Libere Risonanze: febbraio 2008

27 febbraio, 2008

Recycling Sanremo

Lunedì sera ero stanco e sono rimasto in casa per riposare un pò. Solfeggio col radiocomando della TV e che mi sono visto apparire sullo schermo? Sanremo.

Ebbene, l'entusiasmo è durato davvero poco, il tempo di sentire l'annunciatrice che diceva "In diretta dal Teatro Ariston...". Oddio, ho pensato, meglio se trasmettono un discorso di Veltroni, tanto stupidata per stupidata almeno quella non costa nulla.

Appare Morandi tutto in ghingheri, canta la solita noiosissima "Nel blu dipinto di blu". Cominciamo bene, ormai quella canzone mi ha fatto venire l'Alzheimer a forza di sentirla. E' una vita che sento "Nel blu dipinto di blu", se talvolta il cielo diventasse nuvoloso e la piantassero con quella solfa sarebbe un bene per tutti. Poi entra Chiambretti, indossa scarpe tricolori inguardabili (forse pensa di far ridere, chissà) e si mette a presentare Baudo. Escono una mezza dozzina di zombies mascherati da Baudo e si mettono a girare per il palcosenico per cinque minuti mentre Chiambretti si finge preoccupato e sorpreso. Rimango basito finché non si svela l'arcano: un Baudo per ogni edizione da lui presentata. Trovata al limite del demenziale. Esce da un tombino il Baudo originale e cominciano i salamelecchi sul festival ed i discorsi nonsense sul telefonino di Del Noce. Aspettiamo ancora annoiati. Che ci frega del telefonino di Del Noce? Boh!
Ed ecco la prima canzone: ancora il blu dipinto di blu, stavolta un collage fatto con le parole dei vari cantanti, ci risiamo! Poi una modella ungherese scende dalla scalinata come Wanda Osiris, viene presentata con in pompa magna manco fosse Cleopatra, invece è semplicemente una valletta: "sono emozionata e sono tanto contenta di essere qui" dice. Ma guarda che originalità, mai nessuno che dica "ehi, scemi, perché mi avete costretta a venire qui che stavo bene a casa mia?". Considerazione: è ovvio che è contenta, lo dessero a me il suo cachet presenterei il festival un quarto d'ora in equilibrio sulla lingua. E poi via, ci si spertica ancora in elogi che durano una decina di minuti; fiori vengono donati e sorrisi di circostanza seminati a spaglio verso il pubblico. Prima di iniziare con le canzoni, però, ci viene fatta apprezzare l'ugola d'oro della valletta che cerca di cantare, cosa che le riesce così male da dare alle sue corde vocali seri motivi di suicidio. "Non sono una cantante" ammetterà il giorno dopo. Non ne nutrivamo alcun dubbio, ma allora perché ti fanno fare queste figure?

Inizia il momento della gara: le canzoni sono tutte uguali, orribili, scontate e mancanti di fantasia. Alcuni cantanti sono perfino stonati.

Ad un certo punto, la genialata: stacchetto in cui Chiambretti si rivolta in un letto fingendo di sognare mentre la modella gli gira attorno per un altro buon quarto d'ora levandosi dei veli infilati nel vestito e scoprendosi, alla fine della fiera, più vestita di prima. Immagino già i commenti degli italiani: ma che cavolo c'entra questo col festival? Mah. Se fossi stato in Baudo avrei fatto entrare anche Spock, un cavernicolo del Neolitico e Pirandello, poi avrei fatto ballare loro la samba, tutti insieme, tanto tutto fa brodo.

Riprende la gara: altre canzonacce inascoltabili e poi la pena assoluta: una mezz'ora di Verdone vestito da Boy Scout che litiga con la moglie ed i figli, un dialogo tanto dozzinale e sconnesso quanto irritante. Si voleva far ridere ma non ho contato una misera battuta in tutta la performance. Il pubblico, zitto, si pentiva già di aver comprato i biglietti per l'Ariston. Io, ammutolito come il pubblico, sbuffavo e stronfiavo come un cavallo.

Arriva l'ospite straniero: è Lenny Kravitz, anche la sua canzone è brutta ed i conduttori non sanno di cosa parlare. Almeno la modella intavola con lui un discorso in inglese, Pippo dopo 50 anni di carriera non sa dire nemmeno "welcome". Imbarazzante. Arrivo all'85% del festival e poi il mio eroismo va a farsi benedire, vado a letto.

La puntata successiva, quella di ieri (martedì) si apre con i conduttori circondati da cani abbaianti ed anche questa volta mi chiedo cosa c'entri. Poi mi sovviene un dubbio: forse se ne sono accorti che è uno spettacolo da cani oppure fanno dell'ironia sui cantanti che sono dei cani: mi dico che magari ci salta fuori la battuta azzeccata mentre proprio i cani sono gli unici a tenere bene il palcosenico. Non accade nulla e di battute nemmeno l'ombra. I cani continuano ad abbaiare, Chiambretti e Baudo se ne stanno al centro con Baudo che si finge terrorizzato. Aspetto un pò per vedere se almeno essi li sbrananano, uno spettacolo in stile Grand Guignol potrebbe essere un'idea, forse un pò malsana ma almeno un'idea. Ed invece niente, nemmeno i cani se li filano, dopo un pò tolgono l'assedio ai due conduttori che restano lì, impagliati e fintamente tremebondi. A questo punto esco di casa e vado a ballare, Sanremo ha già avuto la sua parte della mia attenzione.

Arriviamo ad oggi: gli ascolti sono paragonabili alle percentuale del PD, Pippo dice che il festival è troppo bello per gli italiani, che non capiamo niente perché siamo abituati alla monnezza televisiva.

Eh, caro Pippo, hai proprio ragione: in Italia la monnezza è monnezza, anche se ci si ricicla come novità. Vai da Walter e fatti spiegare. Il brutto, però, è che non esistono termovalorizzatori adatti per distruggere la raccolta differenziata delle ovvietà e della decadenza di uno spettacolo indegno di un paese civilizzato.

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23 febbraio, 2008

Il difetto del caprone

Il difetto del caprone è quello di prendere a cornate qualunque cosa gli capiti intorno o qualunque animale non faccia parte del suo gregge. Così facendo, però, non si accorge di prendere a cornate anche i suoi alleati.

Ultimamente ho letto in giro alcune opinioni di persone che votavano CDL, che si definivano "berlusconiane" e che ora ritengono PDL e la Lega alla stregua di "nuovi alleati della sinistra".

Per un paio di settimane sono stato zitto facendo finta di niente, lasciando correre i feroci strali lanciati contro Berlusconi e Fini da coloro che si sono buttati nelle braccia di Storace. Certo, mentre con alcuni di essi sono stato in grado di disquisire civilmente ed amichevolmente in quanto trattavasi di persone deliziose, con altri lo scontro è divenuto molto acceso, ai limiti dell'ingiuria.
Questo mio post, pertanto, rappresenta una critica garbata nei confronti di chi garbatamente si è mostrato in dissenso con me, un'ingiuria in caso contrario. La guerra non mi incute nessun timore ed anzi, mi spinge a lottare con uguale veemenza contro chiunque intenda sputare sui partiti a cui è appartenuto per anni e che ora continuano a rappresentare il mio pensiero politico.

Questi novelli detrattori, presi da improvvisi attacchi di diarrea antiberlusconiana si esibiscono in assurde considerazioni riguardo le ultime vicende politiche: in particolare ritengono che Berlusconi li abbia "traditi" e che abbia scelto di allearsi con Veltroni per poter comandare a suo piacimento in lungo ed in largo l'Italia.

Ebbene, l'assurdità di tale affermazione sfiora palesemente il ridicolo, visto cosa la sinistra ha cercato e cerchi di fare a Berlusconi: è poi altrettanto assurdo affermare che il PDL si sarebbe spostato a sinistra, perché se uno spostamento del PDL c'é stato, è semmai a destra. L'allontanamento di Casini dal PDL ha spostato l'asse della lista elettorale più verso destra che non verso il centro, checché ne dica Berlusconi il quale in campagna elettorale per acquisire l'elettorato di Casini si definisce di centro. Eppure a costoro fa comodo non accorgersene.

In secondo luogo, queste loro dichiarazioni d'amore e d'affetto verso la nuova destra di Storace sono iniziate da quando Fini e Berlusconi hanno deciso di unirsi e quando l'UDC e La Destra se ne sono voluti andare via. Insomma, pare proprio che invece di essere felici costoro ne abbiano avuto un qualche danno, e, francamente, non si capisce il perché, visto che siamo esattamente nella situazione del passato. Infatti quando la destra era rappresentata da Rauti & Co. essi militavano tranquillamente nelle file del partito di Berlusconi, mentre oggi lo ripudiano sperticandosi per Storace ed Er Pecora, politici che rappresentano le muffe del passato, uno dei quali salvò a suo tempo il governo Prodi dalla caduta anticipata. La destra estrema è sempre stata fuori dal governo di centrodestra e nessuno ha mai avuto da ridire, però le nostalgie di Benito saltano fuori solo ora che invece di chiamarsi Fiamma il partito si chiama La Destra.

Probabilmente da come essi parlano, votavano per Berlusconi non in base a scelte programmatiche od alla propria convinzione personale ma in virtù del semplice anticomunismo, un'ideologia "al contrario" semplice semplice che fa tanto noglobal anche se su versante opposto.

Costoro romanticamente parlano del loro cuore che batte a destra, del sentimento, dell'anima, di presunti ideali integerrimi, di stupidaggini assortite già sentite nella propaganda del ventennio e guardano gli elettori della Lega e di Berlusconi come cugini appestati, gente corrotta di cui vergognarsi come se solo essi fossero i depositari della lotta al comunismo mentre agli altri, quelli che di comunismo ci sono crepati o che lo vedono come fumo negli occhi pur non essendo fascisti, si riserva l'ignominia della vergogna eterna.

Questi "duri e puri" hanno ancora in testa il Duce che idolatrano come un superuomo, ascoltano tutte le canzoni del ventennio e fanno collezione di gadgeds del fascio: poi si definiscono filoamericani (risata sonora). Dicono anche di amare Israele, dimenticando le antiche leggi razziali di cui il loro Idolo si fece promotore. Appena interloquisco mi fanno notare un distinguo: non ce l'hanno con Israele, ce l'hanno con gli ebrei. Grazie aver puntualizzato per questo importante discriminante.
Si schierano come neoguelfi con la Chiesa Cattolica senza se e senza ma (e quando non si conoscono né se né ma comincio a diffidare), la giustificano in tutto e per tutto e se qualcuno si permette di elaborare un dissenso dicono che si è eretici e che si bestemmia. Però poi molti di essi appoggiano, anzi, auspicano con tutte le loro forze la pena di morte. Vanno a votare esaltandosi ma vorrebbero la dittatura, ovviamente quella randello ed olio di ricino che fa al caso loro, mica una dittatura tinta di rosso, che diamine!

Ora attaccano in maniera violentissima il PDL e la Lega ancor più che le sinistre solo perché questi partiti non combattono il comunismo secondo obsoleti ed improponibili schemi ma in maniera moderna, meno nostalgica ma più tattica, efficace ed incisiva. Prova ne sia che il PD & Co. si mettano a ridere di Storace e dei loro adepti ma temano e combattano ferocemente contro Berlusconi. Infatti se le elezioni andranno come sembra, sarà Berlusconi e non Storace a levare ai comunisti il trono del paese, con buona pace dei fascisti ex-CDLlini che finalmente hanno gettato la maschera e che si sono rivelati per ciò che sono: fascisti fuori dal loro tempo.

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16 febbraio, 2008

Tattiche Bipartitiche

Personalmente ho sempre odiato la dietrologia perché la ritengo un modo semplice per diniegare o distorcere la realtà conclamata. Diversamente dalla dietrologia che si basa solo su illazioni, ritengo che il campo delle ipotesi sia molto più affascinante e come tale degno di essere studiato. L'ipotesi si differenzia dalla dietrologia per il fatto che esistono indizi molteplici e circostanziati con i quali formulare una discorso logico per prevedere con buona approssimazione la realtà. Ovviamente la validità di tali ipotesi non può essere dimostrata finché esse non vengono confermate dai fatti; comunque sia esse costituiscono un utile esercizio previsionale se le probabilità intrinseche al fatto ipotizzato portano tutte alla medesima conclusione.

Ultimamente ho cercato di analizzare il percorso del PDL e del PD e pensandoci bene l'ho trovato sorprendentemente speculare. L'ipotesi che quindi ho formulato è quella di un accordo sottobanco per far fuori i partitini, una specie di killeraggio organizzato e cammuffato sotto le spoglie della necessità di stabilità.

Oddio, non che mi dispiaccia, s'intende. All'Italia un bel repulisti non potrebbe che fare bene.

Gli indizi di cui scrivo sono precisi e soprattutto, ben bilanciati.

Primo indizio: il PD è nato come fusione di due partiti, la Margherita ed i DS. Anche il PDL è nato allo stesso modo, ovvero dalla fusione di AN e FI.
Secondo indizio: i leaders del PD e del PDL, ovvero Veltroni e Berlusconi (guardacaso i leaders dei due partiti maggiori, DS e FI) si sono incontrati ed hanno parlato a lungo senza rilasciare dichiarazioni eclatanti. Ora, a meno che non si siano scambiati baci e coccole di qualcosa di importante avranno pur parlato.
Terzo indizio: sia il PDL che il PD hanno imposto, come conditio sine qua non per un'eventuale alleanza, lo scioglimento dei partiti preesistenti e dei loro simboli.
Quarto indizio: i partiti non accorpati o federati possiedono più o meno lo stesso peso elettorale sia per quanto riguarda il centrodestra che per quanto concerne il centrosinistra, almeno se si ragiona in termini delle preferenze ottenute in seguito alle elezioni politiche del 2006.
Quinto indizio: entrambi gli schieramenti hanno federato uno ed un solo partito costringendo gli altri a scegliere se correre da soli (e quindi letteralmente a sparire) oppure sciogliersi in favore del rispettivo partito-guida.
Sesto indizio: il partito federato in ognuna delle due coalizioni secondo gli attuali sondaggi possiede più o meno lo stesso peso elettorale, nel senso che la Lega ad oggi è accreditata del 7% e l'Italia dei Valori del 6,5%.
Settimo indizio: PDL e PD hanno stranamente ma categoricamente negato a qualunque altro partito che non fossero Lega ed IDV la possibilità di federarsi nella coalizione.
Ottavo indizio: i partiti apparentati (Lega ed IDV) sono fortemente radicalizzati in una sola parte del territorio italiano: la Lega prevalentemente al Nord, l'IDV prettamente al Sud.

Ora, è proprio grazie a questi indizi che si può di ipotizzare che cosa Veltroni e Berlusconi si siano detti in quella misteriosa oretta di colloqui. Certo, questo ragionamento non è dirimente come fare 2+2, ma mi sembra comunque assai consequenziale.

Probabilmente l'incontro dev'essersi svolto più o meno analizzando e concordando questa tattica:
dopo aver convenuto che gli alleati più riottosi fossero per la sinistra, quelli dell'ala massimalista mentre per Berlusconi, quelli dell'ala centrista e che il peso elettorale della somma di questi ultimi è più o meno lo stesso sia da una parte che da un'altra, sospetto che i due abbiano deciso di tagliarli fuori con un accordo sottobanco. Al momento della decisione, infatti, esisteva un problema: i due partiti federabili accreditati di essere i più forti nel centrodestra e nel centrosinistra, ovvero la Lega e l'Italia dei Valori, non si potevano perdere per la strada perché altrimenti avrebbero ingrossato troppo le file degli oppositori politici degli eventuali vincitori delle elezioni. Se il PDL senza la Lega avesse vinto, infatti, si sarebbe trovata completamente "circondata" da oppositori che sarebbero andati dalla Lega a Rifondazione. Allo stesso modo, se il Pd senza l'IDV avesse vinto si sarebbe trovato a fare i conti con un'opposizione costituita dai massimalisti e da quella di tutte le forze centriste, di centrodestra e di destra.

Nonostante la legge elettorale alla Camera assegni un grosso premio di maggioranza, in siffatto modo al Senato sarebbero stati dolori, perché troppi partiti contro i due "superpartiti" avrebbero presentato rischio di ingovernabilità. La soluzione concordata dai due leaders allora potrebbe essere stata quella del seguente accordo: libertà assoluta di fagocitare più partiti che si poteva (questo faceva parte della normale competizione elettorale) ma possibilità di federare solo un partito per ogni schieramento, ovviamente quello più grosso che non a caso sono Lega da una parte e IDV dall'altra. Di questo apparentamento nessuno dei due schieramenti al Senato ne avrebbe tratto un vantaggio sostanziale poiché la natura regionalistica dei due partiti apparentati avrebbe equilibrato il risultato: un leggero vantaggio al Nord per il PDL ed un leggero vantaggio al Sud per il PD. Un tale accordo avrebbe permesso ad entrambi i superpartiti di federarsi con un solo alleato, politicamente il più forte ma contemporaneamente avrebbe ottenuto l'effetto di spezzare, di fatto, il fronte dell'opposizione dei partiti minori, facendoli crollare inesorabilmente al di sotto dello sbarramento e cancellandoli pertanto dallo scenario politico. Sappiamo benissimo, infatti, che la mancata elezione di un partito in questa tornata elettorale vorrebbe dire il mancato introito di denaro per il suo finanziamento e quindi la sua estinzione assicurata.

Facendo un esempio matematico, sarebbe come se le due percentuali a capo dei due partiti principali assumessero lo stesso fattore di crescita e per giunta in regioni ben definite: mettendo il caso che il PDL parta dal 40% dei consensi ed il PD dal 32%, l'aggiunta della Lega (circa 7%) da una parte e dell'IDV (circa 7%) dall'altra farebbero passare le percentuali rispettivamente al 47% ed al 39% circa. Pertanto alla Camera il distacco risulterebbe assolutamente inalterato.

Per il Senato la scelta dei due partiti da federare si è invece fatta obbligata: se PD e PDL non avessero introdotto la possibilità di allearsi con IDV e Lega, il pericolo maggiore per l'ingovernabilità sarebbe potuta venire dalla natura regionale della competizione in quanto essendo realtà locali molto forti in alcune regioni, sia la Lega che l'IDV sarebbero potuti andare a competere di volta in volta con i superpartiti della loro stessa area politica. Tale pericolo è quindi stato disinnescato con l'artificio dato dalla possibilità di federare i due partiti nelle aree in cui essi sono più forti pur mantenendo l'equilibrio, per cui ad un vantaggio al Nord per il PDL sarebbe corrisposto un analogo vantaggio al Sud per il PD.

Chi fa le spese di un simile piano sono quindi i partiti non coalizzati, in quanto così facendo è stata tolta loro la più grossa stampella a cui appoggiarsi per poter competere a livello locale con i due maggiori partiti.

Insomma, se le mie ipotesi fossero un giorno confermate bisognerebbe davvero complimentarsi con Berlusconi e Veltroni per la loro genialità tattica, in quanto sono riusciti a salvare capra e cavoli facendo al tempo stesso saltare in aria il ponte attraverso il quale si sarebbe incamminato il lupo.

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14 febbraio, 2008

Ultimo sondaggio


Ecco l'ultimo sondaggio pubblicato oggi sulla testata "Il Giornale": 38,5% a PD+Italia dei Valori, 48% al PDL+Lega. La sinistra arcobaleno deve fare attenzione perché rischia di non avere il quorum (se perde lo 0,2% se ne sta a casa) mentre l'UDC subisce un tracollo.

E scusate se è poco...

Chissenefraga di Casini, che vada: come si vede dal sondaggio non arriverebbe nemmeno al quorum ed il centrodestra avrebbe più consensi che mai, i quali gli permetterebbero ampi premi di maggioranza.

Che bello veder Casini a casa invece che in Parlamento. E magari in compagnia di Diliberto e Pecoraro!

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L'arte di provocar Casini

Per un mesetto ho temuto che l'UDC si facesse ancora strada a forza nella coalizione di centrodestra come la pecora nera, il parente indesiderato, il voltagabbana di turno.

Invece, per fortuna, no. Berlusconi ha tenuto duro: "Fòra dal bàl" diciamo a Ferrara, che significa più o meno fuori dalle scatole.

Casini ha scelto di correre da solo in perfetto stile democristiano, ovvero non me ne frega niente se non del mio orticello e stavolta sarà il suo tracollo definitivo perché in tal caso non ce la farà nemmeno a superare la soglia di sbarramento. Giusta fine per un partito ed un leader politicamente doppiogiochisti che hanno sempre rappresentato una spina nel fianco di una coalizione altrimenti coesa e armonica.

Ebbene, ora Casini ed il suo UDC sono nostri avversari come lo sono i comunisti: in seguito a ciò forse il centrodestra perderà qualche regione, anche se non credo molte, ma alla fine l'elettorato dell'ex-CDL voterà quasi tutto compatto per la triade Berlusconi-Fini-Bossi.

Questo è un bel periodo per liberarsi dei democristiani, era ora visto che per quarant'anni essi ci hanno caricato sulle spalle un debito pubblico pari a quello di tutto il terzo mondo.

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05 febbraio, 2008

Perfetto sincronismo carnevalesco

Ironica è la coincidenza tra la fine del carnevale che culmina oggi nel martedì grasso e la fine delle pagliacciate che ci hanno accompagnato per due anni di esecutivo targato centrosinistra; un destino che si ripete, visto che anche in occasione della presa del potere il governo appena defunto era stato eletto in prossimità del primo di aprile, giorno in cui i pesci si sprecano.

Ebbene, si sa che a carnevale ogni scherzo vale ed il centrodestra un bello scherzo all'Unione l'ha giocato poiché ora la sinistra si trova sotto i riflettori dell'elettorato inferocito con la mutande abbassate. Uno scherzo da prete, direi, vista l'avversione della sinistra nei confronti del diritto di espressione del Papa.

In questi mesi abbiamo assistito ad un vero e proprio minamento del terreno in cui il centrodestra si muoveva: la tattica di Veltroni & Compagni era quella di far abboccare il centrodestra con false illusioni e proposte per esso perniciose ma stavolta le sinistre se ne sono tornate a casa con il carniere vuoto perché nessuno nella CDL ha ingoiato l'esca.

Una prima esca avvelenata fu quella di corteggiare Casini, che, nell'immaginario della sinistra sarebbe dovuto essere il ventre molle della coalizione. I precedenti di qualche senatore passato a miglior vita (non intendiamo una morte fisica ma politica) come Follini effettivamente faceva temere il peggio. Invece Casini alla fine ha scelto ed ha scelto bene. Il Polo delle Libertà è compatto più che mai e tutti i distinguo che avevano contraddistinto il periodo all'opposizione sono svaniti.

Non riuscendo a prodursi in una fuitina con Casini, allora Veltroni ci ha provato con Berlusconi. Figuriamoci. Ha parlato di regole elettorali, ha finto di cercare l'intesa ma poi, in sostanza, si è esibito in ciò in cui le sinistre sono insuperabili, ovvero il rimangiarsi la parola cambiando unilateralmente la bozza Bianco. I dietrofront della sinistra sono ormai come pane quotidiano, un esempio tra tutti la legge per la sicurezza che fu annacquata fino a diventare efficace come l'acqua fresca. La verità è che Veltroni è troppo legato alla sinistra per poterne fare a meno ed ogni sua decisione deve passare al vaglio dei veri padroni della politica rossa, ovvero la sinistra massimalista. Il pesce, però, anche in questo caso ha annusato l'esca ed è scappato.

Non sapendo più cosa inventare per dilazionare il giudizio popolare, la sinistra ed i suoi adepti si sono inventati pertanto la storia della legge elettorale. Altra sirena che cantava rivolta al centrodestra ed altro fallimento assicurato. Prima Veltroni propose quindici mesi di tempo (15 !!!) per mettere mano alla legge elettorale chiedendo a Berlusconi di far marcire di fatto l'Italia sotto montagne di rifiuti e sotto il peso della crisi economico-sociale maturata in seguito a due anni di scelleratezze. Poi ha ridimensionato le sue velleità proponendo di andare a votare in giugno e cercando convergenze solo sulla legge elettorale ed alla fine, frignando, si sarebbe accontentato di elemosinare due miseri mesi per varare una legge elettorale secondo lui "adatta a garantire la governabilità", in realtà adatta a garantire un salvagente per il centrosinistra. Ebbene, fin dall'inizio si è capito che questa era un'altra trappola perché se il centrodestra avesse accettato, la sinistra avrebbe tirato questa concessione talmente per le lunghe da costringere la CDL ad uscire dal governo tecnico consentendo in tal modo una sorta di "Prodi Bis" con Marini al posto del dimissionato Presidente del Consiglio. Questa situazione avrebbe permesso al centrosinistra di trovarsi di fatto con un nuovo esecutivo legittimato, pur se sempre con la stessa spada di Damocle sulla testa a causa dell'esiguità dei numeri in capo alla maggioranza. Inoltre avrebbe permesso al centrosinistra di riorganizzarsi e magari promulgare qualche legge scellerata ma popolare, in modo da creare un ulteriore buco nelle finanze che sarebbero dovute poi essere gestite dal centrodestra una volta vinte le elezioni: in questo modo il centrosinistra avrebbe fatto la sua bella figura stemperando il severo giudizio popolare mentre avrebbe lasciato alla Casa delle Libertà il conto da pagare. Oltretutto in previsione di un eventuale abbandono della CDL di un esecutivo pseudotecnico, il centrosinistra avrebbe potuto scaricare sul centrodestra le responsabilità di un intralcio a danno dell'abbassamento delle tasse per gli italiani.
Ma anche questa manovra è miseramente fallita.

L'ultima risorsa per un Veltroni ormai disperato è venuta dunque dalla lettura dei classici latini che gli hanno suggerito un'idea derivante dal famoso detto"divide et impera" (dividi e domina). Veltroni ha preparato per Berlusconi un'ulteriore polpetta avvelenata chiedendogli di "presentarsi alle elezioni da solo" ovvero con la sola lista di FI e senza l'appoggio degli alleati. Neanche a dirlo, Berlusconi, che è uomo accorto, ha lasciato cuocere Veltroni nel suo brodo ed ha anzi fatto l'esatto contrario di quanto gli chiedeva il leader del PD, mettendo da parte ogni velleità monopartitica e federando Forza Italia in un'alleanza solidissima con gli altri partiti della coalizione. Così facendo la richiesta di Veltroni si è trasformata in un vero boomerang proprio per quest'ultimo, in quanto egli ha dovuto render conto agli alleati della sinistra antagonista sul significato di questa affermazione scoprendo dolorosamente che, come sempre, essi fanno la parte del padrone in seno ad una qualunque alleanza di sinistra.
Quest'ultima analisi è così illuminante e verificabile che già Veltroni si sta rimangiando le parole spese sulla sua presunta e sedicente "indipendenza" dall'estrema sinistra con un ulteriore dietrofront. E' infatti di oggi l'annuncio che Partito Democratico e Rifondazione Comunista si presenteranno in Senato uniti in una non meglio precisata "alleanza tecnica" nonostate ancora non sia stato stilato alcun programma condiviso da entrambi. Insomma, Veltroni si è lanciato in una circumlocuzione fumosa proprio per evitare di ammettere di essersi rimangiato tutto ciò che da settimane stava fanfarando, ovvero la presunta prossima "alleanza con le sole forze di sinistra che avrebbero condiviso il suo programma"; e questa volta, da scarso pescatore di fatti oggettivi cui egli è, mi sembra che lo strattone per agganciare la preda coincida con la ferrata dell'esca nella sua stessa gola.

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04 febbraio, 2008

Elezioni !!!

Finalmente é finita. Marini è andato da Napolitano per spiegargli l'ovvio, ovvero che i due schieramenti politici non hanno trovato alcun accordo su nessun tipo di compromesso elettorale. Questo significa anche nessun inciucio, nessun imbroglio, nessuno spiraglio né spiffero e nessun salvagente per chi ha governato con la spada ed il sopruso per quasi due anni.

La fine è quella annunciata, è il crollo definitivo di una tirannide, una caduta iniziata con la cacciata di Prodi il quale, contro tutte le logiche se non quelle del cercare di aggrapparsi alla poltrona, fece una figura ignobile e venne sradicato dalla Presidenza del Consiglio a suon di sberle.

Tutt'altro stile quello di Marini, il quale, poveretto, suscita invece simpatia perché sostanzialmente corretto ed equidistante tra le parti: peccato che sia stato messo lì a svolgere una missione impossibile da un Capo dello Stato che ostinatamente ha cercato di rianimare un cadavere putrefatto.
Ma siccome Napolitano non è Cristo, Lazzaro gli è rimasto tra le mani.

Ed ora elezioni, per prendere le redini di un paese devastato e sfiduciato, per riportarlo a galla; poi si potrà dialogare anche con l'opposizione, sempre che le leggi per salvare l'Italia non siano come al solito invise alle sinistre.

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03 febbraio, 2008

Lutto

Libere Risonanze partecipa con dolore al lutto che oggi, Domenica 3/02/08 ha colpito la famiglia Berlusconi e si stringe attorno ad essa per la scomparsa della signora Rosa Bossi.

Lo staff di Libere Risonanze.

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02 febbraio, 2008

Declinare Marini

Tra tutti i Presidenti del Consiglio in lizza per una ipotetico governo tecnico devo ammettere che Marini cattura la mia simpatia, se non altro per la tenacia con cui cerca di portare a termine il suo mandato. Una tenacia ben diversa da quella di Prodi, perché in questo caso più onesta e spassionata, una tenacia "innocente", insomma.

Vi sono però delle ragioni concrete e profonde alla base del prossimo fallimento del tentativo di Marini, pur con tutta la simpatia il personaggio mi suscita. Esaminiamole un per una:

Punto 1) La sinistra sulla legge elettorale è talmente disgregata che prima di trovare un accordo passerebbero secoli. Un partito vuole il maggioritario, uno il sistema elettorale alla tedesca, uno quello alla francese, uno il proporzionale, uno il maggioritario con correttivo, un altro il proporzionale con lo sbarramento, cosa che tra l'altro non vogliono i partitini. Anche nel centrodestra coesistono diverse preferenze di legge elettorale. A causa di un simile caos appare impossibile una conciliazione tra partiti e quindi sarebbe meglio fare le cose con calma e discutendone dopo le elezioni.

Punto 2) Per modificare la legge elettorale occorrerebbe modificare in alcune sue parti la costituzione. Per far ciò occorrerebbe l'approvazione di due terzi del parlamento, cosa che ad oggi non è nemmeno lontanamente pensabile né possibile.

Punto 3) Ammesso e non concesso che si trovi l'accordo bisogna ricordare che l'Italia è attualmente in condizioni di emergenza sotto diversi aspetti e che le emergenze causate dal centrosinistra non aspettano leggi elettorali o sterili discussioni.

Punto 4) Quando Prodi prese il potere l'opposizione fece la proposta di creare un governo di larghe intese. Prodi rifiutò sdegnosamente credendo di poter fare da solo. Siccome v'é un proverbio che dice "chi è causa del suo mal pianga se stesso" non si vede perché si debba accettare una proposta simile proprio ora che il centrosinistra è in difficoltà.

Punto 5) Proprio partendo dal fatto che il centrosinistra è in gravi difficoltà occorrerebbe chiedersi perché il centrodestra debba dargli una mano, visto che nel passato questa area politica non ha fatto che instillare nel suo elettorato soltanto odio nei confronti del "nemico" Berlusconi.

Punto 6) Poiché il governo Prodi ha fatto a pezzi l'Italia non si capisce perché i suoi parlamentari debbano arrivare, grazie a questa legislatura, alla pensione e soprattutto alle quattrocento nomine agli enti pubblici che di qui a poco dovranno essere formulate. Se non altro almeno un contappasso per la disastrosa gestione della cosa pubblica ci vuole.

Punto 7) Se ipoteticamente si varasse un governo tecnico per la legge elettorale occorrerebbe costituirlo anche per le riforme urgenti. Ebbene, posizioni come quelle di Rifondazione o del PD sono diametralmente opposte a quelle della CDL e quindi anche un accordo su tali riforme risulterebbe impossibile. Mettiamo poi in conto che vi sono personaggi come Diliberto i quali hanno dichiarato per partito preso che "non voteranno mai con il centrodestra". Questo significa che anche se fosse chiesta la fiducia su una legge positiva per il paese essi farebbero saltare il banco. Pertanto e per contro il centrodestra giustamente oppone al centrosinistra lo stesso muro con cui escludere, di fatto, ogni alleanza programmatica.

Punto 8) Siamo sicuri che un simile governo non avrebbe alcun limite temporale. Si perderebbe tempo al solo scopo di cancellare dalla memoria dell'elettorato le nefandezze del governo Prodi opponendo una sorta di periodo riparatore, così da cancellare parzialmente i danni fatti dal malgoverno sinistro grazie all'efficienza ed al pragmatismo propri del centrodestra. Ovviamente, poi, in periodo elettorale, questo aspetto sarebbe scippato dal centrosinistra che avocherebbe a sé il merito di un tale successo. Siccome noi crediamo che l'assunzione di responsabilità significhi l'accettazione di un giudizio da parte del corpo elettorale, non ci pare giusto che la sinistra se la cavi così a buon mercato e soprattutto grazie al buon cuore del centrodestra, anche in considerazione del fatto che tutt'ora essa i partiti di sinistra cercano di gettare fango sui partiti e sugli uomini dell'opposta coalizione.

Punto 9) Un'ampissima maggioranza del popolo italiano chiede di tornare alle urne. Ricordiamoci che la democrazia fa paura solo a quelle forze che democratiche non sono.