittatura quella in cui i dissidenti parlano al popolo, urlano, strepitano e protestano più del governo...
Dimenticavo: la liturgia elettorale prevede che una volta su due il PD e compagnia bella portino in piazza i loro seguaci come per la Via Crucis, tutti con le bandiere al vento seguendo lo slogan "Vergogna Italia nazista".

Ebbene, dopo di ciò segue il punto più solenne della liturgìa (equivalente all'eucarestia cristiana) ovvero le elezioni. I dati pre-elettorali sono sempre roboanti, stavolta li riduciamo in segatura, Berlusca non ha scampo, domani andiamo là con le accette e gli tiriamo giù i tralicci di Rete4, Fede dovrà riparare a Sant'Elena. Attenti a voi, destrorsi, siete finiti, vi deportiamo tutti e riapriamo Piazzale Loreto.

Questa parte di liturgìa dura al massimo 36 ore. Alle 15 del lunedì , immancabile, dopo essersi drogati di autoesaltazione quelli di Rai Tre prendono in mano il foglio dei risultati e cominciano a leggere con aspetto smarrito.

Subito la liturgìa prevede che in studio gli ospiti di sinistra si affrettino a dire "aspettiamo i dati definitivi" ma già si vede che sudano a freddo, poi c'é sempre lo sfigato tra di loro che usa complesse formule di fisica quantistica per arzigigolare una semplice carenza di voti e trasformarla in una vittoria o quantomeno in una non-sconfitta.

Però la liturgìa prevede anche che col passare delle ore i dati si affinino e tutti i se della sinistra (se conquistiamo questa o quella regione, se aumentiamo qua o là, se sommiamo tutti i voti di tutte le opposizioni) si sfaldino come un gelato tenuto da un moccioso troppo a lungo al sole.

Dopo di ciò si realizza la parte conclusiva della liturgia, prendete su ed andate in pace, amen.

Questa parte consta dapprima nella sublimazione dei leaders politici che se ne stanno chiusi nel conclave delle loro stanze cercando di architettare cosa rispondere ai giornalisti assiepati attorno ai palchetti costruiti nelle loro sedi.

Successivamente, quando essi realizzano che scappare dalla finestra non si può perché i loro uffici sono ai piani alti, decidono di gettare coriandoli e stelle filanti nella spazzatura e di affrontare il fuoco di fila delle domande con la stessa consapevolezza del risultato dell'evento che avrebbe Alien appena sbarcato nella sala dati del Ministero degli Interni: dove c'é un crollo loro vedono una tenuta, dove c'é una frana loro vedono una crescita, il tutto davanti ad una platea stronfiante e sbuffante come in quel di Larderello.

E siamo finalmente arrivati in prossimità della fine della liturgìa: essa si ripete con il rito del calcio nel culo al segretario generale in carica, dell'investitura di un altro poveraccio scelto tramite primarie a cui alcuni fessi partecipano pagando pure per votare ed infine vi è l'apoteosi del primo discorso del neoeletto, che immancabilmente pronuncia la storica parola "cambiamento" mentre tutti si alzano in piedi spellandosi le mani ma pensando "non sei della mia corrente, te la farò pagare".

La conclusione della liturgia, infatti, consiste nel farla ricominciare daccapo il giorno dopo, salvo il fatto che l'unica cosa che è "cambiata" davvero è la percentuale dei loro elettori.

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Bersani delira

Tra le numerose reazioni scatenate dall'esito delle recenti elezioni, oggi vorrei focalizzare la più patetica e assurda che occhio umano abbia mai avuto la sventura di leggere. Il problema è che tale dichiarazione non proviene da un ominide qualunque ma dal leader del PD Camomillo Bersani, che evidentemente non riesce nemmeno ad aprire bocca senza farsi compatire (e questo la dice lunga sullo "spessore" e sul "carisma" del soggetto in questione).

Riferendosi alla mancata elezione della Bresso in Piemonte Bersani attacca (Link dal quotidiano Il Tempo):
"Al Nord e soprattutto in Piemonte ci ha rovinato Beppe Grillo", afferma Camomillo senza nemmeno accorgersi di peggiorare la figuraccia già fatta alle elezioni.

Il perché è evidente: Camomillo con questa affermazione sottolinea implicitamente che la vittoria gli sarebbe stata dovuta. Grillo lo ha rovinato, il comico genovese non avrebbe dovuto presentare la sua lista per permettergli di vincere. E' sua la colpa se il Piemonte non è stato conquistato: un discorso del genere è così cretino da farci preoccupare sull'efficienza delle sue connessioni neuronali. Sarebbe come dire che in una competizione dei 100 metri piani è colpa dell'avversario se si è arrivati secondi. Un'idiozia siderale.

Giustamente (e stavolta purtroppo mi trovo d'accordo con Grillo) il comico genovese ha replicato per le rime: "Rimuovetelo al più presto da segretario, delira".

Sarebbe come se avessi ricevuto in eredità parte di una società divisa in tre quote, a me il 47%, ad un altro il 5% ed ad un altro ancora il 52%. Ebbene, detto ciò sarebbe come se mi mettessi a latrare che la colpa per non avere posseduto il controllo della società è di colui a cui è stato assegnato quel 5%. Un'affermazione esilarante e patetica.

Ma non è tutto: Camomillo non si è accorto nemmeno di essersi offeso riflessivamente. Pronunciare una simile stupidaggine è come dire che chi di mestiere fa il politico da una vita viene rovinato e battuto da uno che fa il comico e che di politica non capisce nulla. Accidenti che bella giustificazione!

Usando un altro esempio sarebbe come se un ingegnere si presentasse al concorso con un bimbo della prima elementare e dopo essere stato eliminato si lamentasse dicendo che quel bambino l'ha rovinato perché ha passato la selezione mentre lui ha fallito l'esame.
Ovviamente la prima cosa che si dovrebbe obiettare all'ingegnere sarebbe quella di dirgli che non vale una cicca se pure un bambino di prima elementare riesce a portargli via il posto. Invece no, Camomillo sbandiera questa tesi come se andasse a suo credito non rendendosi conto che così si dà dell'incapace.

D'altra parte anche a livello nazionale il masochismo della sinistra ben si allinea a questi tipi di discorsi, visto che da che mondo è mondo pure il suo elettorato non capisce che con certe frasi si dà del buono a nulla. Quante volte abbiamo sentito dire "Abbiamo perso le elezioni non perché Berlusconi sia più bravo ma perché abbiamo sbagliato noi"? Una frase del genere si traduce in "Berlusconi non vale un cazzo ma noi valiamo ancora meno di lui". Bravi, complimenti!

E' così forte l'odio per il premier che darsi dei coglioni diventa una liberazione: il fatto è che in Italia non sono solo loro gli unici a pensarlo.

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30 marzo, 2010

Di batosta in batosta

Hanno ingoiato un rospo. Ne hanno ingoiato un altro. Poi un altro ancora. Ora, però, pare di stare alla Sagra della Rana.

Così è riassumibile la situazione per una sinistra che esce per l'ennesima volta sconfitta e bastonata da una competizione elettorale: nemmeno con gli aiuti da parte del PDL (che ha fatto di tutto per poter perdere) si riesce a far portare a casa alla sinistra un risultato decente.

Innanzitutto l'analisi del voto: 7 a 6, dicono la matematica ed i sinistri, che si vantano di questo risultato come se fosse foriero di chissà quale vittoria. Questa sarebbe una considerazione corretta se le regioni fossero abitate con densità uniforme e fossero tutte delle stesse dimensioni ma così non è. Se mi nutrissi di polli o di fagioli, con 7 fagioli al giorno farei la fame mentre con 6 polli ingrasserei come una botte.

Pertanto quando ci si spende in questi calcoli si deve tener conto che il peso delle regioni è essenziale e che quindi questo voto fornisce alcune considerazioni:

  1. Il centrodestra ha vinto in Lazio dove tutto sembrava perduto. Per la verità il casìno di cui il PDL si era reso responsabile pareva aver regalato la regione nelle mani dei suoi avversari, perché tutto faceva credere che per il centrodestra sarebbe stata una vera debacle. Invece la Polverini ha vinto pure se azzoppata. Sarebbe come se un saltatore in alto delle paralimpiadi vincesse una competizione olimpica confrontandosi con saltatori senza menomazioni. Un trionfo, insomma.
  2. Il centrodestra ha strappato il Piemonte, area industriale di primaria importanza.
  3. Le regioni "fedeli" al centrosinistra sono in genere poco popolose. A parte la Toscana dove il centrosinistra ha ottenuto un innegabile ottimo risultato (dell'Emilia Romagna discuteremo a parte) le regioni in cui la discrepanza tra CSX e CDX è più ampia annoverano pochi elettori (Marche, Umbria, Basilicata).
  4. Il centrosinistra si è aggiudicato una buona regione (e pure popolosa) come la Puglia. Però questo successo appare più un successo personale di Vendola che non della coalizione che lo sostiene, in quanto il voto di lista tende ad essere più equilibrato. Inoltre c'é da considerare il fatto che in Puglia ha vinto un personaggio sgraditissimo al PD che è stato più costretto che felice di candidarlo.
  5. Dalla mia terra, ovvero dall'Emilia Romagna mi sembra giunga il dato più clamoroso. Errani si ferma a qualche briciola in più del 50% con una Lega al 14%. Ora, per essere una roccaforte della sinistra, mi sembra che la solidità di tale fortino si stia per sgretolare. La sinistra in L'Emilia-Romagna passa dagli anni d'oro di un quasi 70% ad un 62% circa nelle consultazioni di 5 anni fa, per arrivare ad un misero (si fa per dire) 50% di oggi. Dalla mia regione, quindi, si è passati di colpo ad una riduzione di più di 10 punti percentuali in soli 5 anni. Continuando con questo trend credo che l'Emilia Romagna sarà il prossimo territorio a rischio capitolazione, la qual cosa mi farebbe andare in piazza Trento e Trieste per prendere una ciucca a base di Moet.
  6. Per il resto i risultati della sinistra nelle regioni industrialmente più potenti e popolose sono andate verso il tracollo. Del Veneto e della Lombardia non ne parliamo perché in tali regioni il CSX è uscito in polvere. La Campania, regione importantissima e molto popolosa, ha regalato al PDL una vittoria squillante con moltissimi punto di distacco. La Calabria, altra regione molto importante avuto analogo risultato.
Cerchiamo ora di bilanciare a spanne la forza delle regioni e trarne un risultato globale:

Per il centrosinistra registriamo una forte vittoria in Toscana che vince in percentuale 60 a 34. La Toscana è piuttosto popolosa e la vittoria è netta, qui non c'é nulla da obiettare, hanno vinto loro ed alla grande.
Molto meno netta rispetto al passato, invece, la vittoria in Emilia Romagna. Il distacco è sempre alto ma si riduce drasticamente (52 a 37). In questo caso il centrodestra non guadagna moltissimo ma il centrosinistra si lecca le ferite ed in una regione popolosa nonché industrializzata come la mia, perdere 10 punti di elettorato significa una botta terribile.

Sostanzialmente in parità troviamo Lazio, Piemonte, Puglia, Liguria. Scarti di pochi punti percentuale non influiscono sul risultato complessivo e quindi non li conteremo né a favore dell'una coalizione né dell'altra.

Per il centrosinistra ampi scarti sono registrati in 3 regioni, Basilicata (61 a 28) Umbria (57 a 38) e Marche (53 a 40). Insieme, però, queste regioni fanno molto meno di una grande regione.

Per contro il centrodestra annovera tra le sue vittorie schiaccianti regioni chiave popolosissime come Lombardia (56 a 33) e Veneto (60 a 29).
Un'altra importantissima regione in cui il centrodestra ha fatto a pezzi il centrosinistra è la Campania (54 a 33). Ricordiamoci dell'importanza che Napoli riveste nel mezzogiorno, la cui provincia da sola è di 3.000.000 di abitanti.
L'ultima regione in cui ha vinto il CDX è la Calabria (59 a 32), importante regione del Sud "ponte" tra il continente e la Sicilia che da sola vale quasi come Marche e Basilicata in mano al centrosinistra.

Ora, letti correttamente questi dati, la disfatta del PD e dei suoi alleati appare evidente. Il PD tiene saldamente solo in alcuni dei suoi feudi entro i quali si arrocca. In tali fortini, però, penetra con sempre maggiore incisività la Lega mentre la gente anziché mettere la croce sul simbolo del PD decide di andare al mare a prendere il sole.

Per quanto riguarda il centrodestra il comportamento dell'elettorato fa capire che anche nella coalizione di Berlusconi il voto si è radicalizzato: la netta affermazione della Lega rivela che il Popolo della Libertà preferisce le tinte forti a quelle tenui e che gli elettori chiedono decisioni dure che non passino per tentennamenti ed inciuci. I sinistri raccontano la barzelletta che questo rafforzamento della Lega indebolirà Berlusconi e la sua coalizione, però abbiamo potuto testare che da molti anni essi ventilano questo spauracchio in quale invece non si è mai nemmeno lontanamente concretizzato, cosa che ironicamente al contrario è sempre avvenuta per la sinistra nei rapporti i suoi alleati. Comunque sia, l'intero elettorato di centrodestra ha chiesto con forza a Berlusconi di abbandonare l'illusione delle riforme condivise e di cominciare una stagione fatta da bracci di ferro nonché di battaglie campali.

Il PD, invece, si trova sempre più in balìa di Di Pietro con il quale litiga un giorno sì e l'altro pure, con la sgradevole novità di dover ora anche fare i conti con il partito di Grillo che gli sottrae voti intercettando le lamentele dei "compagni" scontenti.

Insomma, ancora una volta il centrosinistra esce dalle elezioni frammentato e con le ossa rotte a dispetto di tutte le manifestazioni viola, rosse, verdi ed arcobaleno che riesce ad organizzare, segno inequivocabile che, come scrivevo alcuni post fa, una manifestazione conta zero indipendentemente da quanti partecipanti si possano portare in piazza mentre la primaria manifestazione, quella che davvero conta, viene dalle urne.

E, nel frattempo la Sagra della Rana continua...

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26 marzo, 2010

Io sto con il Papa

Non ho mai amato la Chiesa, che reputo una vera e propria macchina macinasoldi alla faccia della sobrietà e dei valori morali. Mai mi è piaciuta la sua impertinenza e la sua intolleranza, né mi piacciono i suoi proclami politici diretti agli italiani che, essendo appunto di natura politica, sono giustamente passibili di dure opposizioni. Né mi piace sua solita e successiva tattica di ritirare la mano e scandalizzarsi per le critiche subite dopo aver gettato il sasso in virtù di un non si sa quale diritto di porsi come la fonte della Verità, dal momento che troppo spesso la Chiesa affronta appunto questioni che non le competono.

Insomma, quasi nulla della Chiesa mi piace, però l'assistere a questo attacco concentrico sul tema della pedofilia mi fa davvero irritare.

Questa sceneggiata per infangare il Papa è durata anche troppo e sarebbe ora di reagire contro giornalacci squallidi che inventano Breaking News solo per fare sensazionalismo.

Certo, il problema pedofilia nella Chiesa esiste ed è ancora più grave che nel resto della società, perché proprio se commesso da un prete un reato simile diventa ancora più odioso. Però questo squallido rituale è stato amplificato enormemente dalle testate giornalistiche che non vedono l'ora di crearsi lo scoop per poter disseminare scandali farlocchi. In realtà di preti pedofili ve ne sono assai pochi, anche se, come detto prima, la loro colpa li inchioda a responsabilità doppiamente gravi.

Di tutto si potrà dire, però, tranne che il Papa non sia in prima linea per combattere questo fenomeno. Da lui sono giunti pesantissimi strali contro i preti pedofili, fino alla promulgazione di misure drastiche per eliminare le mele marce. Se c'é un Papa che odia e contrasta questi reati, ebbene, questo è proprio Benedetto XVI.

Questa volta, quindi, ritengo che la laida e perversa abitudine di schizzare di fango sulla Chiesa e sul Pontefice debba essere fermata. Per vie legali, se occorre.

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11 marzo, 2010

Fine delle furbate

In Italia vi sono due tipologie di magistrati: un'esigua minoranza è costituita da showmen politicizzati, che suscitano attorno a loro clamore, che si vantano della loro militanza, che si esibiscono come soubrettes davanti ai media e che forniscono ai giornali contaballe carburante per contaminare le menti degli ignoranti, degli ipocriti e dei facinorosi. Ma fortunatamente vi è un'altra Italia giudiziaria, quella di magistrati con le palle, che prendono il toro per le corna e decidono con grande professionalità.

Oggi voglio scrivere di questi ultimi giudici e di una notizia importantissima: la Corte di Cassazione ha respinto l'appello di un albanese clandestino che usava i figli come passepartout per permanere sul nostro territorio infischiandosene delle leggi in materia di immigrazione.

LEGGI ARTICOLO (Resto del Carlino)

La sentenza è chiara, assolutamente ben formulata e rigorosa al punto giusto: data la sentenza che la Cassazione ora ha emesso, nessun clandestino potrà più usare i figli come scusante per poter scorrazzare libero ed impunito nel nostro paese.
Fino ad oggi, infatti, accadeva che i clandestini potevano aggirare la legge Maroni che prevede la loro espulsione semplicemente opponendo la tesi che i loro figli frequentavano una scuola italiana. Ebbene, da oggi il clandestino non potrà più avvalersi di questo sporco trucco che ricorda la laida usanza di certi ROM del mandare i figli a chiedere l'elemosina o a rubare usandoli per scopi personali. Da oggi in poi i bimbi in Italia non potranno più essere sfruttati per coprire le magagne dei padri.

Per questo motivo dedico un particolare consenso e molto onore alla prima sezione civile della Cassazione nonché ai magistrati che ne fanno parte. Bravi!

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02 marzo, 2010

Doppio salto mortale

E vai! Anche a Milano ci sono dei problemi, stavolta di irregolarità di firma o timbro.

E poiché un fatto è isolato ma due iniziano a puzzare, direi che le opzioni si riducono drasticamente a:

1) Si sono tutti pippati di coca.
2) Avevano finito l'inchiostro.
3) Il barista del panino galeotto era un comunista.
4) La pietà del centrodestra ha prevalso ed ha deciso di far vincere per una volta la sinistra.

Ah, c'é un'altra opzione:
5) Sono proprio dei deficienti.

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01 marzo, 2010

Di cretini ne ho visti ma...

...quello che è successo in Lazio ha della commedia all'italiana.

Le liste del PDL vengono presentate non il giorno prima ma VENTI, dico, VENTI minuti prima della chiusura.

Hanno avuto mesi per prepararsi e per mettersi d'accordo e si presentano VENTI minuti prima e per giunta con i languori di stomaco. Bei deficienti.

Ma non bastava: da veri professionisti si presentano con le carte incomplete, così è toccato loro tornare indietro e ripresentarsi fuori tempo massimo.

Stavolta spero vivamente che non ammettano il PDL alla tornata elettorale, obbiettivamente gente che commette questi errori da dilettante non può avere il diritto di governare una regione né più semplicemente competere per le elezioni.

Un consiglio: la prossima volta presentino le liste a Los Angeles, dove per effetto dei fusi orari hanno altre nove ore a disposizione per correre avanti ed indietro dall'ufficio elettorale.

Coglioni!

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